Non parlerò di Hemingway, dei suoi libri e dei suoi cocktail. In realtà parlerò di uno strumento utilizzato da millenni dai monaci tibetani per le pratiche spirituali, che presto potrebbe diffondersi anche nei bar italiani. La campana in oggetto è quella tibetana, una ciotola molto particolare fatta con una particolare lega di metalli. Le campane tibetane sono oggetti per riprodurre il suono dell’“Om” originario. Una delle loro caratteristiche più preziose è che sono formate solitamente con una lega derivante dalla fusione di sette metalli corrispondenti ciascuno a uno degli antichi sette corpi celesti del nostro sistema solare.

Ne esistono diversi tipi, e il loro suono varia in base alla proporzione dei componenti della lega, alla forma ed allo spessore. Questi sono i metalli di cui sono formate ed i corpi celesti ai quali sono legati:
- Oro che rappresenta il sole
- Argento che rappresenta la Luna
- Mercurio che rappresenta Mercurio
- Rame che rappresenta Venere
- Ferro che rappresenta Marte
- Stagno che rappresenta giove
- Piombo che rappresenta Saturno
Le campane tibetane producono quindi suoni in armonia con le vibrazioni delle sfere celesti, e trasmettono queste vibrazioni a chi le suona o anche a chi semplicemente le ascolta. Questo fenomeno si chiama, in termini tecnici, “concordanza di fase” ed è come mettere due pendoli uno accanto altro. Dopo un certo periodo di tempo iniziano a seguire lo stesso ritmo, come due onde che tendono a unirsi e a vibrare all’unisono. Grazie a questo fenomeno, quando si percuote una campana tibetana si creano delle forti vibrazioni che si propagano lungo il braccio.
Da un po’ di tempo alcuni barman hanno iniziato a preparare cocktail in questo speciale, mixing glass, senza l’ausilio del ghiaccio, semplicemente versandovi dentro gli ingredienti e massaggiando il bordo della campana stessa, in pochissimi secondi le vibrazioni che si svilupperanno inizieranno a far bollire il contenuto, sviluppando tantissime piccole gocce che danzeranno nella ciotola.

Una ottima trovata di marketing, che potrà incuriosire il cliente e aiutarci a creare una nuova modalità di elaborazione dei nostri aperitivi che diversamente andrebbero prepararti nel mixing glass con ghiaccio, cucchiaio lungo e passino. La tecnica è semplicissima, come ci spiega
Dario Comini (
nella foto, accanto) in questa breve dichiarazione in esclusiva per Italia a Tavola. Ho voluto chiedere proprio a Comini, uno dei più esperti barman italiani, perché fu il primo alcuni anni fa, a iniziare ad utilizzare questa particolare tecnica in Italia presso il Nottingham Forest di Milano, uno dei 50 migliori bar al mondo.
«L’idea di utilizzare la campana tibetana - racconta Dario Comini - è maturata circa 5 anni fa dopo che Teo il mio barman dell’epoca, me ne aveva regalata una per Natale. Cercai di approfondire la conoscenza dell’oggetto avvicinandomi al centro studi tibetani di Milano, dove imparai che per tradizione millenaria in Tibet si utilizzano le vibrazioni della campana per purificare l’acqua e aromatizzarla con lo zafferano, molto spesso vengono consacrati anche i cibi nella stessa maniera, il suono con acqua o meno viene utilizzato nel massaggio tibetano e secondo gli esperti del settore le vibrazioni agiscono sui diversi chakra della persona».
«Ora senza addentrarmi nel mistico - continua Comini - mi è sembrata un’ottima idea utilizzare la campana come mixing glass, senza ghiaccio per poi versare il prodotto già freddo di freezer direttamente nella coppetta da cocktail. I cocktail che preferisco preparare sono del tipo Martini in cui vi è un distillato già freddissimo che viene aromatizzato con spezie come lo zafferano per esempio. Il successo con la clientela è grande, anche per il rito molto suggestivo che questa operazione comporta, tra l’altro il suono molto gradevole attira l’attenzione anche degli altri avventori. Naturalmente questa operazione non migliora l’estrazione o l’infusione molecolare, ma aiuta sicuramente le vendite».

Un altro grande barman,
Giorgio Tagliabue (
nella foto accanto), dello Shake Bar di Rovellasca (Co), che da anni opera nel campo dell’innovazione del bere miscelato, ci ha dato la sua opinione sulla campana tibetana. «Ho conosciuto questo attrezzo - dichiara Tagliabue - durante alcune visite in diversi monasteri in Oriente, nei quali ebbi la straordinaria fortuna di poter assistere ad alcuni loro mantra dove per tradizione veniva utilizzata la campana a scopo religioso, spesso per consacrare i cibi e purificare l’acqua. Innegabile il fatto che rimasi assolutamente affascinato dalla gestualità dei monaci e dal suono generato da questo attrezzo».
«L’idea di utilizzare la campana in miscelazione - aggiunge TagliaBue - mi è stata suggerita da un altro barman viaggiatore, Dario Comini, che durante uno scambio di opinioni mi suggerì di approfondire la conoscenza dell’oggetto in questione. Mi sono avvicinato a un centro studi tibetani presente a Milano, dove mi furono esposti diversi concetti sul loro impiego, ad esempio l'uso per il massaggio tibetano: le campane vengono poste in prossimità dei 7 chakra (corrispondenti ai 7 differenti metalli di cui è composta la campana) e vengono fatte vibrare con l’apposito bastoncino, generando beneficio al corpo. In questi centri spesso ci sono dei veri e propri corsi tenuti da tibetani dove viene insegnata l’arte di suonare la campana».
«Come spesso sostengo con i miei clienti - continua Giorgio Tagliabue - io non sono sacro, ma profano, quindi ho deciso di utilizzare questo attrezzo come fosse un mixing glass, per miscelazioni che richiedano solo un breve passaggio per un aromatizzazione con spezie, spesso con zafferano (per tradizione) proponendo essenzialmente una serie di Martini cocktail. I clienti rimangono sedotti dal suono e attratti da questa operazione, mentre osservano il liquido che per effetto delle vibrazioni inizia ad agitarsi e gorgogliare all’interno della campana. La campana è un’incantevole operazione di marketing che conquista i nostri ospiti , da non confondere con gli attrezzi professionali di cui abitualmente facciamo uso, un sistema diverso per creare una magia che i nostri ospiti ricercano».
«Ho capito - conclude il barman dello Shake Bar - che questa tecnica va prima approfondita con una minima coscienza della filosofia buddista. Poi qualora si decidesse di iniziare la pratica di fare cocktail con questo metodo, si dovrà sapere che la campana non è acquistabile facilmente, non nel senso che non si trova ma nel senso che sarà necessario farsi scegliere dalla campana dopo averne esaminate e toccate diverse, fino a quando non si sentirà che quella è giusta per noi».
Ricetta: Tibet Martini CocktailIngredienti: 6 cl di London dry gin ghiacciato, 1 cl Vermouth extra dry ghiacciato, 1 punta di zafferano.
Procedimento: versare nella campana tibetana e sfregare con l’apposito bastoncino di fronte al cliente, far vibrare per alcuni secondi e versare nella coppetta a Martini.
Finger food abbinato: Gambero al curry.