È un luogo fuori dal coro, l'Hotel Chapter a Roma: questo per diverse ragioni, a partire da come riesce a far coincidere informalità e alta accoglienza. In un edificio neoclassico del XIX secolo, è un quattro stelle che subito dà l'impressione di uno standard decisamente superiore; nel rione Regola, si trova in posizione strategica, a due passi tanto da Trastevere quanto da Campo dei Fiori. Gli spazi comuni sono popolati di opere di artisti moderni e contemporanei e il design degli interni è stato curato dallo studio del sudafricano Tristan du Plessis, con un risultato di piacevolissima armonia che comprende elementi di alto artigianato locale e deliziosi particolari che si scoprono uno dopo l'altro. Il merito della sua realizzazione va all'imprenditore Marco Cilia, che ha affidato la supervisione al general manager Jacopo Arosio.
Hotel Chapter a Roma: le stanze e l'accoglienza
Le 42 stanze, di diverse tipologie e dimensioni, sono accomunate da un notevole gusto per i dettagli, con caldi pavimenti in legno, letti king size e dettagli preziosi per gli amanti del genere come il mini cocktail bar con bottiglie e bicchieri per creare da sé il proprio drink e i diffusori bluetooth Marshall per chi volesse ascoltare un po' di musica.

Una delle stanze dell'Hotel Chapter a Roma
L'effetto è quello di un confortevole bozzolo in cui rifugiarsi lontano dal chiasso della città. Al piano terra, oltre al ristorante Campocori di cui parleremo tra poco, si trova un'ampia e luminosa zona con l'Hy Baby Bar che comunica con market, caffè bistrot aperto dal mattino presto alle 14. Infine, Hey Guey, la suggestiva terrazza dove si possono gustare proposte messicane con una vista meravigliosa su Roma.
L'executive chef Alessandro Pietropaoli
Artefice di tutta la proposta gastronomica è l'executive chef Alessandro Pietropaoli: classe 1990, vanta una carriera gastronomica considerevole, avendo lavorato a lungo in strutture importanti come diversi hotel del gruppo Four Seasons e al fianco di cuochi di fama, tra i quali Vito Mollica e Antonino Cannavacciuolo, Antonello Colonna e Michelino Gioia.

Alessandro Pietropaoli, executive chef del ristorante Campocori
È un professionista dalle idee chiare, Pietropaoli: «Nelle mie esperienze passate non sono mai rimasto meno di diciotto mesi per vedere almeno tre cicli di menu. Da ognuno degli chef con i quali ho lavorato ho appreso qualcosa, in particolare da Vito Mollica ho imparato quanto sia importante saper "leggere" l'ospite». La sua idea di cucina è legata al proporre qualcosa di originale: «Non mi non mi piace copiare, quando vedo ingredienti che vanno di moda non li uso. Mi piace cercare di lasciare il segno, ma allo stesso tempo sono del parere che il cuoco debba farsi piacere: noi cuciniamo per il pubblico, l'importante è mantenere la propria identità».
Il ristorante Campocori dell'Hotel Chapter
Il nome del ristorante arriva da Santa Maria in Campo Cori, una chiesa dell'antico ghetto ebraico dove ora si trova lo spazio fine dining del Chapter. L'atmosfera, qui, rivela ancora una volta la mano di Du Plessis e la cura notevole per trasportare l'ambiente nella New York degli anni '30 del XX secolo, insieme ai grandi, impressionanti ritratti del fotografo bosniaco Haris Nukem che contribuiscono a dissacrare elegantemente ogni formalità.
Il menu e i piatti del ristorante Campocori
Si può cenare alla carta, oppure scegliere uno dei tre menu degustazione proposti rispettivamente a 75, 100 e 120 euro con 5 portate per Natura, altrettante per Emozioni e 7 per Audace. Belle idee anche per quel che concerne il pairing con i vini di una carta interessante ma anche con qualche intelligente proposta di mixology. Il servizio, di grande cortesia, fa capo al restaurant manager Sean Mac Donald. I piatti sono una sequenza di sapori netti, ben articolati, in cui si nota una notevole tecnica utilizzata per valorizzare ogni singola componente. "Espressione di fungo" è un felice incontro tra mare e montagna nella visione di Pietropaoli: alla base crema di ortiche e crema inglese all'aglio dolce, sopra, una cappasanta scottata e cappelle di funghi marinate e cotte in un miso di funghi: a completare foglie di mammola e una chip di timo croccante.

La sala del ristorante Campocori dell'Hotel Chapter
Buonissimo "Fegato d'oca, anguilla 30 ore e mandarino", piatto a cui lo chef tiene molto «perché tocca l'anima delle esperienze che ho fatto soprattutto in Francia». Il fegato, da oche di Mortara, viene marinato al Cointreau e cotto come in torcione per poi realizzare delle quenelle che vengono cappate. Dopo la marinatura l'anguilla viene cotta al barbecue e laccata con una soluzione di soia e aceto balsamico. Alla base del piatto un kefir di yogurt greco autoprodotto e una riduzione di mandarino accompagnata da una polvere di semi di finocchietto; infine, un piccolo cuore di colomba fatto come se fosse un waffle. I "Fusilli al bronzo Barilla con piselli e menta" arrivano da un lungo studio sul vegetale: si crea un fondo di piselli in cui viene risottata la pasta, si aggiunge la fermentazione di piselli di stagione, pepe, aria di menta, germogli di pisello e un ristretto di pisello crudo: un piatto di grande freschezza. Di notevole gola i "Tortelli di coppa, gamberi e cantalupo": la pasta è fatta in casa e ha una sfoglia sottilissima, all'interno la coppa di testa con aromi di arancia e prezzemolo. I tortelli vengono glassati in padella con il fondo dello stesso maiale e l'aggiunta di ventricina; alla base, crema di melone cantalupo per dare leggerezza e profondità di profumi e infine il gambero bianco siciliano; il tutto arricchito da olio e aria di alloro.

Campocori: Fusilli al bronzo Barilla con piselli e menta
La "Quaglia alla diavola" è un piatto di strepitosa succulenza, partito dall'idea del pollo con peperoni e patate della domenica romana, con un grande lavoro di peperoni per alleggerirne l'impatto; la quaglia gigante sarda viene disossata e cotta alla brace, glassata con salsa barbecue ai peperoni ricavata dall'acqua della loro compressione; viene servita con caramelle realizzate con foglia di bietolina che avvolgono il paté dei fegatini di quaglia e un fondo leggero aromatizzato con pepe e ginepro. Si termina in dolcezza con "Ciliegie, polline e vaniglia", ispirato sia alla frase con cui si accompagna il menu di Campocori, "Un momento sulle labbra", sia a due dolci tipici romani, la crostata di ricotta e visciole e il maritozzo con la panna: una piccola brioche calda realizzata con polline e al centro lo stampo a forma di labbra con morbido di ciliegia, un cremoso di vaniglia con una spolverata di polline e piccole ciliegie in conserva.
Via di S. Maria de' Calderari 49 00186 Roma