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"Risse da aperitivo", con la ripresa della movida servono più controlli e meno locali improvvisati

Da Milano a Napoli passando per Roma, in molte città italiane l'allentamento delle restrizioni per bar e ristoranti ha riportato a galla il tema della movida che rischia di incrinare il rapporto con i cittadini. Ma oltre ai controlli, serve maggiore programmazione. Cursano (Fipe): «Non si può mangiare o bere su marciapiedi e scalinate a causa di locali improvvisati»

di Nicola Grolla
08 giugno 2021 | 12:57
Assembramenti, risse e movida selvaggia risciano di incrinare il rapporto fra cittadini e imprenditori di locali pubblici Movida, sicurezza e riaperture: servono nuove regole di ingaggio
Assembramenti, risse e movida selvaggia risciano di incrinare il rapporto fra cittadini e imprenditori di locali pubblici Movida, sicurezza e riaperture: servono nuove regole di ingaggio

"Risse da aperitivo", con la ripresa della movida servono più controlli e meno locali improvvisati

Da Milano a Napoli passando per Roma, in molte città italiane l'allentamento delle restrizioni per bar e ristoranti ha riportato a galla il tema della movida che rischia di incrinare il rapporto con i cittadini. Ma oltre ai controlli, serve maggiore programmazione. Cursano (Fipe): «Non si può mangiare o bere su marciapiedi e scalinate a causa di locali improvvisati»

di Nicola Grolla
08 giugno 2021 | 12:57
 

Il passaggio di sette Regioni in zona bianca e lo spostamento del coprifuoco dalle 23.00 alle 24.00 in zona gialla fa riemergere il tema movida in sicurezza. A riportarlo a galla, diversi episodi di cronaca che raccontano di risse “da aperitivo”; molto spesso fra giovanissimi con qualche grado alcolico di troppo in corpo. Come arginare il fenomeno senza gravare ulteriormente sulle attività economiche? Una domanda che in queste ore si stanno ponendo diverse associazioni di categoria e amministrazioni locali in cerca di un equilibrio fra libertà d’impresa e garanzie per clienti e cittadini.

Assembramenti, risse e movida selvaggia risciano di incrinare il rapporto fra cittadini e imprenditori di locali pubblici Movida, sicurezza e riaperture: servono nuove regole di ingaggio

Assembramenti, risse e movida selvaggia rischiano di incrinare il rapporto fra cittadini e imprenditori di locali pubblici



Da Corso Garibaldi a piazza Sant'Alessandro, Milano alle prese con le risse fra ragazzini

Da Milano a Napoli, passando per Roma, Reggio Emilia, Cagliari e diversi altri centri cittadini, le immagini delle risse fra giovanissimi negli orari serali e notturni stanno facendo il giro d’Italia. Basta aprire una qualsiasi chat Telegram o una pagina Instagram per vedere sempre la stessa scena: piazze del divertimento trasformati in ring dove volano sedie, tavolini e bottiglie. Scene che non fanno bene alla ripresa dei pubblici esercizi che finalmente possono tornare a respirare dopo mesi di chiusure e limitazioni forzate dovute alla pandemia. Ma che a causa di eccessi altrui rischia di ripartire dalla casella di partenza. Questo, almeno, è quanto sta succedendo a Milano, Corso Garibaldi dove una ordinanza comunale, che accoglie una sentenza del Tar che ha dato ragione a un comitato di residenti anti-movida, vieta a 14 locali l’asporto dalle 22 e il servizio all’aperto dopo le 24. Una prospettiva che smorza l’attesa per il 14 giugno, data in cui anche la Lombardia dovrebbe accedere alla zona bianca che determina il regime minimo di restrizioni anti-Covid. «Purtroppo i fenomeni che non si riescono a governare si vietano. E questo a discapito della civile convivenza e della coesione sociale che una città dome Milano dovrebbe promuovere a tutti i livelli», ha commentato il presidente provinciale di Confesercenti, Andrea Painini.

L’occorrenza di fenomeni simili è stata documentata da Italia a Tavola anche in piazza Sant’Alessandro, a pochi passi dal Duomo. Qui un esposto arrivato in Prefettura e firmato da 224 residenti e appassionati d’arte preoccupati per il degrado del luogo (dove sorge l’omonima basilica barocca) potrebbe mettere a repentaglio le attività di uno dei punti d’incontro più gettonati dai milanesi (grazie al contorno di palazzi d’epoca che fa di questa piazza un piccolo gioiello appartato nelle vie del centro). Stessa cosa si ripete anche all’Arco della Pace, sui Navigli o alle Colonne di San Lorenzo. Ma i locali non ci stanno. E annunciano battaglia legale mentre dal Comune arriva una mezza rassicurazione da parte del vicesindaco Anna Scavuzzo: «A partire da questa settimana avremo modo di riorganizzare tutti i servizi di pattugliamento in racco con prefettura e forze dell’ordine», ha affermato al Corriere della Sera. In gioco c’è il delicato equilibrio fra residenti, amministrazione, clienti e attività commerciali e di somministrazione.


Roma, per gestire la movida regole transitorie più stringenti

Equilibrio che pure a Roma rischia di incrinarsi. I controlli delle scorse settimane da parte della Polizia Locale avevano già segnalato diverse infrazioni nel centro storico, a Rione Monti, Piazza Bologna, San Lorenzo e Trastevere dove le pattuglie hanno dovuto disperdere numerosi assembramenti. Ed elevare multe per il mancato obbligo di indossare la mascherina, vendita irregolare di alcolici, ecc. L’ultimo episodio in ordine di tempo si è verificato a Campo de’ Fiori dove gli agenti delle forze dell’ordine accorsi per disperdere un assembramento sono stati presi a sassate da alcuni ragazzi che non ne volevano sapere di rispettare il coprifuoco.

