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#Farerete cade nella sua rete Dopo la riapertura ognuno per sé

Il cartello di “Fare rete” ha perso in due giorni oltre il 70% della sua forza. I ristoranti però hanno bisogno di contare di più verso la politica. Solo la Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) e la Fic (Federazione italiana cuochi) potrebbero oggi aggregare imprese e cuochi e avere il giusto peso verso le istituzioni.

di Alberto Lupini
direttore
 
17 agosto 2020 | 16:57

#Farerete cade nella sua rete Dopo la riapertura ognuno per sé

Il cartello di “Fare rete” ha perso in due giorni oltre il 70% della sua forza. I ristoranti però hanno bisogno di contare di più verso la politica. Solo la Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) e la Fic (Federazione italiana cuochi) potrebbero oggi aggregare imprese e cuochi e avere il giusto peso verso le istituzioni.

di Alberto Lupini
direttore
17 agosto 2020 | 16:57
 

Proprio nel momento in cui il mondo della ristorazione avrebbe bisogno di essere unito e contare di più (dopo settembre la crisi sarà inevitabile per tanti), registriamo purtroppo l’ennesimo fallimento di un progetto ambizioso che si proponeva di mettere insieme esperienze ed interessi diversi (dai cuochi ai pasticceri, dai pizzaioli ai ristoratori): #farerete ha infatti perso per strada alcuni dei suoi soci più importanti.

Con la fuoriuscita di 3 delle associazioni aderenti (fra le più rilevanti a livello di iscritti) #Farerete in nemmeno due giorni ha visto crollare di oltre il 70% la forza che diceva di rappresentare. Sono bastate poche polemiche interne sul mancato riconoscimento del ruolo svolto da qualcuno, per fare sciogliere il debole collante che teneva insieme tante sigle (diverse per obiettivi e strutture organizzative) che si erano alleate nei tempi del lockdown, quando tutti locali erano chiusi per legge. Le preoccupazioni sul futuro che avevano spinto tante associazioni a cercare un’unità, non sono bastate però a tenere insieme esigenze ed interessi che erano oggettivamente diversi.

Con la fuoriuscita di 3 delle associazioni aderenti #Farerete in nemmeno due giorni ha visto crollare di oltre il 70% la forza che diceva di rappresentare - #Farerete cade nella sua rete  Dopo la riapertura ognuno per sé
Con la fuoriuscita di 3 delle associazioni aderenti #Farerete in nemmeno due giorni ha visto crollare di oltre il 70% la forza che diceva di rappresentare

All’inizio della pandemia tutto il mondo dei pubblici esercizi era fermo e, fra proteste, proclami e richieste di soldi, era forse facile pensare di stare insieme. Ma è bastato che a macchia di leopardo il comparto riprendesse la sua attività, perché visioni e interessi diversi portassero alla rottura di equilibri precari. Non basta riaprire, ci sono i problemi della gestione, del personale e della mancanza di clienti. Se non ci sono visioni generali del comparto è difficile trovare intese, se non fittizie o di facciata. Le esigenze di un ristorante stellato non possono essere quelle del ristorante tradizionale o della pizzeria. Occorre qualcuno che le conosca e le possa mediare.



Ad abbandonare per prima il cartello è stata Solidus Turismo, che con le sue 50mila aziende associate pesava per oltre la metà della “forza” virtuale di #Farerete. A distanza di poche ore se ne sono andate anche la Federazione italiana cuochi (l’unica associazione di rilievo a livello nazionale che rappresenta i cuochi di ogni tipologia) e subito dopo Euro-Toques, l’associazione con più iscritti fra i cuochi di alta cucina. Altre defezioni potrebbero esserci nel giro delle prossime ore, ma già queste uscite hanno drasticamente ridotto la realtà del cartello di #Farerete. Anche se restano prestigiose associazioni di cuochi o ristoranti, povere però di numeri effettivi, il grosso delle imprese rappresentante indirettamente in questo cartello è oggi dei pasticceri.

