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Agriturismi, perdita da 600 milioni Ma il futuro dei viaggi è green

Nel 2020 i numeri nelle strutture di tutta Italia sono impietosi con perdite ingenti di presenze e di incassi. L'assemblea nazionale di Turismo verde però sottolinea che i turisti cercheranno sempre più le zone isolate. Da qui l'idea che all'orizzonte si possano intravedere squarci di sereno anche grazie ad aiuti che stanno arrivando.

di Mariella Morosi
07 ottobre 2020 | 16:43
Agriturismi, perdita da 600 milioni 
Ma il futuro dei viaggi è green
Agriturismi, perdita da 600 milioni 
Ma il futuro dei viaggi è green

Agriturismi, perdita da 600 milioni Ma il futuro dei viaggi è green

Nel 2020 i numeri nelle strutture di tutta Italia sono impietosi con perdite ingenti di presenze e di incassi. L'assemblea nazionale di Turismo verde però sottolinea che i turisti cercheranno sempre più le zone isolate. Da qui l'idea che all'orizzonte si possano intravedere squarci di sereno anche grazie ad aiuti che stanno arrivando.

di Mariella Morosi
07 ottobre 2020 | 16:43
 

Sono 24 mila in totale le strutture agrituristiche in tutte le regioni italiane, con 100mila addetti, e la stagione 2020 si chiude per loro con 600 milioni di fatturato in meno - sulla media annua di oltre un miliardo- e con meno di 295 milioni di presenze. In forte controtendenza sono stati luglio e agosto, dopo il lockdown, quanto gli italiani le hanno scelti in massa per una vacanza sana, in sicurezza e all'aria aperta. Se ne è discusso a Roma in occasione dell'Assemblea annuale di turismo verde, l'Associazione agrituristica di Cia Agricoltori Italiani, a cui fanno parte 4.500 agriturismo da Nord a Sud, svoltasi all’Auditorium “Giuseppe Avolio” alla presenza del suo presidente Giulio Sparascio, e di Dino Scaravino presidente della Cia.

Agriturismi salva turismo? -

Agriturismi salva turismo?

Da qui - è stato sostenuto- deve ripartire la riflessione sulle vie percorribili per il rilancio del settore del turismo verde che deve essere sostenibile, basato sulle relazioni umane e in connessione con l'identità paesaggistica, culturale ed enogastronomica e attraverso la riscoperta di borghi e di aree interne poco conosciute. Sarebbe un processo strategico, quello della definizione di un nuovo modello di agriturismo, non tanto per recuperare le presenze del pre-Covid, ma per costruire premesse per una crescita. Hanno portato il loro contributo al convegno Marco Brogna dell'Università la Sapienza con una ricerca sul tema "Il Paese che vogliamo: l'agriturismo per il rilancio delle aree interne", Carlo Haussmann, direttore di Agrocamera con i risultati di un'indagine sulle potenzialità del settore e sulle motivazioni alla base delle scelte di questo tipo di vacanza e Renzo Iorio di Nugo, Ferrovie dello Stato, la start up che si occupa di favorire la mobilità collettiva door to door, alternativa all'uso dell'auto privata per raggiungere le destinazioni. Il ministro delle Politiche Agricole, Teresa Bellanova, ha inviato un messaggio promettendo il massino sostegno a un settore integrativo all'attività agricola - dove è la qualità dell'offerta a fare la differenza - contribuendo a far uscire dalla marginalità le aree rurali. «Le criticità segnalate talvolta dalle associazioni - ha scritto la ministra- dovrebbero essere affrontate e trasformate in opportunità con la cooperazione delle istituzioni che non devono essere viste come lontane dal territorio».

«Dobbiamo sfruttare l'effetto positivo del Covid- ha detto il presidente Cia Dino Scanavino - anche se in una situazione fluida come questa nessuno può precedere cosa accadrà. Soprattutto non dobbiamo sottovalutare l'opportunità che ci offre il Recovery Found e per questo dobbiamo lavorare con il Governo e sul territorio affinché dia il giusto spazio a progetti mirati alla promozione delle aree interne coinvolgendo gli agriturismi».

