Quando finalmente il 2020 se ne andrà lasciando spazio sul calendario al 2021, la sensazione di tutti sarà quella di un gigantesco sospiro di sollievo. C’è un però. Quello di un ritorno feroce del contagio proprio nel primo mese dell’anno. Uno scenario inquietante e a tratti inconcepibile, visto che di fatto siamo ancora dentro la seconda ondata di coronavirus: come è possibile doversi già preoccupare per la terza?
A fine gennaio 2021 può arrivare la terza ondata di coronavirus
Eppure è così. L’allentamento di
dicembre potrebbe essere un’effimera illusione: è vero che i
ristoranti stanno gradualmente riaprendo a
pranzo, visto che la cartina dell’Italia
si è colorata sempre più di giallo, come nel caso della Lombardia, ma purtroppo potrebbe essere una breve parentesi.
Anche il
governo sta provando a favorire il “rimbalzo” economico dell’anno nuovo, per esempio
inserendo nella legge di bilancio 2021 sgravi per le assunzioni. Così come il
vaccino ha ridato speranza. Ma i tempi per un ritorno alla normalità sono ancora lunghi.
Dicembre e gennaio considerati mesi «terribili»Del resto sono stati i
virologi ha smorzare l’entusiasmo.
Walter Ricciardi, consigliere del ministero della Salute e docente di Igiene all'università Cattolica di Roma, è stato uno dei più duri in questo senso: «
Dicembre e
gennaio saranno terribili per due motivi, per i problemi nell'accesso ai servizi e per le tante differenze a livello regionale», ha detto. Il nostro umore non ne aveva bisogno, ma è un bagno di realtà.
Andrea Crisanti, direttore del laboratorio di microbiologia dell'Università di Padova, ha sottolineato invece che la
vaccinazione sarà lenta e che quindi «ci attende un inverno preoccupante. Natale, con scuole chiuse e fabbriche a ritmo ridotto, va sfruttato per ridurre i contagi. La terza ondata in queste condizioni è una certezza. Siamo in una situazione grave stabile».
Economicamente tanti settori rischiano di non farcela
Insomma dovremmo metterci il cuore in pace e stringere i denti anche nel nuovo anno. Altro che ripresa con slancio. Ma economicamente un settore già fiaccato e particolarmente colpito come quello della
ristorazione ce la potrà fare ad affrontare altre
restrizioni a fronte di
ristori governativi fin qui insufficienti? E soprattutto, perché si dovrebbe arrivare a questa prospettiva così pessimistica?
Ci sono degli
indicatori che delineano un quadro negativo.
Il Sole 24 ore li ha messi insieme.
- Innanzitutto c’è il problema del picco dell'influenza stagionale, che solitamente arriva proprio a fine gennaio. È vero che distanziamento, igienizzazione delle mani e mascherine potrebbero limitare oltre al Covid-19 anche la diffusione dell’influenza, ma le ospedalizzazioni proprio in quel periodo potrebbero comunque aumentare, sommandosi ai casi di coronavirus. E creando una situazione potenzialmente insostenibile.
- Come stretta conseguenza del punto uno c’è dunque il fatto che gli ospedali, già con un tasso di saturazione alto, non riusciranno a dimettere un numero di pazienti sufficiente prima dell'arrivo del picco influenzale.
- Tutti a reclamare a gran voce una riduzione delle restrizioni anti-coronavirus, almeno per Natale. E infatti il governo sta ragionando anche sul possibile ok agli spostamenti tra comuni, in un periodo in cui l’Italia diventerà tutta “gialla”. Ma questo allentamento avrà un inevitabile impatto sull'epidemia: magari non proprio un’impennata dei casi, ma di certo un rallentamento del calo che stavamo registrando finora.
- Proprio il periodo delle festività di fine anno dovrebbe provocare in qualunque caso un rimescolamento della popolazione. Anche vietando i cambi di regione nei giorni caldi di Natale e Capodanno, le persone sembrano intenzionate a muoversi prima, come dimostrano i picchi di prenotazioni dei treni, per esempio. E le riunioni familiari potrebbero riaccendere l’onda del contagio.
- La riapertura delle scuole dopo l’Epifania avrà un effetto importante sulla ripresa della circolazione del virus. Soprattutto senza adeguati interventi per esempio sui mezzi pubblici.
Tutto questo, mixato assieme, scatenerebbe la terza ondata. I
ristoranti italiani e più in generale l’
economia del Paese difficilmente reggerebbero un altro pesante scossone.