L’obbligo di indicare l’origine delle materie prime in etichetta resta in vigore fino al 31 dicembre 2026. È quanto stabilisce il decreto interministeriale firmato da Masaf, Mimit e Ministero della Salute, che proroga una misura già attiva negli ultimi anni e destinata a interessare una parte rilevante dell’agroalimentare italiano. La decisione - arrivata in extremis - riguarda prodotti di largo consumo e di forte impatto per le filiere nazionali, con l’obiettivo di mantenere trasparente l’informazione rivolta ai consumatori e garantire continuità normativa agli operatori del settore.

L'obbligo di indicare l'origine in etichetta rimarrà anche per tutto il 2026
Quali prodotti restano soggetti all’obbligo
Il decreto conferma l’indicazione dell’origine in etichetta sulle confezioni di riso, paste alimentari di grano duro, derivati del pomodoro, sughi e salse a base di pomodoro, latte e prodotti lattiero-caseari, oltre alle carni di ungulati domestici. Si tratta di comparti che, negli anni, hanno visto crescere l’attenzione sull’origine delle materie prime, sia da parte del mercato sia da parte delle istituzioni. La proroga si inserisce nel quadro delle deroghe previste a livello europeo, in attesa di una disciplina comunitaria più uniforme sull’indicazione dell’origine degli alimenti.
Trasparenza per il consumatore e filiere agricole
Secondo il ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida, la proroga risponde a un’esigenza precisa. «Conoscere l’origine dei prodotti che si acquistano è un diritto. Per questo abbiamo firmato il decreto che proroga l’obbligo di inserire l’indicazione di origine dei prodotti», ha dichiarato.

Il ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida
Il ministro ha sottolineato come «sapere da dove proviene il cibo che si acquista è garanzia della qualità del prodotto e del lavoro che i nostri agricoltori e allevatori compiono quotidianamente», richiamando il valore economico e informativo dell’etichettatura per le filiere nazionali.
Un tema aperto a livello europeo
La misura, confermata fino al 2026, mantiene l’Italia tra i Paesi più attivi sul fronte dell’origine in etichetta. Il confronto con Bruxelles resta aperto, soprattutto sul tema dell’armonizzazione delle regole e sul futuro delle indicazioni obbligatorie per altri comparti alimentari. Nel frattempo, la proroga assicura continuità a un sistema ormai consolidato e riconosciuto dai consumatori.