Si fa presto a dire Roma. Si fa presto a dire che è Città Eterna, che è l'Urbe e che al suo interno c'è quel piccolissimo stato che è la Città del Vaticano. Ma come Roma, all'incirca duemila anni fa (secolo più, secolo meno!), poteva essere quello che in effetti era? Poté diventare la Roma le cui vestigia attraggono milioni di visitatori da tutto il mondo grazie alle sue periferie, le periferie dell'Impero. Il ruolo di queste periferie, molto semplificando, era duplice: sorgenti di forniture le più varie, cibi e vini inclusi, e luoghi ameni per concedersi gli ozi, le villeggiature, la bella vita, la dolce vita. Collegamenti ad alta velocità; l'alta velocità di allora, si intende, con autostrade, autogrill, locande per soste diurne e notturne, officine di riparazione mezzi, di tutto, di più.

Punta Castello: cene sul mare
La dolce vita dei Campi Flegrei ieri e oggi
Regina Viarum, da circa un anno Patrimonio dell'Umanità, la Via Appia era il collegamento veloce Roma - Brindisi. Sì, e però, subito dopo Minturnae, l'odierna Minturno (Lt), attraversato il fiume Garigliano, l'Appia si inoltrava nelle lande di Terra di Lavoro (l'odierna provincia di Caserta) ed una diramazione, la Domitiana, arrivava a Puteoli, l'odierna Pozzuoli, cuore pulsante con il suo porto ed i suoi correlati traffici mercantili e militari, dei magici Campi Flegrei. I ceti abbienti dell'Urbe, quando per business e quando per leisure, quando in velocità per breve periodo, e quando lentamente per lunghi periodi, quando da soli (ma non si era mai da soli!) e quando con la famiglia, ben conoscevano i Campi Flegrei. Potersi permettere la “seconda casa” ai Campi Flegrei era status symbol non da poco. Ed è così che oggi, dopo appena due millenni (secolo più, secolo meno), possiamo parlare dei Campi Flegrei come quel luogo ameno dove c'era “la dolce vita”. Oggi l'antica dolce vita flegrea è fil rouge di un emergente turismo archeoenogastronomico.
Punta Castello: cene romane tra grotte termali e vino locale
A rendere ciò concretamente attuato ci hanno pensato gli imprenditori Alessandro Laringe e Francesca Cozzolino, patron del plesso turistico Punta Castello, in quel di Bacoli (Na). All'interno della struttura, rese ben funzionali, dove si può vivere la deliziosa esperienza cognitiva ed emozionale di cena fuori dal tempo, ci sono “the cave food”.

Punta Castello; il patron Alessandro Laringe e lo chef Cristian Ascenzi
Nel “balneum imperatoris” di Punta Castello, legato al culto di Apollo e Diana, si cena sul mare a lume di candela. In quello che anticamente era un bagno termale dell'epoca romana, si organizzano, ideate da Alessandro Laringe e dalla moglie Francesca, suggestive cene nelle gallerie romane. Le prossime date in programma sono il 22 e il 29 maggio alle 21. Una guida racconterà la storia di questi luoghi e dei prodotti del territorio.
Punta Castello, come si mangia
Ricorrendo alla memoria ancor prima che agli appunti, citiamo il delizioso antipasto freddo: Tartare di Dentice con melannurca, mayo al lime, aneto selvatico e germogli di piselli Santa Croce. In abbinamento, ben servito in appropriato calice, parimenti ai vini successivi, il Tenuta Jossa Campi Flegrei Dop Bianco, blend di falanghina e fiano, fatto da Cantine Astroni. A seguire, l'intrigante e ben fatto antipasto caldo: Tentacolo di Polpo brasato alle erbe, cicerchia in doppia consistenza, riduzione di provola, pomodoro cannellino flegreo confit. Il contenuto del calice non varia.
Punta Castello: Tentacolo di Polpo brasato
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Punta Castello: Fusillone Leonessa
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Semplicemente squisito il primo: Fusillone Leonessa con salsa al datterino giallo, Ricciola cotta cruda ai sentori di carciofi arrosti e cozze fritte di Miseno. Nel calice, Oikos Greco di Tufo Docg riserva 2021, ottenuto da sole uve greco, fatto da Fonzone nei suoi tenimenti in Irpinia. Al governo della brigata di cucina c'è il prode chef trentottenne Cristian Ascenzi, qui giunto dopo fruttuose esperienze all'estero.
Turismo archeoenogastronomico come opportunità di sviluppo
Impostare efficacemente il turismo archeoenogastronomico comporta un significativo fall-out economico: si destagionalizzano i flussi, svincolandoli dalla stagione estiva, laddove i Campi Flegrei sono ancora meramente visti come spiagge per le gite del dì, e si allunga il tempo di permanenza nelle strutture ricettive, dacché una visita non frettolosa al Parco Archeologico dei Campi Flegrei, lodevolmente diretto da Fabio Pagano, non può essere ragionevolmente inferiore ai tre giorni. Si pensi a gioielli ancora poco conosciuti quali Cuma, il Castello di Baia, la Piscina Mirabilis, la stessa Pozzuoli.

Punta Castello: suggestive cene nelle gallerie romane
La crescita quantitativa e qualitativa - a nostro avviso quella qualitativa prioritaria rispetto alla quantitativa - dell'offering ricettivo è task preciso della Federalberghi Campi Flegrei, egregiamente presieduta da Roberto Laringe. Interesse di tutti è che il turista in visita ai Campi Flegrei divenga, nel breve volgere delle prime ore della sua permanenza, un temporary citizen piuttosto che il turista mordi e fuggi. Campi Flegrei luogo unico al mondo, dirimpettaio ma non lato B della Penisola Sorrentina, custodisce, facendoli rivivere con originale naturalezza, i comportamenti saggi e gaudenti della Roma che fu.
Via Montegrillo 18 80070 Bacoli (Na)