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Santanchè in campo contro il reddito di cittadinanza, ma i ristoratori restano tiepidi

Per il ministro del Turismo il reddito di cittadinanza ha avuto un impatto molto negativo sul comparto e ne chiede un ridimensionamento. Per gli operatori dell'Horeca la riforma del sussidio è solo un valido tentativo, ma da solo non basta a risolvere il problema della carenza di personale

di Silvia Balduzzi
11 novembre 2022 | 16:35
Santanchè attacca il reddito di cittadinanza, ma per il turismo non è il problema
Santanchè attacca il reddito di cittadinanza, ma per il turismo non è il problema

Santanchè in campo contro il reddito di cittadinanza, ma i ristoratori restano tiepidi

Per il ministro del Turismo il reddito di cittadinanza ha avuto un impatto molto negativo sul comparto e ne chiede un ridimensionamento. Per gli operatori dell'Horeca la riforma del sussidio è solo un valido tentativo, ma da solo non basta a risolvere il problema della carenza di personale

di Silvia Balduzzi
11 novembre 2022 | 16:35
 

Continua il dibattito sul reddito di cittadinanza e l'ultima a schierarsi a favore di un suo ridimensionamento è stata il ministro del Turismo Daniela Santanchè, sostenendo la proposta del sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon. 

La ministra, infatti, durante la trasmissione Dritto e rovescio, condotta da Paolo Del Debbio, in onda su Rete 4, ha dichiarato come il reddito di cittadinanza abbia avuto un forte impatto sul turismo, facendo riferimento alla carenza di personale, e come sia fondamentale andare nella direzione di una stretta, garantendolo solo a chi ne abbia realmente bisogno. 

Una posizione che trova il sostegno negli ambienti dell'Horeca: per cuochi e ristoratori una stretta sul reddito di cittadinanza può rappresentare un tentativo, ma certamente non è in grado di far fronte alla difficoltà nel reperire personale.

E a questa opinione si è aggiunta nei giorni scorsi anche Fipe - Federazione italiana dei pubblici esercizi, sottolineando come una riforma del reddito di cittadinanza fosse importante, ma come la realtà criticità fosse legata soprattutto alla mancanza di personale qualificato.

A confermare la bassa incidenza del reddito sulla mancanza di personale è il sondaggio online di LavoroTurismo (sito Web pensato per la ricerca di lavoro, personale, informazioni e servizi nel turismo), realizzato in collaborazione con Italia a Tavola, da cui è emerso che solo il 3% dei lavoratori ha rifiutato l'impiego perché aveva il reddito di cittadinanza.

Daniela Santanchè DA FINIRE

Daniela Santanchè

Il reddito di cittadinanza ha impattato molto sul turismo 

La posizione della ministra del Turismo Daniela Santanchè sul tema del reddito di cittadinanza è molto chiara: va ridimensionato perchè ha avuto un forte impatto sul comparto, che è ancora in difficoltà per la forte carenza di personale.

Durante la trasmissione Dritto e rovescio, condotta da Paolo Del Debbio, in onda su Rete 4, infatti, la ministra ha dichiarato: «Grazie a Dio il turismo come ci dicono i dati sta andando bene, va ancora sostenuto perché non siamo ancora arrivati al livello pre pandemia. Ma il reddito di cittadinanza ha impattato molto ed è giusto che vada rivisto come sta facendo il governo sostenendo solo chi ne ha davvero bisogno».

 

Per cuochi e ristoratori, però, la stretta non è sufficiente

Non sono proprio della stessa opinione della ministra alcuni degli chef e ristoratori, a cui nei giorni scorsi Italia a Tavola aveva chiesto di esprimere il proprio parere sulla riforma del reddito di cittadinanza. 

Certo l'iniziativa di una riforma del reddito è stata accolta in maniera positiva perchè i cuochi e i titolari dei ristoranti intervistati lo ritengono un tentativo, ma certamente non ritengono che questa possa rappresentare una soluzione definitiva alla difficoltà del reperire personale. 

