Quotidiano di enogastronomia, turismo, ristorazione e accoglienza
lunedì 06 maggio 2024  | aggiornato alle 07:19 | 104975 articoli pubblicati

Roero
Salomon FoodWorld
Roero

Cassa integrazione per tutti? Ma i ristoranti non possono pagarla

La Fipe lancia l’allarme sulla riforma degli ammortizzatori sociali: necessaria, ma non deve diventare un costo in più per le aziende. Sarebbe più conveniente licenziare. Stesso discorso per gli aiuti Covid. Entro la fine del 2020 sono a rischio 30mila posti di lavoro e 50mila aziende potrebbero chiudere o non riaprire affatto.

10 ottobre 2020 | 08:31
Cassa integrazione per tutti? 
Ma i ristoranti non possono pagarla
Cassa integrazione per tutti? 
Ma i ristoranti non possono pagarla

Cassa integrazione per tutti? Ma i ristoranti non possono pagarla

La Fipe lancia l’allarme sulla riforma degli ammortizzatori sociali: necessaria, ma non deve diventare un costo in più per le aziende. Sarebbe più conveniente licenziare. Stesso discorso per gli aiuti Covid. Entro la fine del 2020 sono a rischio 30mila posti di lavoro e 50mila aziende potrebbero chiudere o non riaprire affatto.

10 ottobre 2020 | 08:31
 

La cassa integrazione, sia ordinaria sia straordinaria, potrebbe essere estesa a tutti, scavalcando settori e grandezza delle aziende. Questo almeno quanto si legge nelle 35 pagine di bozza di linea guida per la riforma degli ammortizzatori sociali, redatta dalla commissione di esperti nominati a luglio da ministro del Lavoro, Nunzio Catalfo. E bar e ristoranti sarebbero equiparati alle altre impese. Ma siamo sicuri che questo sia un bene? Soprattutto in questo momento di massima difficoltà per i pubblici esercizi?

Cassa integrazione universale? Fipe, arma a doppio taglio

«Uno strumento di ammortizzazione serve, però non può avere un costo esagerato, a maggior ragione ora», è lapidario Silvio Moretti, direttore relazioni sindacali di Fipe, Federazione italiana pubblici esercizi.

La preoccupazione della Fipe è che questi ammortizzatori per le aziende possano diventare “un’arma a doppio taglio”: «In un certo senso l’emergenza attuale ha “sbloccato” la situazione: se prima c’erano aziende con meno di 5 dipendenti che non avevano coperture né con il Fis (Fondo di integrazione salariale) né con la cassa in deroga, con il Covid le garanzie sono state estese a tutti, comprendendo anche le imprese con un solo dipendete. Ora il Governo sta pensando a una riforma complessiva degli ammortizzatori sociali, ma come abbiamo fatto presente a Confcommercio, che ci rappresenta nel tavolo della trattativa, bisogna prestare attenzione a un nodo cruciale. Nella bozza si parla di importi che le aziende dovranno pagare a finanziamento di questa cassa integrazione e siamo preoccupati sia per le imprese più piccole, che non hanno mai pagato e che ora si trovano a dover sostenere un costo del lavoro maggiore, ma anche per le aziende più grandi che pagano già un fondo di solidarietà. (si parla di circa 1,5-2 euro l'ora,  ndr). Pur non sapendo i tempi della riforma, la nostra paura è che, in questa fase di estrema difficoltà per il settore si aggiunga un carico di costi eccessivo che graverebbe sulle imprese. E le imprese in questo momento vorrebbero solo ridurre i costi, non aumentarli».

Stesso discorso anche per gli “interventi selettivi” auspicati dal Governo per sostenere i bar e ristoranti in vista anche di possibili nuove restrizioni a seguito dell’impennata dei contagi (coprifuoco alle 23 e numero limitato di posti): «Anche qui siamo preoccupati – continua Moretti – I nuovi ammortizzatori covid, da un lato danno ma dall’altro tolgono alle imprese. Se i locali avranno ancora delle limitazioni, come la chiusura anticipata o un limite di posti, le aziende saranno costrette a usare meno personale e metterlo in cassa integrazione. E la cassa integrazione costa, e costa anche cara. Per questo le aziende avranno serie difficoltà».

Silvio Moretti - Cassa integrazione universale? Fipe, arma a doppio taglio

Silvio Moretti

Questo potrebbe portare a prediligere i licenziamenti:  in dimentichiamo che entro la fine del 2020 sono a rischio 30mila posti di lavoro e 50mila aziende potrebbero chiudere o non riaprire affatto. Un scelta assurda ma che per molti gestori di pubblici esercizi potrebbe significare un obbligo a fronte dell'impossibilita di mantenere del personale (anche con cassa integrazione) con nuove chiusure O riduzione ulteriore di coperti e orari.

A ciò si aggiunge che «molti dipendenti non hanno ancora preso soldi dalla cassa integrazione. Non avendo ricevuto i soldi i lavoratori non c’è stato nemmeno il conguaglio con le aziende. La situazione è un po' migliorata rispetto ai primi tempi dell’emergenza, ma i numeri che girano dall’Inps non sono incoraggianti». Se non addirittura confusionari, con numeri ogni volta diversi. L’ultimo aggiornamento del 30 settembre specificava che «l’Inps ha pagato direttamente fino al 29 settembre oltre 12 milioni di integrazioni salariali su un totale di 12.314.134. Le integrazioni salariali ancora da pagare sono 294.184. Sulla base delle domande regolarmente presentate, si legge su un totale di 3.445.782 beneficiari, i lavoratori pagati sono stati 3.425.319, pari al 99,4%. Sono in attesa di essere pagati 20.463 lavoratori sui quali l'Istituto sta concentrando l'attività di liquidazione della prestazione». Non si conoscono le stime per i diversi settori.

«L’auspicio – conclude Moretti – è che si tenga presente di tutto questo nel portare avanti una riforma necessaria perché, altrimenti, c’è il rischio che uno strumenti che dovrebbe servire alle aziende per far fronte alle difficoltà, causi loro ulteriori problemi».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
Voglio ricevere le newsletter settimanali


Onesti Group
Fonte Margherita
Molino Pasini
Molino Grassi
Union Camere

Onesti Group
Fonte Margherita
Molino Pasini

Molino Grassi
Siad
Torresella