Non conosciamo, ma non è detto che non esistano, città il cui nome per indicare la zona prospiciente la stazione ferroviaria, non sia, per l'appunto “stazione”. Classico e normale per intendersi, per indicare un luogo, per darsi appuntamento; la rassicurante specificazione «è in zona stazione». Ecco, a Napoli no, non è così. A Napoli il termine stazione, luogo statico dove i treni stazionano, è soppiantato dal fluido termine «ferrovia», luogo dinamico che immediatamente evoca il viaggio su “ferro”, sulle rotaie; appunto, la ferrovia. A tale riguardo, per quanti volessero farsi idea di cosa è Napoli e, per essa, proprio il quartiere ferrovia, si consiglia la lettura del romanzo di Domenico Rea «Napoli Ferrovia».

Mimì alla ferrovia ha aperto nel 1943 (foto Luciano Furra)
All day long da Mimì alla ferrovia
L'abilità di intercettare i cosiddetti “early warnings”, le intuizioni vincenti, il coraggio dell'intrapresa: furono queste le componenti che condussero Emilio (detto Mimì) Giugliano e la moglie Ida ad aprire negli ultimi mesi dell'anno 1943, una piccola trattoria nei pressi della ferrovia. Il nome del fondatore conferisce il nome all'attività, e però ci aggiungiamo anche il nome del quartiere ed eccoci, ora come allora da «Mimì alla ferrovia». Rendiamoci conto: settembre 1943, le gloriose quanto tragiche “Quattro Giornate”, i nazisti in fuga verso il nord e le forze alleate in arrivo dal sud. I primi respiri, nel contesto di una miseria nera e di una fame tremenda, della ritrovata libertà, la Napoli che diventa città medaglia d'oro della Resistenza, si rialza, si rimbocca le maniche, si ricostruisce. Gli anni dell'immediato dopoguerra, gli anni Cinquanta, la vita del tempo di pace che soppianta la sopravvivenza del tempo di guerra. Mimì ristora tutti, indipendentemente dal censo e dalla capacità di spesa.

La sala di Mimì alla ferrovia
Fa sorridere sentire oggi gli addetti ai lavori che parlano di «all day long» come abitudine emergente importata dalle grandi città del nord Europa e dagli USA. Mimì alla ferrovia, ancora ai tempi di Mimì e di donna Ida, erogava servizio all day long. Semplicemente, però, non si chiamava così! Quante cene cominciavano dopo l'arrivo del “rapido” da Milano e quante cene dovevano terminare in tempo per la partenza del “vagone letto” per Milano. E così i pranzi, quelli di lavoro e quelli di piacere: dal tavolino per due alla tavolata. Insomma, l'all day long che connaturava e tuttora connatura il ristorante lo si viveva rendendosi conto che, quando lasciava il locale l'ultimo cliente che aveva pranzato, entrava il primo cliente che voleva cenare!
Mimì alla ferrovia, la seconda generazione: i due Michele
Ai fondatori subentrano i due cugini omonimi: Michele Giugliano. Verosimile ma non vero che il nome «Mimì» sia la ripetizione della prima sillaba del nome in comune. In una Napoli che riprende il suo ruolo di capitale del mezzogiorno, operoso e lieto il vivere quotidiano, Mimì alla ferrovia diventa il ristorante di riferimento per quanti ci vivono e per quanti ci transitano.

I cugini omonimi Michele Giugliano
Calda e schietta l'accoglienza, eccellente la cucina genuinamente napoletana, artisti, imprenditori, intellettuali, politici, sportivi, sono clienti abituali. Senza social e senza rete, la fama si spande world wide e Mimì alla ferrovia diventa conosciuto anche ai turisti che sempre più numerosi vengono a Napoli. L'elenco dei personaggi famosi, tante le foto alle pareti, è talmente lungo che ci si astiene dal proporlo. Citiamo un solo personaggio, che qui era di casa, dacché faceva le prove dei suoi spettacoli di rivista che poi portava in giro per l'Italia, nell'adiacente teatro Orfeo: l'indimenticato e indimenticabile Totò. E si apprende, è un piacere ascoltare Michele senior, che alcune battute dei film di Totò, particolarmente di «Miseria e Nobiltà», sono nate proprio ai tavoli di Mimì alla ferrovia.
Mimì alla ferrovia, 80 anni di storia: una celebrazione sentita
Nell'anno 2023 Mimì alla ferrovia ha compiuto ottant'anni. Un anniversario importante, onorato con un ciclo di eventi, che ha raccontato la lunga e appassionante storia della famiglia Giugliano attraverso cibo, immagini e parole. Il clou delle celebrazioni è stata la mostra permanente "80 e li mostra. La storia, 1943/2023", curata da Ida e Salvatore Giugliano.

Ida e Salvatore Giugliano
Ida, figlia di Michele junior e Salvatore, figlio di Michele senior, e quindi anche loro cugini (!), costituiscono la terza generazione, laddove con la prima si intendono i coniugi fondatori Mimì e Ida, e con la seconda i due cugini Michele senior e junior. Ben precisi i ruoli e le competenze. Ida è la responsabile dell'accoglienza e della comunicazione; Salvatore è il prode chef, a capo di collaudata ed armoniosa brigata.

