Lo chef Ivano Ricchebono, volto noto della ristorazione genovese e della televisione, lascia il ristotante The Cook, aperto nel 2004 a Genova Nervi e oggi nel trecentesco palazzo Branca Doria in via Falamonica, Ricchebono per avviare una nuova sfida. Il nuovo bistrot aprirà a Carignano, in via Ilva, a pochi metri dall’hotel Melià. A differenza del ristorante stellato, "Isi Bistrot Genova Concept" sarà caratterizzato da un approccio più informale, pensato per un pubblico ampio e attento alla qualità, ma senza puntare a menu gourmet o prezzi elevati. Un cambio di rotta dunque per Ricchebono che solo due anni fa, quando dovette chiudere per alcuni giorni il ristorante su disposizione dell'Asl, dichiarava di puntare alla seconda stella. Una scelta, quella di puntare su un format più sostenibile, tutt'altro che isolata.

Lo chef Ivano Ricchebono
Un bistrot moderno con cucina ligure e regionale
L’offerta prevede piatti ispirati sia alla tradizione ligure sia ad altre cucine regionali italiane, reinterpretati con lo stile personale dello chef. «Non sarà un locale stellato - spiega al Secolo XIX Ricchebono - ma un bistrot moderno e accogliente, in cui proporremo piatti di qualità e una selezione attenta di vini». Lo spazio, dal design contemporaneo, rappresenta un netto contrasto con l’atmosfera storica e affrescata del palazzo che ospita The Cook. L’idea è di creare un luogo aperto non solo al pranzo e alla cena, ma anche all’aperitivo e al dopocena.
Il bistrot nasce dalla collaborazione tra Ricchebono e la sua compagna, Isotta Alzona, imprenditrice e organizzatrice di eventi con la società Gemi Eventi. «Con Isi Bistrot - racconta Alzona - realizziamo un progetto che avevamo da tempo: aprire un locale accessibile, che possa diventare un punto di riferimento a Genova». La coppia punta a valorizzare un format che unisce convivialità, cucina di qualità e un’offerta di intrattenimento serale, con l’obiettivo di intercettare un pubblico variegato, dai residenti ai turisti.
Chi è Ivano Ricchebono
Ricchebono, che nel 2010 ha conquistato la Stella Michelin, si è distinto negli anni anche per la partecipazione a programmi televisivi accanto ad Antonella Clerici e per il riconoscimento del Norwegian Seafood Council, che nel 2020 lo ha nominato Ambasciatore dello Stoccafisso di Norvegia. Il The Cook Restaurant di Ivano Ricchebono aveva lasciato l’Hotel Poggio per trasferirsi al Grand Hotel Arenzano nel 2016, sulla passeggiata a mare per quello che era stato il terzo spostamento in pochi anni.

La sala del ristorante The Cook
Nel 2023, l'Asl aveva fatto chiudere temporaneamente il locale per carenze igienico-sanitarie. Durante un’ispezione sono state riscontrate blatte in cucina e disordine in magazzino. Ricchebono ha spiegato che gli insetti sarebbero entrati con la merce appena consegnata e che il locale effettua regolarmente disinfestazioni certificate. In quell'occasione, dichiarò al Secolo XIX di voler sfruttare la circostanza per crescere ulteriormente e puntare alla seconda stella. In due anni, però, la prospettiva è cambiata completamente: oggi, con Isi Bistrot, si apre quindi un nuovo capitolo, diverso dall’alta ristorazione ma con il proposito di porre un'alta attenzione alla qualità e all’identità gastronomica.
Le stelle che non brillano più
Negli ultimi anni cresce il numero di chef e ristoranti che mettono in discussione la sostenibilità del modello Michelin. Il caso più recente è quello del ristorante Tohqa a El Puerto de Santa María (Spagna), che chiuderà nell’ottobre 2025: lo chef Edu Pérez ha spiegato come la stagionalità, i costi e l’impatto sulla salute abbiano reso insostenibile il progetto, nato come piccolo bar e divenuto in breve stellato. Non è un episodio isolato: in Italia hanno già fatto scelte simili Ricard Camarena (chiusura nel weekend), Massimo Camia e Stefano Sforza, mentre altri locali hanno rinunciato alla stella per motivi economici o organizzativi, come Il Giglio di Lucca e Magorabin di Marcello Trentini, convertito in bistrot. Anche L’Acciuga a Perugia ha chiuso, nonostante fosse stato il primo a conquistare la stella nella città. Il filo conduttore è un cambio di priorità: più attenzione alla qualità della vita, alla sostenibilità economica e a un rapporto più equilibrato con la clientela, anche a costo di abbandonare il fine dining tradizionale. Una tendenza che solleva critiche anche verso la Guida Michelin, accusata di scarsa trasparenza e di non rappresentare più un reale valore aggiunto per il successo dei ristoranti.