Quindici anni fa, quando Cristina Hu e suo marito Daniele Zhang decisero di aprire Miyama, la cucina giapponese a Milano non aveva ancora la diffusione che conosciamo oggi. Nel quartiere di San Siro, la loro “sushi house” su due piani divenne in poco tempo un punto di riferimento per chi cercava una cucina autentica, capace di alternare piatti crudi e cotti, con un equilibrio che ancora oggi resta una delle cifre del locale. Oggi Miyama riapre completamente ristrutturato e ripensato, tornando a illuminare il quartiere con un’immagine nuova, curata dallo studio milanese Naos Design. È una rinascita che segna il passaggio a una fase più matura del progetto, in cui la ricerca gastronomica e quella architettonica procedono insieme, legate dal desiderio dei proprietari di offrire un’esperienza più raffinata, ma anche più accogliente.

Milano, riapre Miyama: la casa del sushi di San Siro si rinnova
Cristina e Daniele, che si conoscono da trent’anni e nel 2009 si sono sposati, hanno inaugurato Miyama nel 2010, dopo diverse esperienze nel mondo della ristorazione. In questi quindici anni sono diventati una presenza familiare per molti clienti della zona, costruendo un legame solido con la città e con la propria clientela. «Sviluppando e raffinando la proposta della nostra carta, ci siamo resi conto che servivano innanzitutto delle cucine più grandi e meglio organizzate, sia per i caldi sia per la lavorazione dei crudi e del sushi - spiega Cristina - ma il nostro vero desiderio era poter fare un regalo ai clienti di Miyama, rendendo il ristorante sempre più comodo e bello». Le parole di Daniele confermano il senso di un percorso che guarda lontano: «Oggi possiamo dire di aver raggiunto la stabilità economica e di essere diventati un punto di riferimento per la ristorazione giapponese nella zona Nord-Ovest di Milano. Con questo restyling ci piacerebbe ora ricevere un ulteriore riconoscimento per tutti gli anni di lavoro in cui ci siamo impegnati».
Architettura e atmosfera
Il progetto firmato da Naos Design interpreta in chiave contemporanea il dialogo tra Oriente e Mediterraneo, tra rigore formale e calore dell’accoglienza. «Un nuovo equilibrio - spiega Dario Alessi, fondatore dello studio - tra Oriente e Mediterraneo: il restyling del ristorante giapponese Miyama che celebra la verticalità, la luce e il dialogo con la natura». Il ristorante si sviluppa su due livelli. Al piano terra si trovano le cucine, il banco sushi, una prima sala con bar, una seconda sala più ampia e una veranda affacciata sul giardino. Al piano superiore, due ambienti più intimi ospitano la sala principale, insieme a spogliatoi e servizi. La verticalità è il filo conduttore del progetto: elementi sottili, arredi a tutta altezza e strutture leggere scandiscono lo spazio con ritmo preciso, senza mai interrompere la continuità visiva. Le linee verticali accompagnano lo sguardo, la luce naturale avvolge le superfici e l’atmosfera resta sempre misurata, pensata per accogliere senza eccessi.

I nuovi interni di Miyama
Il travertino, usato in diverse finiture, dialoga con il rovere scuro e con il metallo color champagne, in un equilibrio che evoca le atmosfere di Ginza, il quartiere elegante di Tokyo. Ogni dettaglio rispetta l’ordine e la compostezza tipici della cultura giapponese, ma con una sensibilità italiana nei materiali e nelle proporzioni. Le sedute in bouclé, i tavoli in marmo Emperador, le lampade-lanterna e le vetrate a tutta altezza costruiscono un ambiente intimo, dove la luce gioca un ruolo centrale e accompagna l’esperienza del pasto. Il giardino giapponese, visibile dalle vetrate della veranda, è parte integrante del racconto: curato nella vegetazione e illuminato con discrezione, rappresenta il punto di contatto tra interno ed esterno. È uno spazio che richiama l’atmosfera degli hotel di lusso discreto, dove ogni elemento invita a rallentare, osservare e condividere.
La cucina: un equilibrio tra tecnica e comfort
Sin dagli esordi Miyama ha scelto di non limitarsi al sushi, puntando anche su piatti caldi e preparazioni più elaborate. Alcuni sono diventati veri classici della casa, come gli Involtini di branzino (gambero avvolto nel branzino, cotto a vapore con verdure di stagione e salsa ponzu), esempio perfetto della loro idea di cucina: essenziale, ma curata nei dettagli. La riapertura ha coinciso con una profonda revisione della carta, condotta da Cristina e Daniele insieme allo chef giapponese Takashi Kido. L’obiettivo era elevare il livello tecnico delle preparazioni senza tradire l’identità del locale, puntando su materie prime di qualità e su condimenti preparati in casa. Ogni piatto è stato provato, modificato, aggiustato finché non ha raggiunto il giusto equilibrio, seguendo i canoni della cucina giapponese contemporanea che a Milano continua ad avere un pubblico sempre più attento.

