Uscire da un ristorante senza pagare è, nella maggior parte dei casi, un comportamento illecito e contrario alla legge. Tuttavia, esistono alcune situazioni particolari in cui la normativa riconosce al cliente la possibilità di non corrispondere alcun importo.
La mancata trasparenza sui prezzi
Il primo caso riguarda l’assenza di trasparenza sui prezzi. Se al cliente non viene data la possibilità di conoscere il costo dei singoli piatti, egli può legittimamente rifiutarsi di pagare. Ciò vale quando, nonostante la sua richiesta, non gli siano stati comunicati i prezzi, non gli sia stato mostrato un menu, né sia stato esposto un listino, in violazione dell’art. 180 del Regio Decreto n. 635/1940, che prevede una sanzione amministrativa di 308 euro. Lo stesso principio si applica al cosiddetto “menu del giorno”, qualora i piatti vengano proposti a voce senza indicazione dei relativi costi.
Supplementi e differenze tra menu e conto
Regole analoghe riguardano i supplementi per servizi aggiuntivi. Anche in questo caso, la legittimità di un sovrapprezzo è subordinata alla sua chiara e preventiva comunicazione al cliente, con indicazione nel menu o in altro supporto. In assenza di tali avvisi, il cliente ha diritto a non corrisponderli. Inoltre, se vi è una discrepanza tra i prezzi esposti e quelli richiesti al momento del conto, prevalgono sempre le tariffe indicate nel menu o nel listino.

Menu senza prezzi e supplementi non segnalati: i diritti del cliente
Un’ulteriore ipotesi in cui il cliente può rifiutarsi di pagare si verifica quando il piatto servito differisce da quello richiesto: per ingredienti diversi o di qualità inferiore rispetto a quanto dichiarato, oppure se non è conforme alle norme di igiene e sicurezza alimentare (ad esempio, in presenza di alimenti scaduti, contaminati o con corpi estranei). Diverso è il caso delle lamentele puramente soggettive. Non è infatti legittimo non pagare se la contestazione riguarda solo il gusto personale, la quantità percepita come insufficiente o un prezzo giudicato troppo alto, purché quest’ultimo sia stato comunicato con chiarezza e trasparenza.

Quando il cliente può non pagare davvero
Trasparenza e correttezza tutelano clienti e ristoratori
Per i ristoratori il messaggio è chiaro: la trasparenza non è un optional, ma un obbligo legale e un investimento di reputazione. Basta un menu poco chiaro o un supplemento fantasma per dare al cliente il diritto di non pagare. Ma attenzione: se invece l’ospite sceglie di andarsene senza motivo, scatta l’insolvenza fraudolenta, con multe e fino a due anni di reclusione. In sala, insomma, l’onestà conviene a tutti: clienti più sicuri e ristoratori al riparo da brutte sorprese.

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