Quotidiano di enogastronomia, turismo, ristorazione e accoglienza
sabato 20 aprile 2024  | aggiornato alle 02:20 | 104705 articoli pubblicati

Smart working, non solo benefici È tempo di pensare anche ai rischi

Per Matteo Riva, dirigente dell’Unità di Medicina del Lavoro dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, ci sono problemi psicologici e di postura. Questo benefit aziendale richiederebbe più attenzione nella gestione delle singole posizioni, ma finora si è pensato solo al vantaggio di ridurre gli assembramenti.

di Sergio Cotti
 
10 ottobre 2020 | 12:32

Smart working, non solo benefici È tempo di pensare anche ai rischi

Per Matteo Riva, dirigente dell’Unità di Medicina del Lavoro dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, ci sono problemi psicologici e di postura. Questo benefit aziendale richiederebbe più attenzione nella gestione delle singole posizioni, ma finora si è pensato solo al vantaggio di ridurre gli assembramenti.

di Sergio Cotti
10 ottobre 2020 | 12:32
 

C’è una socialità che viene meno, ma anche un problema di attrezzature e di comfort: tutte questioni legate al dilagare dello smart working, che a sette mesi dal primo giorno di lockdown, soltanto adesso la medicina del lavoro sta prendendo in considerazione.  Perché se è vero che lavorare a casa protegge dal rischio di assembramenti e di contagio sul posto di lavoro, è vero anche che espone i lavoratori a una serie di altre complicazioni che, con il passare del tempo (e, si spera, dell’emergenza) non possono più essere sottovalutate. Soprattutto se il cosiddetto lavoro agile continuerà ad accompagnarci anche in futuro.

Tante criticità correlate al lavoro a domicilio - Smart working e medicina del lavoro

Tante criticità correlate al lavoro a domicilio

«I rischi ci sono - spiega Matteo Riva, dirigente dell’Unità di Medicina del Lavoro dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e membro del Consiglio direttivo della Società italiana di medicina del Lavoro - anche se al momento i benefici sono senz’altro superiori. È un ambito che va comunque studiato e normato: oggi prevale ancora una questione emotiva legata al rischio di contagio. Inevitabilmente la percezione del vissuto non può che essere falsata. Presto però ci accorgeremo che esistono delle criticità, oltre che delle possibilità». Come dire, il desiderio di tutelarsi contro il covid al momento è più forte di qualsiasi altra questione, ma un giorno sarà comunque necessario fare i conti con le tante problematiche che il lavoro da casa può fare causare ai lavoratori.

Dottor Riva, il covid ha modificato anche l’attività dei medici del lavoro.
In generale l’emergenza ha portato a un rinvio delle visite mediche. Per quel che riguarda, in particolare, lo smart working, dobbiamo considerare i rischi legati a questa nuova modalità di lavoro. Rischi che non siamo ancora riusciti a prendere in considerazione in maniera approfondita. Dovremo farlo sempre di più, perché lavorare da casa può rappresentare un problema: alcuni non vivono bene questa situazione di isolamento dal punto di vista dello stress. La mancanza del confronto con i colleghi può causare dei disagi importanti. Sono situazioni che al momento non abbiamo ancora avuto il tempo di approfondire, anche perché nella maggior parte dei casi stiamo assistendo a forme di smart working a orologeria. Quasi tutti i lavoratori ancora al lavoro da casa stanno vivendo questo momento come una fase transitoria.

Matteo Riva - Smart working e medicina del lavoro
Matteo Riva

Quali sono i rischi per la salute?
C’è per esempio una questione legata alla postazione di lavoro: in azienda si fissano degli standard che riguardano gli arredi, le sedie, l’illuminazione; a domicilio tutto questo è molto più difficile. Molte aziende hanno integrato il loro modello di valutazione dei rischi e hanno fornito delle specifiche indicazioni ai lavoratori in modo che siano ben informati e addestrati per ricreare in ambiente domestico il più confortevole possibile; un aspetto, questo, su cui si è posta sempre più attenzione negli ultimi anni.

In caso di smart working chi ci deve pensare a questi aspetti?
È sempre il datore di lavoro che deve occuparsi di organizzare, informare e - teoricamente - verificare che le postazioni siano adeguiate. Questo è un problema, così come la fornitura dell’attrezzatura necessaria. Tanti enti pubblici hanno dovuto fornire un computer per poter permettere ai loro dipendenti di lavorare. In tante realtà ci si è arrangiati invece con strumenti personali. È una questione che per ora non viene risolta perché non sappiamo ancora quanto durerà questa situazione.

In mancanza di un’attrezzatura adeguata, il lavoratore è libero di rifiutare lo smart working?
Sì e in quel caso deve tornare a lavorare in azienda. Il lavoro agile è una sorta di benefit per un dipendente, ma è chiaro che ci devono essere delle condizioni ben precise. In questo momento non c’è il divieto di lavorare in azienda. Solo che lo smart working viene favorito per limitare il rischio di assembramento e di contagi.

Come si stanno comportando le aziende?
Bene. Direi che sono state particolarmente tempestive e, soprattutto, capaci.

Lei ha un osservatorio privilegiato sul mondo del lavoro. In quanti stanno continuando a lavorare in smart working?
Quasi tutte le aziende la cui attività permette questa modalità di lavoro. Magari non a tempo pieno e alternandosi tra i dipendenti.

A casa, il rischio è di lavorare anche fuori dall'orario di lavoro - Smart working e medicina del lavoro
A casa, il rischio è di lavorare anche fuori dall'orario di lavoro

Considerati i rischi di cui parlava poc’anzi, lei - come medico - si sentirebbe di consigliare il lavoro agile?
Sì. In questo momento è una misura che agevola il contenimento del rischio del contagio. È una modalità senz’altro da favorire, soprattutto per i cosiddetti “soggetti fragili”, per cui diventa anzi una necessità per non esporli a rischi.

In altre parole, secondo lei, ci sarebbero più benefici che rischi…
Per ora sì, anche se la situazione va valutata nel medio-lungo termine. Per esempio, tutti ci siamo accorti che la produttività non è la stessa. Ma questo accade perché quando si lavora da casa, spesso si lavora di più, e questo è un altro problema. Parliamo di un fenomeno che si è visto soprattutto nel lockdown, periodo in cui non si poteva fare altro che rimanere in casa.

Stiamo parlando di un fenomeno irreversibile?
Non del tutto. Questa modalità di lavoro proseguirà, anche se non con l’intensità di questi mesi. Tanti stanno riscoprendo i vantaggi del lavoro in presenza, proprio perché - come dicevamo prima - si sono accorti dei limiti di non avere, da casa, una socialità con i propri colleghi. Sarà però una forma di lavoro che utilizzeremo senz’altro di più che in passato.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
Voglio ricevere le newsletter settimanali


Fratelli Castellan
Torresella
ROS
Italmill

Fratelli Castellan
Torresella
ROS

Italmill
Prugne della California
Union Camere