Cristina Hu e suo marito Daniele Zhang
Il menu è ampio e ben calibrato. Tra gli antipasti spiccano le Ostriche crude e cotte, le Hotate Butter Itame (capesante scottate con asparagi, funghi shiitake, salsa di soia e burro) e l’Ebirenko Hasami Age (radice di loto fritta ripiena di gambero, shiso e alga nori). I carpacci e le tartare rappresentano il volto più fresco della cucina: Salmone agli agrumi con crema di avocado e finocchi, Branzino e pompelmo con gelée di erba cipollina e Otoro Negi Goma sauce, con ventresca di tonno rosso e salsa di sesamo nero. La sezione sushi è ampia e ben curata, con una selezione di nigiri, gunkan, hosomaki, temaki e futomaki, oltre ai tradizionali Moriawase. Ma è negli uramaki che Miyama ha costruito la propria riconoscibilità: ce ne sono ventuno in carta, ognuno studiato per bilanciare ingredienti e consistenze. Tra i signature, il Lobster Maki (tempura di gamberi, topping di astice, avocado, maionese e uova tobiko), il Kohako Maki (gambero impanato e avocado, topping di capasanta e gambero crudo, aglio nero, tartufo, jalapeño verde e uova tobiko) e l’Exotic Sake Maki (salmone, Burrata Dop e avocado, topping di tartare di salmone con basilico, salsa mango e patata dolce croccante).

Miyama strizza l'occhio a tutta l'eccellenza della cucina giapponese
La parte dei piatti caldi punta al comfort e alla tradizione domestica giapponese. I Gyuniku Gyoza sono ravioli di manzo Wagyu al vapore con scaglie di tartufo nero, ma ci sono anche versioni vegetariane e di gambero. Il Chawan Mushi, budino salato di uova al vapore con gambero, fungo, edamame, spinaci e tartufo, richiama la cucina di casa nipponica, mentre il Tempura Nero Ikasumi - calamaro in tempura al nero di seppia con spezie furikake spicy e salsa aïoli allo yuzu - aggiunge un tocco più audace e contemporaneo. La chiusura è affidata ai dessert, che uniscono tecniche di pasticceria moderna a ingredienti orientali, senza forzature e con una logica di continuità con il resto del menu.
La cantina
La carta dei vini, curata personalmente da Daniele Zhang - sommelier Ais di secondo livello - offre circa 130 etichette italiane selezionate con attenzione, affiancate da una scelta mirata di saké e whisky giapponesi, due passioni del proprietario. Anche qui il principio è quello dell’equilibrio: l’idea di abbinare la cucina giapponese non solo a bevande tipiche, ma anche al vino italiano, riflette la fusione di culture che da sempre caratterizza Miyama.
Un nuovo inizio nel segno della continuità
Dopo quindici anni, la casa del sushi di San Siro torna così a mostrarsi con una nuova luce, senza perdere la propria identità. Il restyling di Miyama è il frutto di un percorso lungo, costruito sulla costanza, sul lavoro quotidiano e su un dialogo costante con i clienti. Cristina e Daniele hanno ridisegnato il loro ristorante non per inseguire una tendenza, ma per continuare a farlo vivere con la stessa autenticità di sempre, in un equilibrio che racconta bene il loro modo di intendere l’ospitalità: semplice, curata, sincera.
Via Caldera 1 20153 Milano
Lun-Sab 12:00-14:45, 19:00-23:30