Caserta, eccellenze anche al ristorante Corso Trieste promosso in cucina e in sala

Oramai Caserta, i suoi limitrofi territori includendo, contende a Napoli il primato delle migliori pizzerie e adesso, fenomeno recente, anche la ristorazione di qualità sta vistosamente progredendo

23 gennaio 2018 | 17:48
di Vincenzo D’Antonio
I fatti ancor prima che i pensieri, che dai fatti conseguono, mostrano con forte chiarezza che la fruizione del patrimonio culturale amplia flussi turistici che si riversano nei luoghi di ristoro e nel contempo eleva le capacità e la voglia di spesa dei residenti. E tutto ciò, da quando è cominciato grazie al direttore Mauro Felicori il rilancio della Reggia di Caserta, lo si nota nel virtuoso adeguamento qualitativo dell’offerta di ristorazione della città.


Lo spaghettone

Il fatto: lo scorso 2017 l’apertura di Hackert sul corso principale di Caserta e adesso, da pochi giorni, una nuova apertura sulla stessa accorsata arteria stracittadina. Corso Trieste il nome del locale; ubicato, appunto, sul Corso Trieste. Spazi estesi, cucina bene a vista, sala di ammirevole eleganza con arredi di un lusso non strombazzato e perciò piacevole a vedersi. Insomma, il binomio accorto di grande pregevolezza estetica e di altrettanto grande ed encomiabile funzionalità. Tavoli ben distanziati tra loro a tutela di privacy ed a garanzia di soddisfacente quanto ambito livello di comfort.

Al governo della brigata un giovane, brillante ed abilissimo cuoco: Stefano Del Vecchio, dal suo secondo Adriano Di Silvio egregiamente coadiuvato. È il Sunday Lunch, il pranzo domenicale e si viene qui per sentirsi coccolati, per vivere fulgida esperienza cognitiva ed emozionale e per sentirsi, nel contempo, tranquilli e distesi come lo si è a casa propria. Il ricco ed ammiccante aperitivo, gioia agli occhi ancor prima che al palato, vede nell’appropriato calice l’Aglianico Brut Rosé Malafemmena fatto da Telaro. È gradevolissima versione di Aglianico, spumantizzato e vinificato in rosa. E questa Malafemmena ci accompagna anche con la prima portata: Zuppa di pancotto moderno: compiuto incontro di tecniche e memorie.


Stefano Del Vecchio

A seguire, impeccabile la complessa cottura e ben gradevoli ancorché decisi i sapori, lo Sgombro shabu-shabu con infuso di alghe di mare e soia, pastinaca e cavolo brassica. Gagliarda e valevole questa contaminazione della tradizione mongola con uno dei nostri più emblematici pesci azzurri. È piatto memorabile.

Ed a proposito di piatti, fuor di sineddoche, i piatti, di fattura spagnola, sono bellissimi e ciascheduno accoglie al meglio la pietanza. I pani sono tutti fatti in casa dal cuoco Allo Sgombro il prode sommelier Ciro Sannino, esperienza pluridecennale, ha abbinato un sorprendente Greco di Tufo Extra Brut Anni Venti delle Cantine Di Marzo. Eccoci al cospetto di un fatto: il vitigno Greco ha davvero le giuste caratteristiche per fare uno spumante di alta qualità con metodo Classico.

Due i primi. Si comincia con Tortelli ripieni di minestra maritata con terrina di punta di petto e consommé di cappone. Davvero talentuosa l’idea di far divenire farcia di tortello l’essenza di gustosa minestra maritata. Su questa pietanza e sulla successiva, nei calici, grande la competenza del sommelier, il Fiano Roccomanfina 2015 Zagreo, dell’azienda vitivinicola Cacciagalli. Da sole uve fiano è affinato 8 mesi in anfora e 6 mesi in bottiglia. E giunge in tavola, graditissimo, altra creazione dello chef Stefano Del Vecchio: Spaghettone Leonessa ai ricci di mare con puttanesca disidratata. Ecco, avere in dotazione i migliori prodotti, gli spaghettoni Leonessa nel caso di specie, e saperli utilizzare mediante tocchi creativi che sanno poggiare non sono sull’estro bensì, condizione necessaria, anche su collaudate tecniche.

Grande rosso nel calice, il famoso e pluripremiato Terra di Lavoro 2014 fatto da Galardi. Frutto di abbraccio sapiente tra aglianico (80%) e piedirosso (20%), il compianto Luigi Veronelli poneva questo vino tra i migliori vini italiani. Nel piatto, lodevole l’idea ed ottima l’esecuzione, Guancia di bufalo stracotta con bietola ripassata e polvere ai cinque pepi. Ben evidenti le abilità pasticciere: Nocciola e loto e, ben servita, deliziosa Piccola pasticceria. Chicca nei calici: Moscato di Baselice 2016 fatto dalla Masseria Frattasi. Un sontuoso pranzo domenicale, un’esperienza felice e memorabile.

Per informazioni: www.corsotriesterestaurant.it

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