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Svizzera quasi “negazionista”: «Nessun focolaio, venite a sciare»

Incurante di quasi 5mila casi di coronavirus al giorno (su una popolazione di appena 8 milioni e mezzo) e l'Oms che considera Ginevra un focolaio Europeo, la Svizzera apre le piste e invita a sciare con sconti in hotel.

 
28 novembre 2020 | 12:07

Svizzera quasi “negazionista”: «Nessun focolaio, venite a sciare»

Incurante di quasi 5mila casi di coronavirus al giorno (su una popolazione di appena 8 milioni e mezzo) e l'Oms che considera Ginevra un focolaio Europeo, la Svizzera apre le piste e invita a sciare con sconti in hotel.

28 novembre 2020 | 12:07
 

Dopo il secco no dell’Austria alla collaborazione, anche la Svizzera (ma c’era da prevederlo) fa di testa sua e tiene aperte le piste da sci. Il tutto in barba ai quasi cinquemila casi di coronavirus al giorno (su una popolazione di appena otto milioni e mezzo), alle terapie intensive piene, ai medici malati e, soprattutto, glissando sul monito dell’Oms l’Organizzazione mondiale della sanità, che considera Ginevra un focolaio europeo (se non il principale focolaio d’Europa).

Nessun protocollo per entrare in Svizzera a sciare - Svizzera quasi negazionista: «Nessun focolaio, venite a sciare»

Nessun protocollo per entrare in Svizzera a sciare

Oms: Ginevra focolaio europeo
Una parola che la Svizzera non vuole sentire nemmeno nominare. Ma questo, senza giri di parole, è un atteggiamento da “fette di salame sugli occhi”: non si può non vedere, o peggio negare, le ambulanze in coda fuori dal pronto soccorso, i posti letto carenti, i reparti trasferiti, i medici e gli infermieri malati a decine e decine, le terapie intensive piene e la quotidianità di nuovi casi che non concede tregua anche nelle vicine Varese e Como. Anzi, fonti sanitarie confermano che, a livelli generali, il quadro in svizzera è peggiore, ad esempio, di quello italiano.

La Svizzera invita gli sciatori italiani…
Niente da fare: la Svizzera non sente ragioni. E rilancia invitando gli italiani che, come dicono dall’ufficio turistico di Saint Moritz, nel Cantone dei Grigioni, «sono i ben accetti, a patto di accontentarsi della neve artificiale» e aggiungono «che non servono protocolli di sorta per entrare».

Magari in uscita semmai, con l’invito dell’autorità di un’eventuale quarantena una volta tornati a casa propria. Tutto qui. Ma, ancora una volta, denotando di non voler vedere quello che, pur sempre in assenza di verità scientifiche, sembra essere già successo: gli «inneschi» del virus nel Canton Ticino che avrebbero colpito le migliaia di lavoratori transfrontalieri i quali a loro volta l’avrebbero veicolato nei paesini di residenza. Cosa che si potrebbe ripetere con gli sciatori italiani in Svizzera, sempre che il Governo italiano non accolga la richiesta delle Regioni di chiudere le frontiere.

Sconti per chi soggiorna
Ma per lo sci questo è altro. Sembra pensare la Svizzera, che, tranquilla, si dichiara pronta e desiderosa di cominciare. Da giorni sono, infatti, stati annunciati sconti in hotel e nei centri di noleggio del materiale che aumenteranno con la durata della permanenza.

Tutto il resto? La Confederazione conferma (ci mancherebbe pure) gli obblighi della mascherina e dei distanziamenti, un numero massimo di accessi sulle piste e approfondite verifiche ovunque.

Ma su quello che, come a febbraio nei rifugi tirolesi, potrebbe accadere sugli impianti di risalita, nei rifugi, nei ristoranti, nei bar e via elencando, nessuno dice nulla. Basterà affidarsi alla coscienza sociale? Si spera almeno in quella degli italiani.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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