Una buona notizia e un sospiro di sollievo per i pescatori professionisti e per i ristoratori. Dopo cinque anni di stop imposto dall'Unione europea, il coregone tornerà (con una quarantina di milioni di esemplari) a popolare le acque del lago di Garda. Si potrà quindi nuovamente gustare uno dei pesci più prelibati d'acqua dolce. La notizia è stata ufficializzata dall'assessore lombardo all'agricoltura Alessandro Beduschi.

Un esemplare di coregone
«Sono giorni importanti, un passaggio storico per il Benaco e tutta la pesca lombarda - ha detto - perché viene meno un divieto che aveva di fatto messo a serio rischio la permanenza nel lago di una specie da secoli presente nelle sue acque ma ancora considerata aliena, creando enormi difficoltà ai pescatori professionisti e a tutto l'indotto economico legato alla ristorazione. Il ritorno del coregone non è solo un gesto simbolico, ma il risultato di un lavoro serio, supportato da dati tecnici e da una forte volontà della Regione di ristabilire equilibrio e buon senso».
Fin qui la conferma di una notizia che è giunta proprio nel giorno in cui la Cucina italiana è stata proclamata dall'Unesco Patrimonio mondiale dell'Umanità. E il coregone ne fa parte a pieno titolo. Se tutto procederà come previsto, già a febbraio si potranno immettere i giovani coregoni nel più grande lago italiano. Nei prossimi giorni, infatti, inizierà la selezione dei riproduttori, affidata ai pescatori professionisti, per fornire all'incubatoio ittico di Desenzano un patrimonio genetico sufficiente a produrre circa 40 milioni di uova: è il numero minimo necessario per programmare le immissioni nel 2026.
Un momento atteso da anni, che restituisce prosperità e futuro alla pesca professionale alla quale si dedicano un centinaio di persone sulle tre sponde. Oltre, naturalmente, ai dilettanti e ai semplici appassionati. «Questo provvedimento - ha rimarcato Beduschi - dimostra che la Lombardia sa ascoltare i territori e intervenire quando serve garantendo continuità a una specie che qui ha rappresentato per decenni lavoro, identità e qualità, e sostenendo un comparto che merita attenzione, strumenti e certezza normativa».
Il divieto contro l'immissione di specie non autoctone era stato introdotto dall'Ue nel 2020 ed aveva bloccato ogni ripopolamento con notevoli ripercussioni soprattutto sulla pesca professionale e il mondo della ristorazione di qualità. Ora, il via libera, a seguito della legge sulla semplificazione n. 182 del 2 dicembre scorso che ha introdotto la sospensione del divieto. Il provvedimento non risolve certo tutti i problemi della pesca (è ancora in vigore, ad esempio, lo stop alla cattura delle anguille), ma interrompe una deriva burocratica che rischiava di cancellare uno dei simboli storici e tradizionali della cucina gardesana.
Di Renato Andreolassi