Nel mese di settembre oltre 400mila dipendenti di bar e ristoranti sono rimasti a casa senza lavorare. Si tratta di una stima realizzata dall’Ufficio Studi della Fipe-Confcommercio, Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, sulla base dei dati relativi alle ore di cassa integrazione in deroga diffusi oggi dall’Inps ed ai contratti di lavoro a tempo determinato. Secondo l’Istituto nazionale di previdenza, infatti, nel corso del mese di settembre sono stati autorizzate oltre 8,7 milioni di ore di cig in deroga per i lavoratori di alloggio e ristorazione. Un dato allarmante che si aggrava se si considera che molti lavoratori sono a casa e ancora attendono gran parte dei versamenti previsti dall'Inps; a fine settembre le pratiche inevase relativa alla cig in deroga (che interessa da vicino l'Horeca) erano 139.311.
Un lavoratore su due a casa a settembre
UN DIPENDENTE SU DUE A CASA A SETTEMBREPartendo da questo dato, l’Ufficio Studi Fipe-Confcommercio ha calcolato che tra l
avoratori in cassa integrazione,
circa 50mila persone, e contratti a tempo determinato non attivati, circa 350, la metà degli 850mila dipendenti di bar e ristoranti non è stato impiegato nel corso dell’ultimo mese.LA FIPE: DATI DRAMMATICI, SERVE UN INTERVENTO«Questo dato è
drammatico - commenta la federazione - e dimostra non solo che il settore dei
Pubblici esercizi è tra i più colpiti a causa della pandemia e delle misure di contrasto alla diffusione del virus, ma anche che, subito dopo l’estate,
moltissime attività di ristorazione hanno chiuso i battenti o lavorano al minimo lasciando a casa i dipendenti. Le previsioni per i prossimi mesi sono ancor più negative se si pensa alle misure restrittive adottate da governo e
Regioni nell’ultima settimana. A questo punto, non possiamo più aspettare oltre:
serve un intervento immediato con contributi a fondo perduto per compensare le
perdite di fatturato dei pubblici esercizi. Centinaia di migliaia di posti di lavoro rischiano di essere cancellati definitivamente».
IL GOVERNO SI MUOVE, MA NON BASTAIl Governo in effetti ha promesso, inserendoli nella
Legge di Bilancio appena affidata al Parlamento,
4 miliardi di euro di ristori per le attività che stanno soffrendo più di altre la crisi di questi mesi. Tra questi ci saranno anche i comparti della ristorazione e del turismo, ai quali il Premier si è rivolto direttamente proprio nei giorni scorsi. Si parla però di
soldi che arriveranno solo nel 2021 e che, con ogni probabilità, non basteranno a fare fronte alle richieste delle varie categorie. Sono 4 miliardi di euro di ristori, ma ora serve anche trovare le coperture per la cassa integrazione (annunciata fino a fine marzo) e le risorse per accompagnare gli operatori in difficoltà anche in questa fine d'anno. L'intenzione si scontra con il nodo risorse. Rimodulazioni di stanziamenti tra misure prese con i decreti emergenziali sarebbero possibili, ma ancora non ci sarebbe chiarezza sulle risorse a disposizione.
VIA ALLE PROTESTEE siccome gli appelli e i reclami verbali, gli incontri e i confronti vanno avanti da mesi ma smuovono poco le acque i gestori dei pubblici esercizi hanno deciso che
occuperanno le piazze di 10 città il prossimo 28 ottobre: «Siamo a terra, la politica non può solo chiudere tutto».