Ombelico di Napoli, con quella sua forma anomala, un triangolo scaleno per giunta non in piano, con civettuola autoreferenzialità salotto buono della città, siamo a Piazza dei Martiri. La Villa Comunale a un passo e pertanto il lungomare a due passi e, a voler zoomare, Castel dell’Ovo a… tre passi. Vicolo Santa Maria Cappella Vecchia, tra palazzi nobiliari trasudanti vissuto, localini da movida, b&b onnipresenti, troviamo il ristorante Classico.

L'elegante sala di Classico
Ristorante Classico, di nome di fatto
Classico di nome e di fatto. Nessuna crisi del settimo anno; anzi, tutt’altro, l’attività procede a gonfie vele e ciò lo si deve alla maestria del patron Gianpiero Arria (47 anni), siciliano di origine e napoletano di adozione: ventennale la sua esperienza nel settore della ristorazione di qualità. Due eleganti sale interne, la più piccola delle quali abilita la vista della cucina, e un confortevole dehors nel fascinoso cortile dell’ex convento di Santa Maria a Cappella Vecchia.
Da Classico a Napoli il giovane cuoco Dilip Lakmal Roche
Al governo della cucina di Classico si è di recente insediato il giovane chef (appena trentenne) Dilip Lakmal Roche originario dello Sri Lanka, italiano di adozione. Cucina etnica, allora?! No, proprio no. Cucina del territorio con priorità alla stagionalità e alla provenienza dei prodotti. Pesce fresco pescato lì davanti, al punto che a fronte di perdurante impeto dei marosi, le proposte ittiche scompaiono dalla carta. Solo di stagione, frutta, ortaggi e verdure. I formaggi, le carni e i salumi provengono da piccole aziende biologiche: ragguardevole la qualità, gustosi i sapori autentici. Di grande bontà i pani fatti in casa.

Il giovane cuoco Dilip Lakmal Roche. Foto: Salvio Parisi
Cosa si mangia da Classico a Napoli
Intriganti le preparazioni delle entrée per quanto occhieggiano con le origini del patron e per come disinvoltamente omaggiano augusto formaggio del nostro Settentrione. Difatti, squisito trittico in successione: Panella siciliana; Bignè gorgonzola, salsa di basilico e pancetta croccante; Crostino con gambero e agrumi. Il giuoco “mai vuoto mai pieno” riferito all’appropriato calice consegue vittoria facile, a beneficio della competente clientela, grazie ad una carta dei vini frutto di un’attenta e costante ricerca che il prode Gianpiero meticolosamente svolge. Parliamo di oltre 150 referenze suddivise tra bollicine, vini bianchi e rossi. Proposte non solo nazionali ma anche estere, con ottime etichette che vanno dalla Francia alla Nuova Zelanda.
Sgombro arrosto, zabaglione di funghi e fungo porcino laccato. Foto: Salvio Parisi
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Cappellaccio con Taleggio Dop, verza ai carboni e salsa di melograno. Foto: Salvio Parisi
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Panella siciliana; Bignè gorgonzola, salsa di basilico e pancetta croccante; Crostino con gambero e agrumi. Foto: Salvio Parisi
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Bavarese al limone; Tartelletta di nocciola, caramello, cremoso al cioccolato bianco e meringa all’italiana. Foto: Salvio Parisi
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Eccellente il Franciacorta Mirabella “Demetra” 2015 che accompagna le entrée e gli antipasti, la cui proposta è ghiottamente bina: Sgombro arrosto, zabaglione di funghi e fungo porcino laccato; Polpetta di friarielli e passion fruit. Si disvela l’imprecisione dell’affermazione subdolamente perentoria della cucina non etnica. Ovvio che non è vero! Non potrebbe essere esente da virtuose contaminazioni, latrici di gustose originali armonie al palato, un creativo lavoro di cucina dove alla scuola italiana si affianca, saporito l’abbraccio, il corredo avito di materie prime e suggestioni in naturale dotazione al talentuoso chef della cucina srilankese.
Memorabile il primo piatto: Cappellaccio con Taleggio Dop, verza ai carboni e salsa di melograno. Nel calice l’elegante Chardonnay Tenuta Tenaglia 2022. A riprova che i generosi vigneti piemontesi sanno esitare anche grandi vini bianchi. Fatto da sole uve Chardonnay, al bel colore giallo paglierino associa gradevole freschezza. Discreto il secondo piatto: Punta di petto di manzo, chutney di mango e mayo di senape. Nel calice il Marche Rosso Igp Urbano 2018 fatto da Mencaroni, ottenuto da uve Merlot, Cabernet Sauvignon, Montepulciano. Questo vino matura in barrique per circa 12 mesi con un successivo affinamento in bottiglia di sei mesi. Si giunge a compimento di cena con proposta bina: Bavarese al limone; Tartelletta di nocciola, caramello, cremoso al cioccolato bianco e meringa all’italiana. Due buone esecuzioni, con cenno di encomio alla Tartelletta. Sorprendente per bontà ed efficacia di abbinamento Passito Alto Mincio Igt Le Cime fatto da Cantina Ricchi con uve Malvasia Nera e Muscat Bianco.
Lo chef propone la scelta delle portate da un menu alla carta essenziale e propone altresì due menu degustazione, da cinque e sette portate, con cui poter apprezzare appieno la cucina del ristorante.
Da Classico la cucina è una contaminazione virtuosa
Con lo chef Dilip Lakmal Roche, il ristorante Classico dimostra che il concetto stesso di cucina etnica, nel nostro piccolo pianeta si scioglie da sé, diviene evanescente. Ad esso va amenamente sostituendosi il concetto della contaminazione virtuosa, atta a rendere la cena una deliziosa esperienza cognitiva ed emozionale.
Ristorante Classico
Vicolo Santa Maria Cappella Vecchia 46 – 80121 Napoli
Tel 081 2451144