Vertice a meridione di un triangolo che ha suo vertice orientale in Trani, la cui stupenda Basilica Cattedrale, risalente al XII secolo, da sola vale il viaggio. La Basilica Cattedrale di Trani è stata proclamata dall’Unesco “Monumento messaggero di una cultura di pace”. Vertice occidentale: Castel del Monte, la corona ottagonale di Murgia che lo Stupor Mundi Federico II volle edificare per rendere omaggio a sé stesso e, ci piace pensare, anche ai posteri. Castel del Monte, che dalla sua posizione in cima alla collina tutto placidamente osserva, vale da solo il viaggio. Sì, ma questo vertice a meridione, chi è? È la bella Corato (Ba)! E, da sola, Corato meriterebbe il viaggio? La disarmante risposta è uno schietto no. La bella Corato da sola non merita il viaggio semplicemente perché merita molto di più!

Vista su Castel del Monte
Corato: patrimonio, identità e ospitalità
Corato custodisce patrimoni straordinari: dal Dolmen dei Paladini alla maestosità di Palazzo Gioia, dal Museo della città e del territorio alla Biblioteca e al Comune passando per il teatro. Qui, passato e futuro, stante l’abile cerniera del presente, gioiosamente dialogano, creando il luogo perfetto per una celebrazione che fonde la memoria storica con l’innovazione contemporanea. Corato, pertanto, è il luogo dove effettuare dolce sosta prolungata, dilatando i tempi del soggiorno, a ché, placidamente, ci si commuta da turisti a temporary citizens: cittadini temporanei di una comunità salda e che ha innato il senso dell’ospitalità. Qui, davvero, hospites sacri sunt.
Il Palazzo comunale di Corato
1/3
2/3
La Biblioteca comunale di Corato
3/3
Previous
Next
Spigolosa non è. Non ha le incapriccianti spigolosità che possono cagionare simpatie subitanee ma anche ritrosie da primo impatto. È dolcemente austera. E pare che non sia essa a guardare il cielo, bensì sembra che sia il cielo ad ammirarla. È terra magica: è la Murgia. Qui l’uomo ci vive da sempre. Da tanti secoli la Murgia, duttilmente, con saggezza mai civettuola, ma carsica come le sue linfe, sa essere cerniera tra un Occidente e un Oriente che tanto hanno da dirsi. Culla naturale degli elementi vitali, i suoi terreni sanno essere granai, similmente al vicino Tavoliere che a settentrione la cinge. Ad ogni modo, essendo precipuo elemento del Mediterraneo, la Murgia esibisce il più grandioso degli abbracci: quello secolare e perenne dell’ulivo con la vite. La Murgia è parte considerevole di quell’area che i sapienti pugliesi di oggi, fattivi e dinamici custodi di fastoso passato, hanno così sagacemente e brillantemente voluto denominare “Puglia Imperiale”, la Puglia sì cara allo Stupor Mundi Federico II.
Corato come snodo della Puglia Imperiale
Ad oriente il mare che quietamente ondeggia, le rivierasche propaggini della Puglia Imperiale così disegnando; ad occidente, su rilievo murgiano, il misterico Castel del Monte e, a tenerle separate, ma al contempo anche a cingerle in abbraccio vasto, la bella Corato, il luogo vocato a soggiorno ameno. E questa bellezza, in virtù della vision degli attuali amministratori locali, ha finalmente un suo appropriato nome: Corato Cultivar Bellezza. Un progetto innovativo promosso dall’amministrazione comunale che ha saputo trasformare un’intera città in narrazione vivente, dove ogni evento, ogni degustazione, ogni nota musicale ha raccontato il legame profondo tra terra, arte e comunità: un manifesto di identità territoriale e visione contemporanea dell’olivicoltura pugliese nel contesto globale. Corato Cultivar Bellezza compendia il progetto quale marchio identitario della città. La suggestiva e arguta vision è unire cultura, natura, gastronomia, accoglienza e innovazione in un unico grande racconto. Questo marchio non vende un prodotto, bensì un’esperienza di autenticità.
La Coratina: radice agricola, culturale e simbolica
Corato è insieme virtuoso della triade mediterranea: il grano, l’ulivo, la vite. Sì, l’ulivo! La Cultivar Coratina: non solo un frutto della terra, ma un carattere, un’identità, una storia che attraversa i secoli. In contrada “La Croce” bisogna che ci si vada!.Qui è possibile osservare, le sue generose fronde lambendo, un esemplare unico: la pianta madre millenaria che originò la cultivar “Coratina”. Quante piante di ulivo ci sono nel territorio di Corato? All’incirca un milione. E allora come si fa a scindere il coratino inteso come “abitante di Corato” dalla coratina intesa come “cultivar”? È binomio armonico: l’uno non saprebbe esistere senza l’altra.

Le olive di Corato
«Questa iniziativa rappresenta un tassello importante e ulteriore nel percorso di marketing territoriale avviato da questa Amministrazione - ha dichiarato Concetta Bucci, assessore allo Sviluppo economico e alle attività produttive. Corato, terra della cultivar Coratina, sta ottenendo negli ultimi anni il giusto riconoscimento nel panorama turistico, culturale e olivicolo-oleario [...] il nostro autentico oro verde». La sacra triade mediterranea, si diceva: grano, ulivo, vite. Da cui il pane e la pasta, il già menzionato olio ottenuto dalla cultivar Coratina, il suo vino, il cui marchio, va detto, è Castel del Monte. Corato è anche testimonianza di una civiltà alimentare che cambia, tra nuovi modi di stare a tavola e riscoperte dell’enogastronomia tipica locale.

Concetta Bucci, assessore allo Sviluppo economico e alle attività produttive di Corato
Ci facciamo imprestare dall’oliva il concetto di invaiatura. L’invaiatura designa la fase della maturazione dei frutti, allorquando l’oliva cambia colore, virando dal verde al nero. Ecco, mutatis mutandis, l’invaiatura da turista fuggevole e distratto a temporary citizen di Corato avviene quando si comincia a percepire che in questo territorio fatato ogni pietra, ogni aroma e ogni suono custodiscono frammenti di storia con radicata valenza identitaria. E ci tocca, perché sempre arriva quel momento, di ripartire e lasciare, nella sua accezione di luogo, la bella Corato. Noi si va via, perché bisogna andar via da Corato, ma è Corato che mai più andrà via da noi.