Bruciore che non passa, dolori nella parte alta dell’addome, nausea che rende difficile anche un pasto semplice. La gastrite, termine con cui si indica l’infiammazione della mucosa gastrica, non è solo un disturbo passeggero: può compromettere la qualità della vita di chi ne soffre e richiede attenzione, diagnosi e un approccio mirato. In un articolo di Humanitas Salute, il dottor Marco Dal Fante, gastroenterologo di Humanitas San Pio X, ricorda che «la gastrite non è una condizione unica, ma un insieme di quadri clinici diversi, che possono avere durata, gravità e origine molto differenti».

Dolore, bruciore e nausea: tutto quello che c’è da sapere sulla gastrite
Acuta, cronica e allergica: le tre facce della gastrite
Nella forma acuta, l’infiammazione compare all’improvviso e con sintomi intensi. Le mucose gastriche possono subire danni erosivi o emorragici, ma nella maggior parte dei casi il problema tende a risolversi in tempi brevi. Non mancano però episodi che condizionano pesantemente le giornate di chi ne soffre. A scatenarla possono essere un uso smodato di farmaci antinfiammatori non steroidei, periodi di forte stress, l’ingestione di sostanze corrosive o l’assunzione eccessiva di alcol in poco tempo.

Esistono tre forme di gastrite: acuta, cronica ed eosinofila
La gastrite cronica invece procede in modo silenzioso e progressivo. È spesso collegata alla presenza del batterio Helicobacter pylori - oggi in calo nei Paesi occidentali - ma anche a patologie autoimmuni, al reflusso biliare che si manifesta in alcuni pazienti dopo l’asportazione della colecisti, a stress protratto che stimola una maggiore secrezione di acido cloridrico, al fumo e al consumo regolare di alcolici. In questo caso, più che un episodio isolato, la gastrite diventa una condizione che può durare anni, con conseguenze che non vanno trascurate. Esiste infine la gastrite eosinofila, meno frequente ma significativa, che ha una matrice allergica: è legata a reazioni alimentari e spesso si accompagna ad altre allergie, come asma o rinite stagionale.
Quando lo stomaco manda segnali
Dolore o bruciore all’epigastrio, la zona dell’addome che si trova sopra l’ombelico: questo è il sintomo più tipico, che si accentua quando lo stomaco si distende durante i pasti. In alcuni casi il fastidio si fa sentire anche lontano dai momenti di digestione, in maniera meno intensa ma costante. Nausea, senso di pesantezza e, nei quadri più acuti, vomito, completano il quadro.
Curare senza improvvisare
Il messaggio centrale degli specialisti è chiaro: niente rimedi fai-da-te. Una diagnosi precisa è indispensabile per capire la natura del problema e impostare la terapia. Se la gastrite dipende da H. pylori, servono antibiotici; se è collegata allo stress, può essere utile un supporto farmacologico con ansiolitici; se la causa è un eccesso di acidità, entrano in gioco farmaci antiacidi. Ma nessuna cura può prescindere da una revisione dello stile di vita.
L’importanza delle abitudini quotidiane
Mangiare in modo equilibrato e senza eccessi, praticare attività fisica regolare e concedersi il giusto riposo sono le basi di un approccio preventivo efficace. Anche la gestione dello stress gioca un ruolo decisivo: periodi prolungati di tensione favoriscono un’eccessiva produzione di acido cloridrico, peggiorando i sintomi e rendendo lo stomaco più vulnerabile.

Mangiare sano, fare attività fisica e riposarsi bene sono la base per evitare la gastrite
Allo stesso tempo, è importante imparare a limitare ciò che può irritare la mucosa gastrica. L’alcol e il fumo sono tra i principali nemici, ma anche il consumo eccessivo di caffè, cioccolato e cibi ricchi di grassi contribuisce a mantenere alta l’acidità e a ostacolare la digestione. In questo senso la prevenzione e la cura della gastrite non passano soltanto dagli studi medici, ma si costruiscono nella quotidianità: ciò che scegliamo di portare in tavola e le abitudini che adottiamo ogni giorno sono parte integrante della terapia, tanto quanto i farmaci prescritti.