Non siamo in grado di riportare i commenti dei dirigenti di #Farerete, perché a nostre richieste di chiarimenti, riportate sulla loro chat interna, non è stata data risposta. Eppure sarebbe utile per tutti capire bene perché il progetto è naufragato. Una possibile spiegazione è che forse non tutti avevano le stesse motivazioni per stare insieme, oppure c’era un disequilibrio visti i “pesi” diversi fra le varie associazioni. Forse c’erano anche troppi generali che pensavano di fare le “loro” battaglie contando sulle truppe di altri. Secondo alcune indiscrezioni col passare delle settimane si sarebbe fatto sempre più evidente il tentativo di egemonia “politica” che voleva esercitare qualche sigla. È forse il caso di Ambasciatori del Gusto, la piccola associazione di cuochi per lo più stellati, strettamente legata ad Identità Golose, che aveva peraltro avuto il merito di lanciare il progetto di #Farerete.  

Ad abbandonare per prima il cartello è stata Solidus turismo - #Farerete cade nella sua rete  Dopo la riapertura ognuno per sé
Ad abbandonare per prima il cartello è stata Solidus Turismo

La questione di fondo, però, è che per quanto bravi e con riconoscimenti pubblici, dei cuochi stellati che non abbiano un’investitura di una base molto ampia, non possono rappresentare in toto il mondo della ristorazione, che è fatto anche di trattorie, locande e locali “nomali” dove l’impegno e il sacrificio quotidiano non cedono il posto al marketing o alla comparsate in tv.  E sono soprattutto questi che oggi hanno bisogno più che mai di attenzione. Occorre essere in grado di rappresentare sul serio tutti. In momenti di emergenza e crisi come questi, la rappresentanza (che non può essere fatta di autoreferenzialità) si basa su progetti condivisi con una visione nazionale e si realizza solo tenendo conto di chi ha magari più forza e iscritti, senza pensare di prenderne il posto. Per quello ci sarà tempo.

Oggi occorre tutelare e appresentare quante più imprese possibili. Ed è in questa logica che abbiamo registrato con dispiacere come si sia di fatto sciolto con la calura di agosto il cartello di #Farerete.

Ma il mondo della ristorazione deve avere più che mai dei punti di riferimento. Le uniche realtà che oggi potrebbero dare senso ad una nuova compagine che tenga insieme tutti sono solo la Fic e la Fipe. Come dire le uniche due associazioni che, con ampi numeri, possono rappresentare il mondo dei cuochi e, soprattutto, quello dei ristoranti. E con loro coinvolgere tutti quelli che ci stanno e possono portare contributi. E sono di fatto le due associazioni che maggiormente si sono confrontate con il Governo e le Regioni riuscendo ad ottenere interventi mirati, anche se non ottimali. La Fipe, fra l’altro, già nei mesi scorsi aveva spalancato le porte a tutti ricevendo forse troppo disinteresse da altre sigle o addirittura l’ostilità di chi pensava di scalzarla sostituendo la rappresentanza vera coi proclami.

Sarebbe utile per tutti capire bene perché il progetto è naufragato - #Farerete cade nella sua rete  Dopo la riapertura ognuno per sé
Sarebbe utile per tutti capire bene perché il progetto è naufragato

Ora è però interesse di tutti riaprire la partita, puntando ad un lavoro in cui rispetto dei ruoli di ciascuno e pariteticità si raccordino con la rappresentanza vera delle aziende e dei professionisti. Di fronte al vuoto di idee della politica, solo una ristorazione più unita e più forte potrebbe ottenere dalla politica anche quelle riforme di sistema capaci di mettere sullo stesso piano tutti coloro che somministrano cibo e bevande e favorire così una selezione (inevitabile) rispetto ai troppi locali che erano aperti prima della pandemia. Ed è meglio farlo con regole uguali per tutti, piuttosto che affidarsi ad un mercato dove solo la criminalità sembra avere spazi per muoversi viste le continue segnalazioni di locali rilevati per pochi soldi in questi tempi di crisi drammatica.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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