La corsa della cucina italiana verso il riconoscimento Unesco entra in una fase decisiva. A sostenere la candidatura a Patrimonio immateriale dell'umanità, lanciata ufficialmente nel 2023, sono volati a Malta il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida e il presidente dell'Ice Matteo Zoppas, protagonisti di una serata istituzionale organizzata dall'Ambasciata italiana e dall'agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane per coinvolgere autorità e imprenditori locali. Tra gli ospiti, anche il ministro dell'Agricoltura maltese Anton Refalo.

Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida
Nel corso della cena, ospitata nella "Grand Ballroom" di uno storico hotel alle porte de La Valletta, Lollobrigida ha messo sul tavolo il cuore della questione: l'unicità della cucina italiana non sta solo nei sapori, ma in una cultura millenaria che intreccia convivialità, saper fare e identità. «Le cucine di Francia, Corea, Messico e Giappone sono già state dichiarate dall'Unesco patrimonio immateriale dell'umanità. Considerando i valori non solo di gusto, ma anche di convivialità, di saper fare millenario, con una battuta potrei dire che se a dicembre la cucina italiana non venisse riconosciuta, sarebbero le altre cucine ad essere sminuite» ha dichiarato con decisione.
Pur evitando di commentare direttamente la scelta del presidente Donald Trump di far uscire gli Stati Uniti dall'Unesco, il ministro ha voluto comunque ribadire, parlando con l'Ansa a margine dell'evento, quanto l'Italia creda ancora nel valore degli organismi internazionali. «Per noi un sistema a protezione della qualità mondiale resta molto importante» ha detto, affrontando anche il tema dei dazi. Secondo Lollobrigida, infatti, eventuali tariffe americane non scalfiranno più di tanto le esportazioni tricolori. «Le tariffe che ci si aspetta, tra il 10 ed il 15%, possono tranquillamente essere assorbite dalla catena di esportazione, visto che i prodotti italiani sono comunque nella fascia dell'alta gamma». E ha rincarato: «Non credo che il consumatore americano che attualmente compra il Parmigiano Reggiano attorno ai 45 dollari al chilo, decida di passare al parmesan da 18 dollari solo perché con i dazi il Parmigiano è aumentato a 50 dollari».
A dare ulteriore peso all'iniziativa, è arrivato anche l'intervento di Matteo Zoppas, che ha richiamato i numeri della filiera agroalimentare italiana. Dietro la candidatura, infatti, c'è un comparto che vale sempre di più. «Quello alla cucina italiana sarebbe non solo un riconoscimento del saper fare bene e buono, ma anche, più concretamente, di una filiera dell'agro-alimentare che nel suo complesso vale 70 miliardi di euro, che nel 2023 erano 64: una crescita in doppia cifra che porta il settore a rappresentare oltre il 10% dell'intero export di made in Italy».