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Rifugi alpini e cani: il caso del Trentino che divide escursionisti e gestori

Un rifugio in Trentino ha rifiutato l’ingresso a un cane anziano durante una tempesta, scatenando polemiche. L’episodio evidenzia la mancanza di regole chiare sui cani nei rifugi alpini e la necessità di maggiore educazione [...]

 
04 settembre 2025 | 16:01

Rifugi alpini e cani: il caso del Trentino che divide escursionisti e gestori

Un rifugio in Trentino ha rifiutato l’ingresso a un cane anziano durante una tempesta, scatenando polemiche. L’episodio evidenzia la mancanza di regole chiare sui cani nei rifugi alpini e la necessità di maggiore educazione [...]

04 settembre 2025 | 16:01
 

Un rifugio del Trentino ha negato l’ingresso a una coppia con un cane anziano durante una forte grandinata, provocando un’ondata di polemiche sui social network. Secondo la testimonianza, il personale avrebbe invitato i proprietari a entrare lasciando però l’animale “fuori a morire”, una frase che ha suscitato indignazione e discussione pubblica.

Rifugi alpini e cani: il caso del Trentino che divide escursionisti e gestori

Cani in un rifiugio in montagna, non sempre ben accetti

L’episodio, avvenuto a Ferragosto, è stato denunciato online e ha trovato ampio riscontro tra gli appassionati di montagna, molti dei quali hanno raccontato esperienze simili. La questione ha riaperto il dibattito sull’accesso dei cani nei rifugi alpini e sull’adeguatezza delle norme che regolano queste strutture.

Regolamenti dei rifugi e assenza di chiarezza

Il problema principale riguarda il regolamento dei rifugi alpini, giudicato obsoleto e poco chiaro. Secondo quanto riportato, il CAI – Club Alpino Italiano lascia la decisione finale ai singoli gestori, creando situazioni di disparità: alcuni rifugi accolgono gli animali, altri li rifiutano categoricamente.

Molti gestori motivano il divieto con questioni igieniche o di sicurezza, sostenendo che i cani possano sporcare o disturbare gli altri ospiti. Tuttavia, diversi escursionisti sottolineano come comportamenti scorretti da parte delle persone non ricevano lo stesso rigore. Questa mancanza di uniformità alimenta tensioni e malcontento tra gli amanti della montagna che viaggiano con il proprio compagno a quattro zampe.

Rifugi alpini e cani: il caso del Trentino che divide escursionisti e gestori

Sempre più escursionisti sono accompagnati dai propri quattro zampe

Cosa dice la legge

In questo senso, nemmeno il legislatore aiuta a dirimere la questione. «In Italia non esiste una legge nazionale che obblighi i rifugi alpini ad accettare i cani - afferma  Alessandro Klun, collaboratore di Italia a Tavola e autore del libro "A cena con diritto - Il gestore di un rifugio, in quanto responsabile della struttura, può stabilire un regolamento interno che vieta (o limita) l’accesso agli animali, soprattutto per motivi di Igiene, Sicurezza, Tutela della fauna». 

Rifugi alpini e cani: il caso del Trentino che divide escursionisti e gestori

Alessandro Klun

«Nessuna legge impone ai rifugi di accettare i cani, per cui è una decisione che spetta singolarmente ognuno. Ogni rifugio, spesso gestito dal CAI o da enti locali, ha un regolamento proprio approvato dal gestore e dal proprietario (CAI, Parco, Comune, ecc.). Nei parchi naturali possono esserci regolamenti più stringenti (es. divieto di cani anche al guinzaglio in certe zone sensibili)».

In generale Klun evidenzia: «La legge non introduce un divieto assoluto di ingresso ai cani e ad animali domestici in bar e ristoranti, per cui è facoltà di ogni singolo locale decidere se permettere o meno l’accesso, trattandosi, come detto, di esercizi privati aperti al pubblico, dove è il titolare decidere le regole che disciplinano l’organizzazione della propria attività. È evidente che nel caso di loro ammissione, lo stesso titolare deve prevedere e applicare specifiche regole, comunque inibite le aree in cui vengono trattati alimenti e preparati i piatti; in caso di divieto è suo obbligo comunicarlo affiggendo all’ingresso, in posizione ben visibile, uno specifico avviso o cartello».

«Sul piano strategico e operativo - conclude -  è evidente che la scelta di consentire o meno l’accesso agli animali domestici produrrà direttamente effetti in termini di appetibilità e attrattiva di un’attività, in quanto è plausibile pensare che il cliente preferirà consumare un pasto in compagnia del proprio animale in un locale pet-friendly, fermo l’obbligo d’informarsi sulle regole applicate»

La voce degli appassionati di montagna

Tra i più critici verso questa situazione c’è Thomas Colussa, noto per le sue imprese con il cane Numb, capace di raggiungere anche la vetta del Monte Bianco. Colussa denuncia come in alta stagione molti rifugi rifiutino gli animali, rifacendosi a regole vecchie di oltre 80 anni.

La sua esperienza dimostra che con la giusta educazione un cane può convivere senza problemi negli spazi comuni di un rifugio, senza arrecare disturbo. Numb, infatti, è abituato a stare sotto il tavolo o in disparte, al punto che molti ospiti si accorgono della sua presenza solo a fine sosta.

Rifugi pet friendly in montagna: soluzioni possibili

Non tutti i rifugi adottano la stessa rigidità. Esistono infatti strutture pet friendly che hanno creato stanze dedicate ai cani e ai loro accompagnatori, dimostrando come sia possibile trovare compromessi praticabili. Questo approccio offre un esempio positivo per conciliare accoglienza e tutela degli spazi comuni.

Rifugi alpini e cani: il caso del Trentino che divide escursionisti e gestori

Esistono luoghi di montagna ben attrezzati per i cani

La possibilità di riservare ambienti specifici o di stabilire regole precise può diventare una strada per valorizzare il turismo di montagna e allo stesso tempo garantire rispetto reciproco tra ospiti umani e animali.

Educazione e responsabilità dei proprietari di cani in montagna

Oltre ai regolamenti, un altro tema centrale è la responsabilità dei proprietari. Spesso gli incidenti nascono da una gestione superficiale: cani lasciati liberi nei rifugi, comportamenti non controllati o mancata consapevolezza dei pericoli in ambiente alpino.

Colussa, che ha fondato una scuola di formazione per accompagnatori con cane, evidenzia come la scarsa preparazione degli escursionisti sia una delle cause principali degli interventi di soccorso. Solo nel 2025, infatti, sono previste circa 20.000 operazioni in montagna, molte delle quali coinvolgono anche gli animali.

Un cane non educato o lasciato senza supervisione non solo mette a rischio sé stesso, ma contribuisce a creare un pregiudizio che penalizza tutti coloro che vorrebbero portarlo in quota nel rispetto delle regole.

Un dibattito ancora aperto

Il caso del cane anziano lasciato fuori dal rifugio in Trentino ha riacceso un dibattito che riguarda l’ospitalità in montagna, l’accoglienza degli animali nei rifugi alpini e il rapporto tra turismo e natura.

Se da una parte è evidente la necessità di norme più chiare e aggiornate, dall’altra occorre maggiore educazione e responsabilità da parte dei proprietari di cani. Solo con un impegno condiviso sarà possibile conciliare la protezione dei rifugi alpini con il desiderio di vivere la montagna insieme ai propri compagni a quattro zampe.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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