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giovedì 11 dicembre 2025  | aggiornato alle 20:28 | 116269 articoli pubblicati

Castello della Rovere: il bistrot che riscopre i sapori e i vitigni piemontesi dimenticati

Nel Castello di Vinovo nasce un bistrot che celebra la cucina piemontese con piatti autentici e contemporanei, guidato da Sebastiano Sirica e dallo chef Lorenzo Zago in un ambiente accogliente e dal fascino storico

 
11 dicembre 2025 | 18:02

Castello della Rovere: il bistrot che riscopre i sapori e i vitigni piemontesi dimenticati

Nel Castello di Vinovo nasce un bistrot che celebra la cucina piemontese con piatti autentici e contemporanei, guidato da Sebastiano Sirica e dallo chef Lorenzo Zago in un ambiente accogliente e dal fascino storico

11 dicembre 2025 | 18:02
 

A pochi chilometri da Torino, nel centro storico di Vinovo, si trova il castello, conosciuto anche come Castello della Rovere, elegante residenza quattrocentesca dei Savoia e oggi sede della biblioteca comunale e di alcuni studi medici. Qui al piano terra ha aperto lo scorso maggio un bistrot tutto da scoprire, ideato da Sebastiano Sirica, storico ristoratore piemontese con trent’anni di esperienza e già alla guida della Crota d’Calos nell’Astigiano.

Castello della Rovere: il bistrot che riscopre i sapori e i vitigni piemontesi dimenticati

Vitello tonnato al Rovere Bistrot

Un luogo dove la cucina piemontese torna protagonista, con un menù che valorizza i piatti del territorio reinterpretandoli con leggerezza e gusto contemporaneo, senza mai tradirne l’autenticità. L’ambiente conserva il fascino del passato tra soffitti a volta e pareti storiche, ma si apre a una convivialità moderna, informale e non troppo sofisticata. È il posto ideale per chi cerca un’esperienza gastronomica tradizionale e di qualità, in un contesto che emoziona senza risultare pretenzioso.

Un bistrot nel cuore del Castello

Entrare nel bistrot del Castello di Vinovo significa fare un piccolo viaggio nel tempo. Il locale si trova al piano terra, negli antichi ambienti del maniero. Durante la bella stagione, gli spazi si ampliano nel cortile interno del castello, un luogo perfetto per gli eventi estivi, cene e degustazioni all’aperto, con un colpo d’occhio che valorizza ancora di più la storia e la bellezza del luogo (la location tra l’altro è disponibile per eventi privati, da prenotare (tramite pop up)

Castello della Rovere: il bistrot che riscopre i sapori e i vitigni piemontesi dimenticati

Il Castello di Vinovo, conosciuto anche come Castello della Rovere

Nonostante il fascino della location, il bistrot si mantiene alla portata di tutti: i prezzi sono contenuti, il servizio attento ma informale, la carta è formulata per offrire un’esperienza completa senza eccessi. È un luogo dove fermarsi per un pranzo, per un caffè accompagnato da una Coccola (assaggi di dolci rigorosamente fatti artigianalmente), ma anche per una cena più intima, un incontro tra amici o un evento più ufficiale e formale.

A guidare il progetto del bistrot c’è Sebastiano Sirica, storico ristoratore che per trent’anni è stato alla guida della Crota d’Calos, un locale dell’Astigiano che ha fatto la storia gastronomica di quei luoghi. Con questo nuovo progetto, Sirica porta a Vinovo la sua esperienza di oste di provincia autentico, capace di accogliere, raccontare e far vivere il territorio attraverso i sapori e la loro storia.

Castello della Rovere: il bistrot che riscopre i sapori e i vitigni piemontesi dimenticati

La sala del Vinovo Bistrot

In cucina Lorenzo Zago, giovane chef che aveva già collaborato con Sebastiano durante gli anni nell’Astigiano, reinterpreta la cucina piemontese, cercando di rendere accessibili, smart e leggere anche le ricette più decise della tradizione.

La cucina piemontese: autenticità e innovazione

Il menù, fedele alla tradizione regionale, propone piatti tipici piemontesi preparati con ingredienti di qualità e una cura che valorizza la semplicità, nel tentativo di rendere la proposta apprezzabile anche ai non piemontesi e per una pausa pranzo veloce. Dalla battuta di carne con emulsione di miso, miele e senape, pensata per "sdrammatizzare" il gusto forte e per far apprezzare il piatto anche a chi solitamente non ama la carne cruda, alle acciughe con bagnetto verde, alla robiola di Roccaverano Dop con miele e bagnetto, ogni proposta racconta una storia di memoria e creatività. Non mancano i grandi classici: vitello tonnato, insalata russa al tonno sott’olio, e il flan bicolore di carote e spinaci con fonduta al Castelmagno, piatto emblema della cucina piemontese di casa.

Castello della Rovere: il bistrot che riscopre i sapori e i vitigni piemontesi dimenticati

Battuta di carne con emulsione di miso, miele e senape, qui servita con vitello tonnato

Tra i primi, tutti a 12 euro, spiccano i tajarin al ragù, i plin al burro e salvia o al ragù, e gli gnocchi di patate conditi con ragù o con Castelmagno. I tajarin e gli gnocchi sono fatti a mano, e il richiamo è a un sapore autentico, genuino, da cucina di famiglia.

I dolci (5 euro) riprendono le ricette della tradizione: il bunet piemontese a tre strati, la torta di nocciole di Langa servita con zabaione al Moscato invecchiato (pù simile alla versione classica con Marsala), e il semifreddo al torrone concludono il pasto. Accanto al menù fisso, il bistrot propone anche un menù del giorno, aggiornato ogni settimana in base alla stagione e sempre costruito attorno ai prodotti freschi e del territorio.

Castello della Rovere: il bistrot che riscopre i sapori e i vitigni piemontesi dimenticati

Tris di dolci al Rovere Bistrot

L'enoteca e i vini del territorio

La proposta si completa con un’enoteca curatissima, che raccoglie i migliori vini dell’Astigiano - in particolare quelli prodotti a Calosso - e una selezione di etichette piemontesi e nazionali. Sebastiano li sa consigliare, ma soprattutto li sa raccontare, con la passione e la genuinità di chi il vino lo considera un linguaggio del territorio. Particolarmente interessante la proposta dedicata ai vitigni autoctoni, con un focus sull’uva Calosso, una delle Doc più piccole d’Italia, e sulla Gamba di Pernice, ufficialmente riconosciuto come Imperatrice dalla gamba rossa. Il suo nome richiama la forma e il colore rosso vivo del raspo che, prima dell’invaiatura, ricorda proprio le zampe di pernice. Si tratta di un vitigno raro, sopravvissuto tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento all’ondata di fillossera che colpì alcune zone del Piemonte, e riportato a nuova vita negli ultimi anni, varietà antica e poco conosciuta, tipica delle colline piemontesi.

P.za Luigi Rey 10048 Vinovo (To)
Tel +39 346 3123501
Gio-Ven-Sab 11–15 / 18–22:30; Dom-Mar-Mer 11-18

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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