Mimì alla ferrovia: la mostra permanente per gli 80 anni
Mimì alla ferrovia: il menu
Ricorriamo alla memoria, con l'acquolina che si fa copiosa e con il desiderio di tornare quanto prima da Mimì alla ferrovia, per raccontare alcuni piatti del ristorante.
Mimì alla ferrovia: Parmigiana di melanzane
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Mimì alla ferrovia: Peperone ‘mbuttunato
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Mimì alla ferrovia: Crocchè di patate, tartare di gambero, maionese al limone
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Da opzionare come entrée oppure come piatti unici, dipende dall'appetito, dal tempo a disposizione e soprattutto dai commensali: crocchè di patate, tartare di gambero, maionese al limone; parmigiana di melanzane; peperone ‘mbuttunato.
Mimì alla ferrovia: Genovese
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Mimì alla ferrovia: Candele al ragù
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Mimì alla ferrovia: Ziti lardo mantecato, pomodori datterino confit e pecorino
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Mimì alla ferrovia: Pasta, patate e provola
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Passiamo ai primi: ziti, lardo mantecato, pomodori datterino confit e pecorino; tubetti salsiccia friarielli, salsa basilico, provola affumicata; pasta patate e provola; genovese; candele al ragù.
Mimì alla ferrovia: Polpo verace scottato, crema di patate e mayo al kimchi
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Mimì alla ferrovia: Polpette al ragù, salsa basilico e salsa bufala affumicata
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Mimì alla ferrovia: Taco bao con manzo alla genovese e mayo alle alici di Cetara
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Occhio ai secondi: polpette al ragù, salsa basilico e salsa bufala affumicata; polpo verace scottato, crema di patate e mayo al kimchi. Di rilevante pregevolezza una recente creazione dello chef Salvatore atta ad attrarre anche la clientela giovane e cosmopolita, con una pietanza che è borderline con lo street food di alta qualità: Taco bao con manzo alla genovese e mayo alle alici di Cetara.
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Mimì alla ferrovia: Tiramisù
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Mimì alla ferrovia: Mousse ai tre cioccolati
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Squisiti i dolci: tiramisù; mousse ai tre cioccolati; babà; zeppola di San Giuseppe.
Mimì alla ferrovia, un film per celebrare l'identità familiare
Le celebrazioni sono giunte a compimento con la proiezione in prima visione, presso CasaCinema a Napoli, del documentario «Ho detto tutto, forse. Mimì alla ferrovia. 80 anni e oltre», un cortometraggio di 25 minuti diretto da Giuseppe Di Vaio. CasaCinema è il nuovo spazio culturale e cinematografico nato dalla volontà di Lorenza e Carlo Stella. Le celebrazioni hanno visto anche il lancio della linea di merchandising targata Mimì alla ferrovia, che include l'esclusiva creazione artistica «puparuolo 'mbuttunato» realizzata dall'artista Flavia Bracale, un omaggio ironico e affettuoso a uno dei signature dish della cucina dello chef Salvatore. Sono stati inoltre presentati i vini dedicati a Flora e Gerardina (Lilina), mogli dei due Michele, figure fondamentali del percorso familiare. Nel segno della sostenibilità, è stata introdotta la doggy bag celebrativa, pensata come un omaggio alla memoria e al futuro del gusto partenopeo.
Mimì alla ferrovia: uno sguardo al futuro
Al termine della proiezione, i membri della famiglia Giugliano hanno espresso i loro pensieri. Commoventi le parole di Michel jr: «Da mio padre abbiamo imparato il rispetto per il lavoro, per le persone e per Napoli. Questo film è un atto d'amore verso tutto questo. Abbiamo aperto le porte di casa nostra, e questo film ci ha fatto sentire ancora più uniti. Perché Mimì alla ferrovia è famiglia, prima di tutto». A seguire, il cugino Michele sr, presente nel ristorante da ben 80 anni (!): «Per noi era importante fissare questi ottant'anni in un racconto che fosse sincero, onesto, affettuoso. Senza nostalgia, ma con profondissimo rispetto per tutto quello che Mimì rappresenta per Napoli». A chiudere, lo chef Salvatore: «Questo non è solo un ristorante, è la nostra storia. Ogni piatto, ogni persona seduta a questi tavoli ha lasciato un'impronta. Il film racconta anche questo: cosa significa portare avanti un'identità, giorno dopo giorno, senza mai smettere di evolversi».

Lo staff di Mimì alla ferrovia
E con le parole dello chef Salvatore, questa evoluzione tanto continua quanto soft, diamo sguardo alla generazione ventura, la quarta. Diventiamo timorosi e ci pervade tristezza quando apprendiamo che... siamo ancora indecisi... Parole funeste che non avremmo voluto ascoltare dagli adolescenti Giugliano. Un momento! Tempestivo sopraggiunge un benevolo chiarimento resosi necessario a causa della erronea percezione della prima frase: ce ne prendiamo colpa, abbiamo capito male. La seconda frase chiosa: «Siamo ancora indecisi tra chi si porrà a governo della sala e chi a conduzione della brigata di cucina!!!» Ah, è tutta qui l'indecisione! E allora, in alto i calici. Si brinda ai primi 80 anni e al futuro radioso di Mimì alla ferrovia e della famiglia Giugliano. D'altronde, si sa, andrà lontano chi viene da lontano!!
Via Alfonso D'Aragona 19-21 80139 Napoli