Ci vuole un po', per arrivare quassù, ma ne vale la pena. Burgusio (Bz) è infatti un delizioso, antico paesino dell'Alta Val Venosta attraversato dalla via Claudia Augusta, con uno sfondo di montagne imponenti e tanto, tanto verde. L'Austria, scavalcato il passo Resia, è a una quindicina di chilometri; la Svizzera è poco più lontana. Un luogo di confine, dove non si passa per caso: qui si radica una lunga tradizione di accoglienza che risale al XIX secolo, precisamente al 1871, quando Josef Theiner acquistò il Weisses Kreuz. All'inizio si trattava di un negozio, tanto che i Theiner sono conosciuti ancora adesso in paese come i kroumer (bottegai): l'attività di famiglia resiste a due guerre mondiali e cresce, fino a comprendere, oltre alla bottega, una fattoria, un'enoteca e un ristorante. Nel 1950 le attività passano a Kurt Theiner e a sua moglie Maria Blass, i primi ad avere il telefono a Burgusio e ad avere un veicolo a motore in tutta l'Alta Val Venosta.

La lounge dell'Hotel Weisses Kreuz di Burgusio (Bz)
Una quindicina d'anni dopo la fattoria viene abbandonata e ristorante e negozio vengono risistemati: le prime 7 stanze, destinate dapprima a commercianti di passaggio, diventano anche destinazione turistica. Kurt scompare nel 1970 e Maria si ritrova da sola con i quattro figli: Beate, Elke, Thomas e Joachim, fino a quattro anni dopo quando conosce Karl Theiner (solo un omonimo), poliziotto che sogna di aprire un bar e per avere i fondi vende a Maria la sua vecchia casa dall'altro lato della strada. Si scoprirà poi il grande valore artistico e storico della stupenda Ansitz zum Löwen, edificio che dopo una sapiente ristrutturazione, diventerà la dependance del Weisses Kreuz. Magnifiche le sue stanze d'epoca in legno e pietra - la più datata delle quali risale al XIII secolo - riportate agli antichi fasti nel 2011 con l'aiuto degli architetti Stephan Marx e Elke Ladurner, in collaborazione con l'Ufficio dei beni culturali dell'Alto Adige. Un paio d'anni dopo anche l'hotel viene rimesso a nuovo e nel 2022 Mara Theiner, nipote di Maria, insieme allo chef Marc Bernhart, ora gestori delle strutture, fanno realizzare un'infinity pool di 20 metri, una nuova area giardino, il giardino d'inverno, una sala fitness, un' area yoga e il ristorante fine dining MaMesa. Tutto con una bellissima vista sull'abbazia di Monte Maria e sul massiccio dell'Ortles.
L'Hotel Weisses Kreuz
L'hotel, struttura adults only, dispone di 37 suite molto luminose, connotate da ampi spazi nell'edificio principale e di altre 10 nella Ansitz zum Löwen. Non mancano un'area fitness molto ben attrezzata e un'area benessere, il cui nome è Aurea Mea, estesa su 1300 mq di superficie, con diverse saune (dalla biosauna in cirmolo a quella in abete), l'infinity pool e l'idromassaggio panoramico esterno. Se d'inverno si può scegliere il Weisses Kreuz come meta per rilassarsi, durante la bella stagione i dintorni offrono diverse passeggiate lungo i Waalwege, sentieri che si sviluppano lungo la ventina di rogge secolari realizzati per consentire il controllo dello scorrimento delle acque, oppure scegliere tra le escursioni guidate organizzate dall'hotel.

Una delle suite dell'Hotel Weisses Kreuz
C'è anche il facile Sentiero del Sole e poco più avanti vale la pena camminare lungo l'anello del lago naturale di San Valentino alla Muta, oppure raggiungere il lago di Resia dove si trova il Campanile della Vecchia Curon, cittadina sommersa dall'acqua a causa della costruzione di una diga. Va da sé che anche gli amanti della bicicletta saranno soddisfatti con la ciclabile della Val Venosta, che dal Passo Resia porta fino a Merano.
Il fine dining MaMesa e lo chef Marc Bernhart
Se il ristorante principale dell'hotel rappresenta di per sé un'ottima tavola, il fine dining MaMesa può attrarre i palati più sofisticati. Voluto fortemente da Mara Theiner e dallo chef Marc Bernhart, il nome deriva dall'unione del prefisso Ma (iniziale dei proprietari) e Mesa che nella lingua retroromanza significa tavolo.

