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Giovani in crisi da pandemia si consolano con l'alcol, è allarme. Vendite boom: +180%

Sempre più giovani cercano in vino, cognac, vodka e superalcolici un modo per alleviare le sofferenze mentali causate dalla pandemia. Un allarme sociale che pone tanti quesiti

di Federico Biffignandi
 
06 marzo 2021 | 12:19

Giovani in crisi da pandemia si consolano con l'alcol, è allarme. Vendite boom: +180%

Sempre più giovani cercano in vino, cognac, vodka e superalcolici un modo per alleviare le sofferenze mentali causate dalla pandemia. Un allarme sociale che pone tanti quesiti

di Federico Biffignandi
06 marzo 2021 | 12:19
 

Ci risiamo, il quesito torna a squarciare l’opinione pubblica: è giusto riversare tutte le attenzioni solo e soltanto alla salute “fisica” nel gestire la pandemia? O una buona quota di energie e decisioni dovrebbe andare anche nella direzione della tutela della salute mentale?

Al solito, un equilibrio, una sana via di mezzo sarebbe l’ideale, ma abbiamo capito che è molto complicato trovare il centro giusto della questione e quindi anche di ogni decisione che ne consegue. Indubbio che tutelare al massimo la salute delle persone sia doveroso ed essenziale, ma a latere delle infezioni, dei ricoveri per Covid e dei decessi sopraggiunti per cause legate al Covid c’è una società che sta morendo di altro e quando parliamo di morte parliamo di morte non solo “fisica”, ma dell’anima.

Sempre più giovani ubriachi in casa - Giovani in crisi da pandemia si consolano con l'alcol, è allarme

Sempre più giovani ubriachi in casa

Boom di vendite nel settore degli alcolici
Morire di altro, morire dentro a causa dell’alcol ad esempio. Secondo uno studio dell’Istituto Europeo per il trattamento delle Dipendenze la vendita di alcolici in Italia è aumentata del 180% nell’anno della pandemia. Uno sproposito che sta trovando conferma della sua malvagità nei numerosi casi di coma etilico registrati negli ultimi mesi con vittime ragazzini poco più che adolescenti.

Lo studio infatti rileva che è la fascia d’età 18-24 anni quella che ha vissuto la maggior esplosione nel consumo di alcolici: +209,2% nel 2020 rispetto al 2019. Le vendite di cognac, brandy e vodka sono schizzate del 243%, quelle del vino del 446%. A favorire l’acquisto soprattutto tra la new generation è stato l’online e gli ordini sulle piattaforme di delivery.

I risvolti sociali
Cosa significa? Che il consumo di alcolici è diventato abuso e che le modalità con le quali ci si attacca alla bottiglia sono ancor più dannose dell’atto in sé; sì, perché i giovani bevono da soli, isolati in casa, il che spinge ad un maggior consumo di alcolici e sostituisce una sana uscita (anche bevuta, perché no) in compagnia come consolazione da qualche pensiero, preoccupazione, turbamento che prima del Covid era il ragazzino/ragazzina che non ti filavano mentre ora è il totale spaesamento in cui i giovani si sono ritrovati. E la tendenza è destinata ad estendersi anche nei locali pubblici: in Giappone è stato aperto il primo locale con i tavolini da uno chiusi in cabine "Covid-free".

A dire il vero gli italiani e i giovani italiani avevano già accelerato sul consumo di alcol prima della pandemia con l’età media della “sbronza” che si era abbassata notevolmente. Ma ora la questione è ancor più grave, urgente, sociale. E si lega strettamente al tema della movida non controllata. Cosa fare tra arginare gli assembramenti impedendo la vendita di alcolici come disposto dall'ultimo Dpcm e lasciare che i giovani, soli, vadano in coma etilico nelle proprie case? Una cosa è certa: il problema degli assembramenti non è certo l'alcol che, se i giovani e gli adulti vogliono, lo trovano ovunque, comunque, e a qualunque orario.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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