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Cracco nei panni di Messisbugo, lo chef alla corte degli Este nel Rinascimento

A Ferrara, alla cena di gala degli Este, lo chef Carlo Cracco ha reinterpretato l’eredità gastronomica rinascimentale trasformandola in un racconto contemporaneo di arte, territorio e identità

 
31 ottobre 2025 | 11:21

Cracco nei panni di Messisbugo, lo chef alla corte degli Este nel Rinascimento

A Ferrara, alla cena di gala degli Este, lo chef Carlo Cracco ha reinterpretato l’eredità gastronomica rinascimentale trasformandola in un racconto contemporaneo di arte, territorio e identità

31 ottobre 2025 | 11:21
 

Carlo Cracco ha riportato in vita il cuoco del ‘500 Cristoforo da Messisbugo a Ferrara, interpretandolo duranteLa cena di gala degli Este, il gran banchetto rinascimentale”, tenutosi il 30 ottobre. L’evento, organizzato dalla Strada dei vini e dei sapori della provincia di Ferrara in collaborazione con il Comune, ha fatto parte della rassegnaFestina Lente”, dedicata ai trent’anni di Ferrara come patrimonio Unesco. Un incontro impossibile tra due epoche, tra due maestri della cucina separati da cinque secoli. Il menu, pensato da Cracco come un dialogo tra passato e presente, ha raccontato questa storia attraverso quattro portate: la Sella di Coniglio farcita con arancia e uvetta, il Pasticcio d’onore, il Luccio in crosta alla cannella e, per concludere, la Torta di riso, seguita da caffè e piccola pasticceria preparata dallo chef.

Cracco nei panni di Messisbugo, lo chef alla corte degli Este nel Rinascimento

Lo chef Carlo Cracco

La visione di Carlo Cracco

«Quando mi hanno proposto di vestire i panni di Messisbugo, la prima cosa che ho fatto è stata aprire i suoi Banchetti del 1549 - racconta Cracco - e lì ho capito che non dovevo semplicemente cucinare piatti antichi, ma raccontare un’epoca attraverso i sapori che l’hanno definita». La scelta del coniglio con arancia e uvetta non è stata casuale: ha infatti rappresentato l’incontro perfetto tra il territorio ferrarese e quelle spezie orientali che nel Rinascimento simboleggiavano lusso e raffinatezza. L’agrodolce, quell’equilibrio tra dolce e acido che oggi può sembrare esotico, era la firma stessa della grande cucina rinascimentale.

Cracco nei panni di Messisbugo, lo chef alla corte degli Este nel Rinascimento

Il Castello estense di Ferrara

Il Pasticcio d’onore è stato il cuore pulsante del banchetto. Nel Cinquecento, i pasticci erano vere e proprie architetture commestibili, torri di pasta che racchiudevano tesori di carni, interiora e spezie preziose. Simbolo dell’abbondanza estense, richiedevano ore di lavoro e una maestria assoluta. Il luccio in crosta alla cannella ha reso omaggio al territorio: il Po e i suoi affluenti erano la dispensa naturale della corte. Ma è stato l’uso della cannella a fare la differenza, a evocare quella raffinatezza che caratterizzava le tavole rinascimentali. Infine, a chiudere il banchetto con la stessa filosofia dell’inizio, la Torta di riso: ingredienti semplici del territorio - come il riso delle valli ferraresi - trasformati in qualcosa di prezioso grazie alla tecnica e all’immaginazione.

Un menu come ponte tra due epoche

«Ho scelto questo menu perché ogni piatto è un dialogo - ha sottolineato Cracco. Un dialogo tra passato e presente, tra il territorio e il mondo, tra la semplicità degli ingredienti e la complessità della loro trasformazione. Messisbugo faceva esattamente questo: prendeva ciò che la terra di Ferrara offriva e lo trasformava in arte. Io, cinque secoli dopo, ho provato a fare lo stesso. Perché alla fine la grande cucina è sempre stata questa: rispetto per la tradizione e coraggio di reinterpretarla». Insomma, un menu che non è stato un esercizio di nostalgia, ma una memoria viva: un ponte tra due maestri, due epoche e un’unica passione per l’Arte con la A maiuscola.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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