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Turismo, spariti 2 stranieri su 3 Tiene la montagna, ma perde il 20%

Il bilancio di Assoturismo e Confturismo sull’estate 2020 è impietoso: perse in due mesi 65 milioni di presenze. Cresce, ma di poco il numero degli italiani (+ 1,1%). Le città d’arte hanno dimezzato gli affari. Soffrono soprattutto le regioni del Nord (-31%), mentre Sud e Isole limitano i danni, contenendo il calo intorno al 20%.

 
05 settembre 2020 | 10:23

Turismo, spariti 2 stranieri su 3 Tiene la montagna, ma perde il 20%

Il bilancio di Assoturismo e Confturismo sull’estate 2020 è impietoso: perse in due mesi 65 milioni di presenze. Cresce, ma di poco il numero degli italiani (+ 1,1%). Le città d’arte hanno dimezzato gli affari. Soffrono soprattutto le regioni del Nord (-31%), mentre Sud e Isole limitano i danni, contenendo il calo intorno al 20%.

05 settembre 2020 | 10:23
 

Un’estate da dimenticare, che ha tenuto fede alle previsioni più nere, con un calo di 65 milioni di presenze in due mesi e fatturati in picchiata fino al 60-70%. Così Assoturismo Confesercenti e Confturismo Confcommercio fotografano la stagione turistica in Italia dopo i primi giorni di settembre. Altro che timida ripresa: a parte qualche località di mare e di montagna, dove comunque il bilancio parla di un calo intorno al 20-25% rispetto al 2019, la crisi si è sentita ovunque.

Turismo in calo fino a oltre il 50% in Italia - Turismo, spariti 2 stranieri su 3 Tiene la montagna, ma perde il 20%

Turismo in calo fino a oltre il 50% in Italia

L’unico segno positivo, secondo Assoturismo, è rappresentato dalla percentuale di turisti italiani presenti negli alberghi (+1,1%); una cifra tuttavia irrisoria, rispetto al calo degli stranieri (-65,9%), che rappresentano da sempre circa la metà delle presenze turistiche nel nostro Paese.



«Il recupero fisiologico della domanda italiana nelle settimane centrali di agosto non è stato sufficiente ad agganciare il rimbalzo - spiega Vittorio Messina, presidente di Assoturismo Confesercenti - Ora le imprese sperano in un prolungamento della stagione estiva a settembre e in una graduale ripresa degli stranieri, anche se le notizie di una risalita dei contagi hanno frenato le prenotazioni e in qualche caso provocato delle disdette. L’emergenza è quindi tutto fuorché archiviata: occorre prolungare i sostegni al settore, che si trova di fronte ad una nuova stagione di incertezza. Ma anche estendere e modificare il meccanismo dei buoni vacanze: la bassa adesione dimostra che, così com’è, è troppo oneroso per gli imprenditori, che non sono nelle condizioni di perdere liquidità».

Nel trimestre giugno-agosto le presenze nelle strutture ricettive ufficiali in Italia si sono fermate a 148,5 milioni, oltre 65 milioni in meno rispetto al 2019 (-30,4%), con un calo più forte nell’alberghiero (-32,6%) rispetto all’extralberghiero (-27,5%). Questo, almeno, secondo le stime elaborate da CST Firenze per Assoturismo Confesercenti, sulla base dei dati forniti da un campione di 1.975 imprenditori della ricettività in tutta Italia.

Vittorio Messina - Turismo, spariti 2 stranieri su 3 Tiene la montagna, ma perde il 20%
Vittorio Messina

Italiani e stranieri
A pesare il crollo peggiore delle attese (-65,9%) della domanda estera: sono sparite due presenze straniere su tre. Aumentano, invece, i turisti italiani (+1,1%), ma solo nell’extralberghiero (+5,5%). Il calo degli stranieri è avvertito più dall’alberghiero (-70%) che dall’extralberghiero (-61%), e coinvolge soprattutto i turisti extra-Ue; restano tedeschi, francesi, olandesi, svizzeri, austriaci e britannici.

Le aree
La tendenza negativa ha interessato tutte le aree del Paese, ma con forza diversa. L’andamento peggiore è stato registrato dagli imprenditori del Nord Ovest (-34,2%) e del Nord Est (-34,4%). Valori meno negativi sono stati segnalati dalle imprese delle regioni del Centro (-31,3%), mentre per le aree del Sud e delle Isole la stima del calo è ancora più contenuta (-20,4%).