La sala del fine dining MaMesa
Le esperienze di Marc, classe 1988, mamma tedesca e papà di Burgusio, sono di prestigio: tra queste una al Castel Fine Dining dell'Hotel Castel Dorf Tirol, allora Trenkerstube, con Gerhard Wieser, poi con Georg Breuer e ancora a Zurigo con Stefan Heilmann al Widder, tutti due stelle Michelin. Racconta Marc: «Questo ristorante è ancora come un bimbo per noi, deve ancora crescere. La mia idea, con Mara è stata di riportare a casa quello che avevamo fatto insieme in giro per 15 anni. Il nostro slogan è g-local, un mix di cucina globale e locale, con tecniche francesi e tante influenze thailandesi e giapponesi ma con ingredienti della zona: abbiamo i nostri Wagyu, i maiali per lo speck, le api per produrre miele; lavoriamo inoltre con i contadini della zona».

Lo chef Marc Bernhart
MaMesa è un luogo raffinato ed elegante, ricavato da quello che un tempo era un fienile, sei tavoli che guardano le montagne dalle grandi vetrate, un servizio accurato, una carta dei vini molto interessante e menu degustazione che vanno da 140 euro per 4 portate a 170 euro per 7, con la possibilità di abbinare altrettanti calici da 55 a 85 euro.
I piatti del ristorante fine dining MaMesa
Si inizia subito con tanto gusto, a partire dagli appetizer: macaron di nocciola, mousse al fegato d'anatra, mela marinata, gel di mela ed erba di cola; riso di sushi, melanzana al vapore, grigliata, pressata e glassata, kimizu, sesamo, jalapeno, buccia fritta, germoglio di coriandolo e infine la tartelletta con cetriolo marinato, granchio del mare del nord, gamba blanca, ravanelli, crema di aneto e yogurt. A seguire, le note orientali del chawanmushi di scampo con cocco, calamaretti, coriandolo, coco-tom-yam e kaffirlime di Burgusio. Notevole il salmerino dry aged frollato per più di una settimana, servito con gel di ponzu, rafano salato e toro (ventresca) di tonno Balfego; ancora, una salsa a base di aceto di riso, soia, sesamo tostato, zenzero, mirin, wasabi furikake, aneto e fiordaliso, con porro fresco. Buonissimo il pane, realizzato come una Laugenbrioche, abbinato a uno speck ottenuto dai maiali Duroc di casa, burro d'alpeggio e grasso di suino con mela, cipolla, olio di semi di zucca.
MaMesa: macaron di nocciola, mousse al fegato d'anatra, mela marinata, gel di mela ed erba di cola
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MaMesa: salmerino dry aged frollato
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MaMesa: la carne di Wagyu
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MaMesa: ricotta di capra di Mazia affumicata, gelato al pistacchio e caviale Prunier oscietre superieur
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Un grande classico l'asparago, fermentato per un giorno, con crema di aglio orsino, caviale di trota, crema di ostrica, crema di tuorlo e crumble di aglio orsino, servito con una vellutata di asparagi e olio di aglio orsino. Cottura da manuale per la triglia grigliata con carciofo confit, purea di carciofi, cozze, pomodoro al forno, porro, salsa di bouillabaisse con olio d'oliva siciliano e aneto. Meravigliosamente succulente le coscette di rana con burro, aglio e prezzemolo, servite con sauce rouille a base di peperone, piment d'Espelette, zafferano e churro. Ottime anche le animelle di vitello con cavolfiore grigliato, miso, germogli di Daikon, piselli e spugnole. Si passa ai dolci con il bravissimo Kay Baumgardt, a partire dal goloso pre dessert con ricotta di capra di Mazia affumicata, gelato al pistacchio e caviale Prunier oscietre superieur. Si chiude in bellezza con la freschezza di rabarbaro prima marinato e grigliato, poi glassato con succo di yuzu salato, quinoa soffiato, trifoglio e crema di dragoncello. Notevole anche la piccola pasticceria, dedicata agli aromi asiatici.
Burgusio 82 39024 Burgusio (Bz)