A pagarne il prezzo, manco a dirlo, gli esercizi commerciali additati dai residenti come i responsabili indiretti dei tafferugli. Un’accusa che non fa bene alla ripresa dell’attività economica e rischia di compromettere il possibile guadagno di un’ora in più di apertura. «Chiederemo un incontro al prefetto per cercare di prevenire problemi nelle piazze della movida, con conseguente rischio di chiusura delle stesse e danno economico per i locali. Una soluzione potrebbe essere riportare il divieto di asporto dalle ore 20 alle 19, specie per arginare la vendita di alcolici nei minimarket», propone Claudio Pica, vicepresidente nazionale di Fiepet-Confesercenti e delegato provinciale. Il problema del consumo irregolare di alcolici, infatti, spesso è alla base di risvolti violenti con bottiglie di vetro che diventano strumenti di offesa, «cosa che difficilmente può avvenire se i clienti venissero serviti con bicchieri di plastica», commenta Pica.

Ma queste accortezze da sole non bastano: «Bisogna aumentare il presidio delle varie forze dell'ordine senza che ciò si tramuti in una militarizzazione delle piazze o una loro chiusura. Allo stesso modo, i controlli dovrebbero avvenire in modo più coordinato con varie forze dell'ordine in campo cosicché da coprire più punti del territorio ed evitare che a zone estremamente controllate corrispondano anche terre di nessuno», sottolinea Pica.


A Napoli i cittadini chiedono più controlli sui plateatici

Anche a Napoli l’ora in più di libertà scattata dal 7 giugno ha fatto riemergere l’attrito tra comitati di residenti e imprenditori degli esercizi pubblici. «Si tratta di un’ora in più di non rispetto delle regole e dal 21 giugno (data in cui il coprifuoco sarà abolito in tutta Italia, ndr) ci aspettiamo il caos fino a notte fonda. Per questo chiediamo più presidi e sanzioni per chi non rispetta le regole», ha affermato a Repubblica Caterina Rodinò, del comitato movida di Chiaia. «La situazione è già intollerabile, abbiamo denunciato ciò che accade a Mezzocannone, ai Quartieri Spagnoli, a via Aniello Falcone. Stiamo subendo il proliferare di occupazioni di suolo pubblico che sottrare spazio vitale ai cittadini. A Napoli occorre imporre il divieto di asporto e consumo nei luoghi pubblici», gli fa eco sulle stesse pagine Gennaro Esposito, presidente del comitato Vivibilità cittadina. Insomma, il rischio è che le varie riaperture si trasformino in un boomerang per la categoria dei pubblici esercizi. Un po’ per indolenza, un po’ per volontà di capitalizzare la ritrovata libertà ma anche per mancati controlli da parte delle forze dell’ordine. Quantomai necessari per far rispettare le regole.

Cursano (Fipe): «Bisogna riaffermare un principio: non si mangia o beve su marciapiedi e scalinate a causa di locali improvvisati Movida, sicurezza e riaperture: servono nuove regole di ingaggio
Cursano (Fipe): «Bisogna riaffermare un principio: non si mangia o beve su marciapiedi e scalinate a causa di locali improvvisati»



Aldo Cursano (Fipe): «Dopo troppe liberalizzaioni c'è bisogno di una nuova programmazione imprenditoriale»

Da nord a sud, il problema c’è. E non dall’inizio del processo di riapertura avviato il 26 aprile. Ma va risolto velocemente se non si vuole incrinare l’equilibrio fra imprenditori e tessuto sociale. Innanzitutto passando attraverso a un ripensamento delle regole imprenditoriali e di ingaggio per bar e ristoranti. «La liberalizzazione bersaniana ha consentito a chiunque di potersi improvvisare sul mercato senza alcuna possibilità di governo e gestione da parte delle autorità cittadine. L’effetto è sotto gli occhi di tutti: l’apertura sconsiderata ovunque si liberasse un locale commerciale ha rotto quell’equilibrio che storicamente si era creato fra quartieri e locali pubblici», ammette Aldo Cursano, vicepresidente Fipe.

Su questo tema, quindi, la proposta della Federazione è quella di tornare a una programmazione di concerto fra imprenditori e autorità cittadine al fine di valorizzare al meglio un consumo sostenibile, «meno fast e più slow», afferma Cursano. «La ripartenza deve poggiare su nuove regole e valori condivisi. Soprattutto in questo momento in cui la questione della sicurezza sia personale che collettiva è al centro del dibattito nazionale», prosegue il vicepresidente Fipe. Detto diversamente: favorire il consumo al tavolo o al banco, all’interno dei locali in cui è garantita l’igienizzazione, la disponibilità di servizi igienici e il corretto smaltimento dei rifiuti. «Bisogna riaffermare un principio: non si consuma e non si mangia su scalinate e marciapiedi. Non è il biglietto da visita che come esercenti vogliamo dare ai clienti, soprattutto ai turisti che si aspettano di ritrovare lo “stile italiano” anche all’ora dell’aperitivo».  

Tema, quest'ultimo, sostenuto anche da Pica: «A Roma negli ultimi 15 anni l'offerta di food&beverage è aumentata del 50%. Numeri che indicano come il comparto sia diventano un investimento rifugio per molti imprenditori che spesso hanno cercato di sostiuire le attività meno redditizie con l'apertura di un bar. Ma la deregulation ha dato il via a un eccesso di offerta che ora facciamo fatica a tenere sotto controllo».


© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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