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La lettera dello chef Folcia a Conte «Così dimentica i ristoratori»

All'indomani del Dpcm che da oggi chiude bar e ristoranti alle 18, Roberto Folcia, chef di Peschiera del Garda, ha indirizzato una nuova lettera aperta al presidente del Consiglio per chiedere il sostegno del Governo.

 
26 ottobre 2020 | 10:43

La lettera dello chef Folcia a Conte «Così dimentica i ristoratori»

All'indomani del Dpcm che da oggi chiude bar e ristoranti alle 18, Roberto Folcia, chef di Peschiera del Garda, ha indirizzato una nuova lettera aperta al presidente del Consiglio per chiedere il sostegno del Governo.

26 ottobre 2020 | 10:43
 

Sono passati sette mesi dai tempi dell’isolamento e della chiusura totale di bar e ristoranti. Oggi, con l’ultimo Dpcm firmato dal Premier Giuseppe Conte, i locali sono di nuovo costretti a chiudere (stavolta a partire dalle 18) per fare fronte all’emergenza del rialzo dei contagi. Un provvedimento che rischia davvero di compromettere in maniera irreversibile l’attività di migliaia di esercizi in tutta Italia.

E com’era già successo a fine marzo, il cuoco Roberto Folcia, fondatore della società di consulenza Sos Chef, ha deciso di nuovo di inviare al presidente del Consiglio una lettera aperta, che pubblichiamo qui di seguito, per sollecitare il Governo a non dimenticarsi delle Partite Iva, i professionisti che lavorano in proprio e che in tanti casi più di altri rischiano di pagare le conseguenze maggiori di questa crisi.

Roberto Folcia - La lettera dello chef Folcia a Conte «Così dimentica i ristoratori»

Roberto Folcia

"Egregio Presidente del Consiglio,

dopo 7 mesi mi trovo ancora qui a scriverle una lettera. Oggi, 25 ottobre, lei ha dichiarato con questo nuovo Dpcm una nuova sofferenza per tutti i ristoratori, commercianti, e tutto il settore ristorativo.

Nel mese di marzo lei ha fatto delle regole per tutti i ristoratori: distanziamento dei tavoli, limite dei posti a sedere, igienizzanti ovunque nei locali. Regole che tutti i ristoratori hanno applicato alla lettera per potere andare avanti e permettere uno stipendio ai loro dipendenti e un’entrata a loro stessi.

Ma oggi siamo demoralizzati e incapaci di capire la ragione di queste restrizioni per i bar e i ristoranti. Io penso che la cosa fondamentale fosse quella di cercare una soluzione con i mezzi di trasporto; non sono un virologo, ma penso che i mezzi di trasporto siano il posto dove ci possa essere più pericolo di contagio. Si sapeva che con la riapertura delle scuole la gente che si sposta con i mezzi pubblici è molta di più.

In estate si poteva pensare a soluzioni alternative; prima di arrivare al suo ultimo Dpcm, nei ristoranti si sono prese tutte le precauzioni - come lei ci ha detto nel mese di marzo – Ripeto, tutti i ristoratori si sono adeguati, togliendo anche molti posti a sedere, ma convinti che lei non ci chiudesse più come ha fatto a marzo. Le ricordo ancora che ci sono volute spese in più per effettuare tutto nella norma come da lei richiesto.

Io, come le dicevo nella lettera precedente, faccio lo chef consulente e insieme ai clienti che si sono affidati a me abbiamo cercato di rispettare le regole imposte da lei nei Dpcm di marzo, cercando di limitare i danni negli incassi, sopperendo magari con delivery e take away, ma le ricordo che per mettersi in regola per fare delivery per essere nel rispetto delle leggi si e dovuti affrontare ulteriori spese. Tuttavia eravamo convinti che lei non chiudesse più. Ora le chiedo se, secondo, lei chiudendo alle 18 chi ha un ristorante possa mantenere dipendenti, affitti, spese fisse e tutto il resto. Per me è impensabile.

Come le ho già scritto, non vorrei essere al suo posto e mi permetta di dirle ancora una volta che nessuno di noi italiani ha avuto la possibilità di votarla. Abbia il pensiero che è lei che ha voluto essere su quella sedia incandescente.

Cerchi di fare gli interessi di tutti i ristoratori e di tutti gli italiani che hanno riposto e creduto nell’investire denaro nelle loro aziende, sebbene il periodo non fosse quello adatto per investire. Cerchi altre soluzioni, ma non si accanisca su una categoria che produce lavoro per migliaia di famiglie, e se e possibile mantenga le promesse fatte in merito agli aiuti per tutta la categoria in breve tempo.

Mi piacerebbe avere la possibilità di incontrarla, un giorno, e raccontarle la vita di un ristoratore. Se non con me, una sera la dedichi a Porta a Porta con gli chef importanti che abbiamo in italia, e con i ristoratori-imprenditori che portano in alto la cucina italiana nel mondo. Siamo la nazione più bella del mondo, cerchiamo di farla restare tale.
Colgo l’occasione per porgerle i miei saluti, sperando di metterci alle spalle al più presto questo incubo per tutti che si chiama Covid.
"

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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