Recentemente si è verificato un fatto di cronaca drammatico: una donna di 46 anni, di origini sudamericane, è deceduta dopo un intervento di liposuzione eseguito in uno studio di una palazzina di condominio senza autorizzazioni sanitarie. Il fantomatico e stravagante medico di 65 anni aveva precedenti per lesioni e, secondo quanto emerge, si dedicava alla chirurgia plastica con uno stile approssimativo, che ha portato a questa tragedia.

Chiurgia low cost e ristorazione improvvisata, una corsa pericolosa verso soldi facili
Tra l'altro, si vantava sui social network pubblicizzando i suoi interventi come rapidi, efficaci e a costi molto competitivi, sostenendo: «Offriamo il miglior prezzo del mercato italiano senza abbassare la qualità e la sicurezza». Tra un post e l'altro, progettava di aprire un ristorante nella capitale, alimentando anche la sua passione per il cibo etnico, definendosi «il maestro del pollo alla brace».
Il volto inquietante del falso professionista
L'uomo, sudamericano come la paziente, oltre alla chirurgia estetica, si presentava anche come esperto cuoco, ma i fatti mostrano un volto molto più inquietante. La sua intenzionalità ad avviarsi in attività ristorativa, come quella medica, sembra essere mossa dalla bramosia di soldi facili. Lauti proventi economici senza rispettare naturalmente le normative igienico-sanitarie, le regole contrattuali, i versamenti fiscali e contributivi dovuti. Le autorità hanno già verificato che il soggetto è “nulla tenente” e quindi impossibilitato a essere perseguito fiscalmente per i suoi illeciti.
Riflessione su apparenza e sostanza
Questa vicenda evidenzia i rischi di una chirurgia low cost e di un mercato che, troppo spesso, permette di investire senza le necessarie garanzie, causando danni sia alle vittime sia a coloro che operano onestamente nel settore, come i ristoratori del resto, che dedicano la vita alla loro passione per la cucina. Lascio a voi ogni personale commento. Io invece, una riflessione sul detto che "l'abito non fa il monaco", ricordandoci che l'esterno, l'apparenza, non riflette mai la vera essenza di una professione e della persona. Spesso, l'umiltà, il non voler sempre apparire, e la silente dedizione, insegnate dai nostri vecchi chef, sono valori che dovremmo sempre ricordare. La sostanza e la qualità devono prevalere sulle apparenze, sui facili guadagni e la ossessionata visibilità egocentrista.
Il valore dell'etica professionale
Questa vicenda ci invita a riflettere sulla superficialità e sui rischi di un mercato che premia il profitto a ogni costo, a discapito della sicurezza e della dignità professionale, valori che noi cuochi abbiamo, e di questo, quale Presidente della Federazione Italiana Cuochi, ne vado veramente fiero per l'intera categoria.