Quotidiano di enogastronomia, turismo, ristorazione e accoglienza
sabato 04 maggio 2024  | aggiornato alle 06:38 | 104966 articoli pubblicati

Roero
Salomon FoodWorld
Roero

«Chiudi tu». «No, chiudi tu» Governo contro Regioni, ci risiamo

Dopo i teatrini politici della la prima ondata, le cose non sono cambiate. I governatori si sono scagliati contro Conte per la classificazione nelle tre fasce di rischio. Tra i più agguerriti, Attilio Fontana per la Lombardia. Ma anche Piemonte, Sicilia, Calabria e Campania. Un'eterna guerra sulle restrizioni.

di Federico Biffignandi
 
05 novembre 2020 | 12:47

«Chiudi tu». «No, chiudi tu» Governo contro Regioni, ci risiamo

Dopo i teatrini politici della la prima ondata, le cose non sono cambiate. I governatori si sono scagliati contro Conte per la classificazione nelle tre fasce di rischio. Tra i più agguerriti, Attilio Fontana per la Lombardia. Ma anche Piemonte, Sicilia, Calabria e Campania. Un'eterna guerra sulle restrizioni.

di Federico Biffignandi
05 novembre 2020 | 12:47
 

A pensar male si fa peccato, ma di certo la politica italiana non ci sta aiutando a rimanere integri, senza fare cattive supposizioni. Ritenere che il coronavirus non esista è un insulto a chi è morto o a chi è rimasto intubato per mesi; essere convinti che tutto stia andando a rotoli per colpa di una mala gestione politica forse è esagerato perché in tutta Europa la situazione è precipitata, ma che qualcosa di meglio si potesse fare questo è chiaro.

E l’assist per pensarlo non ce lo dà alcuna malizia, ma i continui bisticci tra partiti diventati boriosi, dannosi e stucchevoli. In particolar modo la seconda ondata ha riportato sul bagnasciuga dei nostri tormenti e preoccupazioni il duello governo-Regioni, con governatori "furbetti" - come quello della Calabria - che con dei magheggi che giocavano con la vita delle persone abbassavno il numero dei ricoverati per essere inseriti in una fascia piuttosto che in un'altra.

Governo-Regioni tra falistà e ripicche - Chiudi tu. No, chiudo ioGoverno contro Regioni, ci risiamo

Governo-Regioni tra falistà e ripicche

Da marzo a novembre non è cambiato niente
"Chiudo io, no chiudi tu" sa tanto di romantica telefonata tra fidanzatini, peccato che di mezzo ci sia la salute di 60 milioni di italiani e che mentre Conte chiede a Fontana di chiudere e Fontana dice a Conte “no chiudi tu” il Pil del nostro Bel(?)Paese crolla. A marzo la scusa era che ci si era trovati con una bomba a orologeria in mano, ma oggi? Oggi, a distanza di sette mesi, abbiamo tardato ancora a prendere una decisione per quel “chiudi tu, no chiudo io” e ora che si è deciso di chiudere con l’intento di non fermare l’Italia, ecco le rivendicazioni.

Fontana: «Uno schiaffo alla Lombardia»
Del governatore lombardo Attilio Fontana se ne è parlato in lungo e in largo perché la Lombardia, motore d’Italia, è anche la principale regione per numero di contagi e la sua guida leghista risente fortemente dei diktat di Matteo Salvini che di Giuseppe Conte è il principale oppositore.

Fontana ha parlato di schiaffo alla Lombardia discutendo sulla veridicità dei numeri e sulla loro “freschezza”, rimangiandosi intenzioni e parole espresse qualche giorno prima, come se la Lombardia diventasse rossa o gialla a secondo del colore del partito che deve prendere decisioni. E intanto la gente muore e il Pil affonda, trascinando con sé considerazioni su tutta questa pandemia che sconfinano dal mero aspetto sanitario.

Guerra intestina in Piemonte
Ma come Fontana ce ne sono stati altri di governatori che hanno aspettato l’annuncio di Conte per difendere le proprie regioni e vendere false speranze, forse per farsi belli davanti ai propri cittadini, manco fossero i “bulletti” del Paese. Tra le voci di critica si è aggiunta quella del presidente del Piemonte, Alberto Cirio.

«È mattina presto, ma vi confesso che questa notte non ho dormito», ha scritto Cirio poco dopo le 6 in un post su Facebook, «ho passato le ore a rileggere i dati, regione per regione, a cercare di capire come e perché il governo abbia deciso di usare misure così diverse per situazioni in fondo molto simili. Le scelte così importanti sono state prese sulla base di dati vecchi di almeno 10 giorni. L’Rt del Piemonte è nettamente migliorato, sceso nell’ultima settimana grazie alle scelte di prudenza che la Regione aveva già saputo adottare».

