Giacomo Vaccaro agli inizi degli anni ‘70 cominciò con circa 10 ha a coltivare viti a Salaparuta (Tp), zona ad alta vocazione vinicola, tanto che nel 2006 vi fu costituita la piccola Doc Salaparuta.
Giacomo è un grande lavoratore e un ottimo imprenditore, fa crescere l’azienda che è arrivata a 60 ha di proprietà. Oggi ha il validissimo aiuto dei figli Carmelo, enologo, e Catia, commercialista. Insieme fanno un milione di bottiglie che al 70% si vendono all’estero, comprano quindi uve da altri piccoli produttori che sono agronomicamente guidati.
Carmelo e Giacomo Vaccaro
Tutta la propria produzione è biologica dal 2000, suddivisa in 3 linee con 20 etichette di cui la top con 100mila bottiglie e 4 referenze è tutta Doc Salaparuta. Poi la linea Bio con 5 etichette, la sola che riporta il marchio della relativa certificazione in quanto stranamente ancora in alcuni Paesi esteri il marchio biologico non apporta un valore aggiunto. In maggior parte Nero d’Avola e Catarratto, poi Grillo e altri vitigni autoctoni, infine gli internazionali. I vigneti a spalliera potati a Guyot, in terreni di medio impasto a quote tra i 250 e i 500 metri, ricadono in piena valle del Belice in tre contrade di Salaparuta, in zone ad alta vocazione viticola, con centro in contrada Comune dove recentemente sono stati ristrutturati i fabbricati e rimodernata la cantina.

Il motto di Vaccaro è “dietro ogni bottiglia c’è una famiglia”, la mission fare vini moderni, giovanili, affatto pesanti, che esprimano i profumi della Sicilia con i suoi frutti e le sue piante, che invoglino a bere con attrattiva, con pochissimi solfiti aggiunti, botti grandi, tonneau e non barrique solo per la Doc e per un bio affinché l’influenza aromatica del legno sia ridotta al minimo. Degustiamo due vini.
Sofè, dal greco saggezza,
2017 Doc Salaparuta Nero d’Avola che viene da un crû a 400 m esposto a sud est con terreno ricco di sostanza organica, raccolta a mano a perfetta maturazione dopo attenta selezione delle uve, affina per 8 mesi in tonneaux. Nel calice il colore è rosso granato impenetrabile con bordi vivacemente viola; un naso formidabile, complesso ed intenso di ciliegie ed amarene in confettura e sotto spirito, pepe nero, eucalipto, pietra focaia e tanto altro, perfettamente franco e fine. In bocca si avverte immediatamente la fragranza olfattiva, ha un bel corpo con tannini vivaci e morbidi, un’intensa vena acida con un sottofondo sapido, un lungo finale. Vino da splendido assaggio da abbinare a carne stufata.
Catarratto-Zibibbo 2018 Igt Terre Siciliane proviene dalla stessa zona, Catarratto 60% Zibibbo (Moscato d’Alessandria) il 40%, fermentazione lunga, percorso tutto in acciaio. Nel bicchiere colore giallo paglierino, sviluppa un olfatto potentemente aromatico con lo zibibbo che spinge il già semi aromatico catarratto, ecco quindi intense note di gelsomino, glicine, agrumi, mela verde, pera, mango, frutto della passione e potremmo continuare; aromaticità che è prepotente anche in bocca accompagnata da una bella mineralità e un’equilibrata acidità. Vino da aperitivo e per accompagnare ostriche e crostacei, da provare anche con un pecorino stagionato. In enoteca rispettivamente 15 e 12 euro. Entrambi hanno ottenuto l’ambita medaglia d’oro al recente Concours Mondial de Bruxelles.
Per informazioni:
www.vinivaccaro.it