Giancarlo Morelli, titolare de il Ristorante Pomiroue di Seregno (Mb), a questo proposito, aveva, infatti, dichiarato: «Io credo che il reddito di cittadinanza, per quanto riguarda il mondo della ristorazione e dell'hotellerie non sia collegato alla difficoltà nel reperire il personale potrà influire forse dell'1%. Credo, invece, che la crisi del nostro settore legata al mondo delle nuove manodopere, sia legata anche al fatto che i giovani siano stati poco protetti e messi in risalto nella loro nuova professione».

L'emergenza sulla carenza di personale è reale e tutto ciò che può influire su questo ritorno dei giovani alla ristorazione, può servire, anche a partire dalla stretta sul reddito di cittadinanza, anche se questo sicuramente non può bastare. È questa l'opinione, invece, di Errico Recanati, titolare de Ristorante L'Andreina di Loreto (An) che ha dichiarato: «Non so se ci sia un legame con il reddito di cittadinanza, per quanto riguarda la difficoltà nel reperire personale, ma so che il momento è veramente drammatico perché non riusciamo a trovare personale qualificato».

Infine, secondo Maurizio Urso, chef del ristorante Datterino presso Scilla Maris Charming Suites a Noto (Sr), si può fare un tentativo con interventi sul reddito di cittadinanza, ma le criticità da affrontare sono molte di più: «Io credo che oggi gli stipendi non siano adeguati al caro vita che stiamo vivendo, inoltre i rincari di energia e di materie prime smisurati mettono in difficoltà ristoratori/albergatori e personale stesso che deve comunque pur vivere e guadagnare.  Nelle scuole alberghiere non si fanno più le 18 ore settimanali di pratica, forse si arriva a 2/4 ore settimanali che è pochissimo per chi deve poi entrare nel mondo della ristorazione: per cui un ragazzo che si diploma arriva nelle cucine impreparato».

La riforma del reddito è importante, ma da sola non basta

Sul tema del reddito di cittadinanza è intervenuta nei giorni scorsi anche Fipe, sottolineando come una riforma del reddito di cittadinanza sia certamente importante, ma anche come da sola non risolva i problemi del settore nel reperimento di competenze qualificate. 

Al momento infatti mancano all’appello 193mila persone rispetto al 2019, di cui 107mila posti di lavoro che prima della pandemia avevano un contratto a tempo indeterminato. Professionisti, dunque, con esperienza nel settore. Esattamente le figure che oggi si fatica a trovare.

Ciò che serve, infatti, secondo Fipe, sono investimenti nei percorsi di orientamento, dedicati ai ragazzi delle scuole e ai giovani, e di riqualificazione professionale rivolti anche ai lavoratori in uscita da aziende di altri settori che chiudono o delocalizzano. 

Da qui la doppia proposta di Fipe-Confcommercio: «Se si vuole invertire questo trend negativo – spiega la Federazione - occorre far conoscere ai giovani le reali potenzialità del comparto. Mancano completamente quei percorsi di orientamento dedicati ai ragazzi delle scuole e ai giovani in generale, che al momento non sono informati sulle opportunità di lavoro e su quali prospettive di crescita professionale e salariale esistono nelle nostre imprese».

 

In verità solo il 3% dei lavoratori ha rifiutato l'impiego perché aveva il reddito di cittadinanza

A confermare quanto dichiarato da cuochi e ristoratori e Fipe sono i numeri: dal sondaggio online di LavoroTurismo (sito Web pensato per la ricerca di lavoro, personale, informazioni e servizi nel turismo), realizzato in collaborazione con Italia a Tavola, la realtà è ben diversa. Questo autunno 1.650 lavoratori e 332 imprenditori hanno partecipato al questionario da cui è emerso che solo il 3% dei lavoratori ha rifiutato l'impiego perché aveva il reddito di cittadinanza.

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