Dino Scanavino - Agriturismi, perdita da 600 milioni Ma il futuro dei viaggi è green
Dino Scanavino

Tra i numerosi interventi e collegamenti web quello di Giovanni Cannata, presidente del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise che ha invocato una maggiore integrazione tra le politiche regionali e auspicato un coinvolgimento dei giovani garantendo loro una formazione adeguata, rapportata alla qualità della domanda che - come ci hanno insegnato le nuove scelte del post lockdown - sta cambiando rapidamente la domanda. Il presidente del Turismo Verde, Giulio Sparascio, ha ricordato gli albori di questo tipo di ospitalità. «Siamo stati dei pionieri, 35 anni fa, dei visionari. Abbiamo ridato vita a zone abbandonate anche dalle istituzioni, dove le luci erano spente. Ci siamo presi in carico dei valori come l'accoglienza, l'empatia con l'ospite. A giugno con coraggio abbiamo accolto ospiti impauriti per il virus, rassicurandoli. E non abbiamo avuto un solo caso di contagio. Dal bonus vacanze alla sospensione di Imu e Tari abbiamo ottenuto grossi risultati. Ma ora occorre non rallentare il filo con le regioni, molte delle quali ancora non rendono accessibili i contributi a fondo perduto previsti dal dl Rilancio. Inoltre, è necessario rifinanziare la cambiale agraria, strumento di accesso al credito».

Turismo Verde attraverso gli agriturismi associati amplifica le azioni e l’impegno di Cia sul territorio e in particolare fuori dalle città, nei centri abitati più difficili da raggiungere, dove cura le relazioni con agricoltori e realtà agrituristiche, con istituzioni pubbliche, dalle regioni ai comuni, con enti parco e aree naturali, con associazioni e operatori museali.

Infine, anche con guide e operatori turistici sostenitori dello “Slow tourism” tra passeggiate a cavallo, trekking in montagna e percorsi in bicicletta. Esperienze da affiancare alla riscoperta di piatti tipici della cucina contadina e regionale, assaporati a diretto contatto con i produttori agricoli, custodi del territorio e delle sue tradizioni culturali ed enogastronomiche.

Già dalla fine del 2019 la Cia aveva messo in campo il progetto "Il Paese che vogliamo" per valorizzare le aree rurali e le tradizioni regionali incentivando le attività agrituristiche e le comunità rurali. Il boom di giugno e agosto delle presenze nelle strutture nonostante la totale assenza degli stranieri, ha dimostrato come sia stata forte la percentuale di italiani che per la prima volta hanno scelto l'agriturismo.

«Il Covid - ha detto Marco Brogna - ha permesso al settore di fare ciò che in tanti anni non era stato possibile: conquistare nuove fette di mercato nazionale aumentando gli arrivi e le presenze, poiché è aumentata soprattutto la permanenza media. Il comparto ha ancora oggi una potenziale inespresso e dobbiamo considerare il post pandemia come una grande occasione di rilancio, di crescita e di sviluppo. Ma servono interventi più che mai mirati e nuove idee al passo con i tempi e una formazione migliore per gli addetti, una specializzazione che consenta di superare la stagionalità dell'offerta». È tempo - è stato detto in più interventi - di metabolizzando il lockdown ripensando, da subito, la promozione dei territori. È necessario, allora, guardare a un turismo diverso e figlio dell’emergenza, che rispetti le regole anti-Covid ma, allo stesso tempo, rimetta anche in moto la macchina di un settore turistico che nel suo complesso e per l'intero comparto nel 2019 ha segnato il 13% del Pil nazionale, rispetto all'industria (20%) a all'agricoltura (2,1%).

Ma quali sono le motivazioni della scelta dell'agriturismo rispetto ad altre attività concorrenziali, dal B&B ai villaggi camping fino alla ristorazione e all'ospitalità commerciale, sempre sulla base di chi può organizzare e comunicare meglio la propria offerta? Secondo il rapporto di Carlo Hausmann sono apprezzati il contesto ambientale, l'incontro con le persone che li ospitano e la loro dimensione familiare, l'offerta gastronomica il lusso "diverso" che non è quello di una spa ma la certezza di mangiare e vivere in modo più sano. Le motivazioni di scelta sarebbero la località, il prezzo, le attrazioni, la personalizzazione delle proposte e il confort mentre quello che non verrebbe assolutamente accettato sarebbe la scortesia, la mancanza di autenticità, di igiene e pulizia e le informazioni scorrette. Le sfere di specializzazioni sarebbero invece la natura e le escursioni, la ristorazione, l'accoglienza in fattoria, il mare e il lago.

Auspicati anche il sostegno economico da parte delle istituzioni per chi fa attività collaterali non agricole e procedure burocratiche meno complicate. Fare sistema tra associazioni e istituzioni, promuovere anche nel settore agrituristico, la definizione di nuovi modelli di business più adeguati al cambiamento indotto dalla pandemia, rappresentano per l’Associazione agrituristica di Cia le azioni su cui costruire un piano di sviluppo reale del territorio locale, che ne riconosca e incoraggi gli aspetti distintivi.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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