C’era da aspettarselo, questo è certo. Ma messi nero su bianco i numeri fanno ancora più paura. Il Coronavirus ha chiuso 73mila imprese italiane e 17mila non riapriranno. Tra giugno e ottobre, inoltre, oltre due terzi delle aziende hanno avuto riduzioni di fatturato rispetto allo stesso periodo del 2019.
Tra i settori più colpiti, manco a dirlo, quello ricettivo: il 43,5% delle imprese dichiara assenza di fatturato o una diminuzione superiore al 50%, il 43% un calo del 10-50%. Il comparto della ristorazione, allo stesso modo, registra il prevalere di flessioni, anche se con un'intensità inferiore rispetto a quello ricettivo: il 26,7% non registra fatturato o subisce riduzioni di oltre il 50%, il 56,3% tra il 10-50%. Gli alberghi, dopo le attività sportive e di intrattenimento, presentano la più alta incidenza di chiusura. Una quota significativa di imprese attualmente non operative si riscontra anche nel settore della ristorazione (circa 30mila imprese di cui 5mila non prevedono di riprendere).
Chiusi 30mila ristoranti di cui 5mila non prevedono di riprendere
Questo è il triste bollettino che emerge dal report
Istat sulle imprese di fronte al
Covid nel quale sono state intervistate oltre un milione di aziende tra ottobre e novembre con riferimento al periodo giugno-ottobre.
Su 73mila imprese chiuse 17mila non riaprirannoNel dettaglio emerge che il 68,9% delle imprese è in piena
attività nonostante l'emergenza sanitaria, il 23,9% è
parzialmente aperta, svolgendo la propria attività in condizioni limitate in termini di
spazi,
orari e accesso della clientela, mentre il 7,2% è
chiusa.
Circa 73mila imprese, che pesano per il 4%
dell'occupazione, hanno dichiarato di essere chiuse: 55mila prevedono di riaprire e 17 mila no (l'1,7% delle imprese pari allo 0,9% degli occupati).
L'85% delle unità produttive "chiuse" sono microimprese I quattro quinti delle imprese oggetto di indagine (804 mila, pari al 78,9% del totale) sono
microimprese (con 3-9 addetti in organico), 189mila (pari al 18,6%) appartengono al segmento delle piccole (10-49 addetti) mentre sono circa 22 mila quelle medie (50-249 addetti) e 3mila le grandi (250 addetti e oltre) che insieme rappresentano il 2,6% del totale.
Più della metà delle imprese è attiva al
Nord (il 29,3% nel Nord-ovest e il 23,4% nel Nord-est), il 21,5% al Centro e il 25,9% nel
Mezzogiorno.
L'85% delle unità produttive "chiuse" sono
microimprese e si concentrano nel settore dei
servizi non commerciali (58 mila unità, pari al 12,5% del totale), in cui è elevata anche la quota di aziende parzialmente aperte (35,2%).
Maggior indice di chiusura per alberghi e attività sportive e di intrattenimentoOltre alle attività sportive e di
intrattenimento, agli
alberghi, ai
ristoranti e alle
case da
gioco sono 7mila i
negozi al dettaglio chiusi. Il 28,3% degli esercizi al
dettaglio chiusi non prevede di riaprire rispetto all'11,3% delle strutture ricettive, al 14,6% delle attività sportive e di intrattenimento e al 17,3% delle imprese di servizi di ristorazione non operative.
Più colpito il MezzogiornoTra le imprese attualmente non operative, quelle presenti nel Mezzogiorno sono a maggior rischio di chiusura definitiva: il 31,9% delle imprese chiuse (pari a 6 mila unità) prevede di non riaprire, rispetto al 27,6% del Centro, al 23% del Nord-ovest e al 13,8% del Nord-est (24% in Italia).