Un dato, dice Cirio che «non è stato preso in nessuna considerazione. Voglio che mi si spieghi - prosegue il presidente - la logica di queste scelte. Il rispetto delle istituzioni fa parte della mia cultura. Ed io rispetto lo Stato. Ma anche il Piemonte merita rispetto. Lo meritano i piemontesi e le tante aziende che forse non riapriranno. Ed io per loro pretendo dal governo chiarezza».

«In questo momento drammatico, le istituzioni devono assumersi le proprie responsabilità. Il governo l'ha fatto, stabilendo dei criteri di rischio per le Regioni», dice la sindaca di Torino Chiara Appendino che ancora su Facebook sollecita a «mettere subito in atto un piano dettagliato e concreto che ci faccia passare alla fascia di rischio inferiore e che ci porti, Torino e il Piemonte, fuori dal lockdown il prima possibile. Sono migliaia i piemontesi bloccati in casa da un sistema sanitario che per stessa ammissione della Regione, non sta reggendo, migliaia le imprese obbligate a chiudere che potrebbero non riaprire più».

Nel post la prima cittadina non cita il governatore Cirio, che ha polemizzato con la scelta del governo di inserire il Piemonte tra le zone rosse, ma il riferimento è evidente. «Ogni minuto perso a fare polemica è un minuto in meno dedicato a loro - aggiunge -. Adesso bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare pancia a terra per uscirne fra 14 giorni».

Scontro Governo-Regioni non solo per le chiusure
Per dire come i rimbalzi di stampo prettamente politico subentrino anche all’interno delle stesse Regioni. Ognuno insomma legge i dati un po’ a modo suo e reagisce di pancia, in nome del proprio credo politico. E l’aggravante è che tutto ciò accade non solo per le chiusure, ma anche per l’erogazione delle casse integrazioni (la cui gestione almeno in Lombardia è passata di mano a più riprese), per le decisioni da prendere sul trasporto pubblico, per la gestione degli ospedali, addirittura sulle autocertificazioni.

Alla Sicilia non piace l'arancione...
Dal Piemonte alla Sicilia, l’umore e lo stile resta sempre quello. Nello Musumeci, presidente della Regione Siciliana protesta: «La scelta del governo nazionale di relegare la Sicilia a zona arancione appare assurda e irragionevole». Tutti scontenti, anche chi è stato messo in zona gialla, ma avrebbe voluto la rossa, fiammante magari.

La Campania vorrebbe il rosso...
In Campania per esempio il governatore De Luca ha affermato: «L'ultimo Dpcm stabilisce il blocco della mobilità dalle 22 alle 5. Sembra francamente che sia una misura più che contro il Covid, contro il randagismo, visto che non interessa il 99% dei cittadini». Il giudizio del presidente campano è senza appello: «Si assumerà il governo la responsabilità sanitaria e sociale conseguente alle sue scelte, sempre ritardate, e sempre parcellizzate».

... la Calabria invece no e impugna l'ordinanza
Di stampo leghista anche la reazione della Calabria, zona rossa. Iil presidente facente funzioni, Nino Spirlì, ha annunciato un ricorso contro il provvedimento firmato dal ministro Roberto Speranza: «Impugneremo la nuova ordinanza del ministro della Salute che istituisce la zona rossa in Calabria. Questa regione non merita un isolamento che rischia di esserle fatale», ha affermato. «Le costanti interlocuzioni che ho avuto in questi giorni con i membri del Governo e con il commissario Arcuri, al di là della grande disponibilità al dialogo da parte di tutti - ha aggiunto Spirlì - non hanno prodotto alcuna modifica rispetto alla volontà, evidentemente preconcetta, di “chiudere” una regione i cui dati epidemiologici, di fatto, non giustificano alcun lockdown, soprattutto se confrontati con quelli delle nostre compagne di sventura: Lombardia, Piemonte e Val d’Aosta».

Ma in Calabria sembra essere stato smascherato un giochetto poco piacevole. In poche ore i ricoverati sono passati da 26 a 10, ma non per improvvise guarigioni o ondata di decessi. Dodici ore dopo, è stato chiarito che si è deciso di distinguere fra pazienti intubati e pazienti sottoposti "solo" a  ventilazione assistita e di considerare solo i primi come "ricoverati in terapia intensiva". Un "balletto indecoroso" lo definisce il consigliere regionale Pd, Carlo Guccione,  che scrive "è grave che in meno di 12 ore, senza dare alcuna spiegazione, possano cambiare dei dati ufficiali. Questo dimostra il pressapochismo che imperversa alla Cittadella".

Siamo ancora l'Italia degli staterelli
Insomma, tutti scontenti. A guardarsi indietro nel tempo del resto, vediamo un’Italia divisa in decine di stati e staterelli, ducati e principati. Cosa dovremmo aspettarci, oggi, all’alba del 2021?

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
Voglio ricevere le newsletter settimanali


Electrolux
Mulino Caputo
Vini Alto Adige
Union Camere

Electrolux
Mulino Caputo

Vini Alto Adige
Julius Meiln
Fratelli Castellan