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Fusari: Sono cuoco, non uno chef Il ricordo, dopo i funerali a Iseo

Dopo i funerali di sabato mattina ad Iseo, il cuoco bresciano rivive nei ricordi di chi lo ha conosciuto: la sua genuinità, la sua voglia di sperimentare e di raccontare il proprio territorio.

 
05 gennaio 2020 | 12:29

Fusari: Sono cuoco, non uno chef Il ricordo, dopo i funerali a Iseo

Dopo i funerali di sabato mattina ad Iseo, il cuoco bresciano rivive nei ricordi di chi lo ha conosciuto: la sua genuinità, la sua voglia di sperimentare e di raccontare il proprio territorio.

05 gennaio 2020 | 12:29
 

«Buona sera, chef». «Ciao. Sono un cuoco, non uno chef». Botta e risposta sul filo di una sottile e signorile ironia con Vittorio Fusari, morto a 66 anni, il primo giorno del 2020, per un'embolia. Forse un presagio o un addio annunciato, come ha scritto sul suo profilo Facebook pochi giorni prima di andarsene dal letto dell'ospedale di Chiari: «Non vi ho lasciati, avete in eredità le mie ricette che raccontano le mie idee. Copiatele e fatele vivere costruendo attraverso il cibo un mondo migliore».

Vittorio Fusari («Non sono uno chef, ma un cuoco» Così si presentava Vittorio Fusari)

Vittorio Fusari

L'ultima volta ho incontrato Vittorio nel novembre scorso, all'Accademia del Gusto Majolini, a Ome in Franciacorta, per una serata tutta dedicata ai formaggi, in particolare quelli della Valcamonica. La sua ultima passione. Perché Vittorio, nella sua vita professionale (era nato come capostazione) ha avuto tre grandi amori: le sardine del lago d'Iseo, le bollicine della Franciacorta - quando non erano ancora al top - e i caprini e il Silter camuni. Ovunque andavi trovavi sempre un piatto con una richiamo alla sua terra, alle sue origini bresciane.

Innovatore e allo stesso tempo tradizionalista all'insegna della genuinità e lontano dagli schermi televisivi. Nel suo peregrinare, lo avevo conosciuto e apprezzato al Il Volto di Iseo, poi alle Maschere, sempre di Iseo, dove si era guadagnato una stella Michelin .Successivamente lo avevo ritrovato alla "Dispensa Pani e Vini" di Erbusco e ancora alla torre Branca della Triennale e al Pont de Ferr di Milano.

Sardine del lago sempre e ovunque e addirittura, se non ricordo male, alla Triennale, in chiusura di un raffinato pranzo. Vittorio era anzitutto un cuoco che stava in cucina, amava sperimentare, seguiva la preparazione dei piatti, appariva solo alla fine per parlare delle sue creazioni con voce bassa, tranquilla, senza strafare. Mi colpiva, in quell'arruffato casco di capelli, l'intelligenza, la stravaganza, l'inquietudine. Era instancabilmente - anche con qualche azzardo - alla ricerca di qualcosa di buono, partendo sempre da solide basi contadine - come il salame che preparava ogni inverno. Ecco, adesso lo immagino là in alto, a tavola con il Padre Eterno, a spiegargli le sue ricette. E la bontà delle immancabili sardine del lago d'Iseo. Vittorio, che la terra ti sia lieve, come sono stati originali ed onesti i tuoi piatti.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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