Le tipologie di offerta
Anche dal punto di vista delle tipologie di offerta turistica è stata un’estate a due velocità, con risultati migliori delle attese per alcune destinazioni e fatturati in caduta libera in altri segmenti, come città d’arte (-49,6% di presenze), laghi (-48,6%), terme (-38,9%) e campagne e collina (-39,8%). Resiste meglio, invece, il balneare, che segna un calo del -23,7%, (-66,6% di presenze straniere e +3,9% di italiani). Più resiliente ancora il turismo montano, con -19%, (+2,7% italiani e -63,6% stranieri).

I fatturati
Le indicazioni delle imprese segnalano un crollo rilevante dei volumi, stimato mediamente al 37,5% rispetto allo stesso periodo del 2019, (-38,7% gli hotel e -33,8% l’extralberghiero). Si stimano in circa 40 mila le strutture ricettive che hanno aderito alla misura di sostegno adottata dal governo Bonus Vacanza, di cui il 73% nel settore extralberghiero.

Fin qui i numeri di Assoturismo. Ma vede nero anche l’altra associazione di categoria, Confturismo, che rileva come dopo il mese di giugno di fatturati azzerati per le imprese del turismo e luglio con andamento a singhiozzo, si sia registrato un agosto con numeri complessivamente ridotti, permanenze medie più brevi e spesa contratta, mentre le prospettive per settembre sono ridimensionate rispetto a quelle previste solo due mesi fa.

Innanzitutto scende per la prima volta tra luglio e agosto – da 65 a 63 punti su scala da 0 a 100 – l’indice che rappresenta la propensione degli italiani a viaggiare. Non era mai successo in 5 anni di rilevazioni e il fatto che avvenga quest’anno, quando la misurazione aveva già registrato record catastrofici da marzo in poi, è ancora più grave. Vuole dire, dunque, che andranno per lo più deluse le speranze riposte sul mese di settembre per cercare di recuperare una stagione senza stranieri.

Luca Patanè - Turismo, spariti 2 stranieri su 3 Tiene la montagna, ma perde il 20%
Luca Patanè

«A fine marzo ipotizzavamo una perdita di valore della produzione del turismo nel 2020 nell’ordine dei 100 miliardi di euro - dice Luca Patané, presidente di Confturismo - allora sembrava una visione eccessivamente drammatica ma ogni giorno che passa ci avviciniamo sempre più alla sua concretizzazione».

Se nella rilevazione di giugno il 69% degli intervistati pensava che avrebbe fatto almeno un periodo di vacanza entro agosto, lo stesso campione, consultato nuovamente a fine mese scorso, dichiara di essere partito solo nel 60% dei casi (-9%) e, del 40% che non si è mosso, solo l’11% sono italiani che normalmente non fanno vacanze in questo periodo dell’anno. Gli altri indicano come motivo della “non partenza” i timori per la pandemia, nel 52% dei casi, ma anche difficoltà di ordine economico e mancanza di ferie, nel 47%. I “pienoni” di agosto, di cui si è parlato molto, sono dunque stati solo un miraggio estivo, nel senso che si sono concentrati in pochi giorni e in poche località.

L’impatto della crisi diventa ancora più forte e registrabile quando si misura la “qualità della vacanza”: solo il 41% degli intervistati ha fatto ferie di lunghezza tradizionale, con almeno 5 pernottamenti a destinazione, mentre il 19% ha fatto viaggi brevi o frazionati in più periodi, ma sempre di breve durata.

Naturalmente l’Italia resta la meta preponderante, scelta dal 96% degli intervistati, ben 19 punti percentuali sopra la media normale di questo mese, con ottimi andamenti delle mete in grado di offrire un mix ben calibrato di mare, entroterra, enogastronomia e natura come Puglia, Toscana ed Emilia-Romagna. Per il 4% che ha comunque fatto vacanze all’estero – dato che fa riflettere sulla crisi profonda che stanno attraversando agenzie di viaggio e tour operator – solo mete europee, dove si segnala la scomparsa dalla geografia turistica di destinazioni fondamentali come Spagna e Mar Rosso.

«Se, in parte col decreto Rilancio e poi con il decreto Agosto, il Governo ha finalmente cominciato a dare alcune risposte alle nostre richieste - conclude Patanè - oggi, alla luce di questi numeri e dell’oggettivo allontanamento del termine della crisi - almeno per il nostro settore - l’ampiezza e l’intensità di queste risposte vanno adeguate per fare un salto di qualità, se non vogliamo perdere un settore centrale e strategico per l’economia nazionale come il turismo. Con le risorse del Recovery Fund si può fare molto, ma bisogna mettere il turismo al centro delle politiche attive per la ripresa».

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