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Scuropasso, questione di famiglia Anche i giovani puntano sulla vigna

Flavia Marazzi, 22 anni, è l’ultima arrivata nella realtà dell’Oltrepò Pavese avviata nel 1962. La regia è quella del padre Fabio convinto che tutto nasca dall'attento lavoro in vigna.

 
04 luglio 2020 | 06:50

Scuropasso, questione di famiglia Anche i giovani puntano sulla vigna

Flavia Marazzi, 22 anni, è l’ultima arrivata nella realtà dell’Oltrepò Pavese avviata nel 1962. La regia è quella del padre Fabio convinto che tutto nasca dall'attento lavoro in vigna.

04 luglio 2020 | 06:50
 

Ha solo 22 anni, ma il suo futuro lo ha già ben delineato grazie alla sua famiglia che ha dedicato la vita al mondo della viticoltura in Oltrepò Pavese. Flavia Marazzi è una giovanissima vignaiola che, insieme al padre Fabio, grande maestro delle bollicine e alla madre Manuela, porta avanti la tradizione del Metodo Classico della cantina Scuropasso. Realtà tra le più blasonate del territorio oltrepadano, immersa nell’omonima valle, alla frazione Scorzoletta di Pietra de Giorgi, che in Oltrepò è sinonimo di Pinot Nero.

Fabio e Flavia Marazzi - Scuropasso, questione di famiglia Anche i giovani puntano sulla vigna

Fabio e Flavia Marazzi

Nonostante la giovane età Flavia ci accoglie in cantina come una veterana e con la consapevolezza di aver imparato il giusto ed il necessario dal papà Fabio, grande cultore del vino, uomo di provata bravura nell’elaborare quello che la natura gli regala in vigna. «Noi diciamo sempre - spiega Flavia - che la vigna è il fattore che conta di più, poi ci sono passione, esperienza ed amore per il territorio. Con questa frase ci piace sempre presentarci perché riassume il nostro modo di produrre». La giovane vignaiola, come lei stessa orgogliosamente si definisce, è la quarta generazione al timone di questa storica cantina. «Una realtà che nasce nel 1962 - ci spiega invece papà Fabio, la terza generazione - per volontà di mio zio paterno Primo e di mio padre Federico, entrambi provenienti da precedenti esperienze nel settore vitivinicolo. Da subito la mia famiglia si è dedicata principalmente alla produzione di base spumante Metodo Classico da Pinot Nero della Valle Scuropasso».

Un lavoro di squadra, tutto in famiglia - Scuropasso, questione di famiglia Anche i giovani puntano sulla vigna
Un lavoro di squadra, tutto in famiglia

Fabio approda in azienda alla fine degli anni Ottanta. Qui la svolta. L’azienda, grazie alle intuizioni di mercato della famiglia Marazzi, cambia volto, diventa un faro per quanto riguarda la spumantistica in Oltrepò Pavese. «Nel 1991, forti di queste esperienze e della predisposizione aziendale verso questa tipologia di prodotto - spiega Fabio Marazzi mentre ci guida in un tour della cantina - usciamo con le prime bottiglie di Scuropasso Pinot Nero Metodo Classico Brut». Gli fa eco Flavia che, con fierezza, ricorda il passato della sua azienda nonostante i suoi 22 anni: «Nel 1998 la scelta di papà e mamma di creare un brand che negli anni diventerà il nome-simbolo della nostra produzione e racconta già da solo il territorio: nasce la linea Roccapietra come modo di valorizzare il meglio della nostra produzione, ma soprattutto la grande vocazione della nostra vallata».

La cantina che ci troviamo davanti è in perfetto ordine, curata e capace di esprimere al meglio la storicità del luogo. La Valle Scuropasso ha caratteristiche che ben si addicono alla coltivazione dei cloni Pinot Nero specifici per il Metodo Classico. La grande passione di Fabio e l'esperienza maturata a fianco dello zio Primo e di importanti enologi piemontesi, gli danno la possibilità di sperimentare raggiungendo traguardi importanti. «Il Roccapietra è "una bollicina paziente", come mi piace definirla, per il lungo affinamento sui lieviti. Roccapietra è il nome scelto per raccontare il territorio attraverso la sintesi dei nomi dei due comuni simbolo della valle Scuropasso: Rocca de' Giorgi e Pietra de' Giorgi», spiega papà Marazzi. La sua capacità in cantina lo parta a declinarlo in altre versioni come ci spiega: «Il Roccapietra è declinato in tre tipologie: il Brut, il Brut Rosè (divenuto Cruasè nel 2007) e l'ultimo nato, lo Zero, il Pas Dosè presentato nel 2006 per valorizzare ed esaltare le caratteristiche del Pinot Nero dell'Oltrepò che in questo luogo esprime la sua grande vocazione per il metodo classico».

L'azienda - Scuropasso, questione di famiglia Anche i giovani puntano sulla vigna
L'azienda

Le donne della famiglia, Manuela (la moglie) e Flavia, grazie alla loro passione ed al loro amore per l'ambiente e la natura, danno un apporto decisivo al proseguimento della filosofia aziendale del basso impatto ambientale. «La nostra mission aziendale - spiega Flavia Marazzi - è quella di salvaguardare l'ecosistema, abolendo l'utilizzo di ogni forma di diserbante chimico ed applicando in modo rigoroso il protocollo Bio nei 15 ettari dei propri vigneti. La mia famiglia ha investito molte risorse anche nelle energie rinnovabili, fino a diventare, con il proprio impianto fotovoltaico, indipendente sotto il profilo energetico».

Ed in cantina quali sono le novità? «Da diverso tempo - spiega Flavia - la nostra azienda sta sperimentando anche alcune vinificazioni di pinot nero in alta valle Scuropasso ed ha intrapreso un percorso di agricoltura biologica per i suoi vigneti». Le donne della famiglia hanno contribuito anche alla valorizzazione delle vecchie vigne dell'azienda agricola Moscarino: la vigna di Pietra de' Giorgi (per la produzione del Buttafuoco Lunapiena), la vigna di riesling italico (per il Pienosole) e, soprattutto, la Vigna Pianlong del Buttafuoco Storico a Canneto Pavese. L’azienda Scuropasso è socia del Club del Buttafuoco Storico e Flavia è tra le più giovani vignaiole del consorzio presieduto da Marco Maggi.

«Ne vado orgogliosa - spiega Falvia - Il Club rappresenta una grande risorsa per il territorio, esprime con il suo vino l’essenza dell’Oltrepò Pavese quella che racconta la qualità nel prodotto e il rispetto della natura in vigna. Dall’aprile 2017 la vigna Pianlong è entrata a far parte del Consorzio e a breve ne vedremo i risultati a novembre quanto uscirà il nostro prodotto. È ovviamente un cru di Canneto Pavese, reimpiantata negli anni ’80 a giropoggio come nella migliore tradizione dell’antico Piemonte. Composta per il 50% da Croatina, il 25% da Barbera, il 12% da Uva rara ed il 13% da Ughetta di Canneto, ha una superficie di 4000 m², esposizione a sud ovest nel comune di Canneto Pavese sottozona Ghiaie ad un’altitudine di 200 metri slm».

Le bottiglie degustate - Scuropasso, questione di famiglia Anche i giovani puntano sulla vigna
Le bottiglie degustate

Proprio per affinare questo prodotto, l’azienda ha deciso dotarsi di una vera e propria bottaia. «E’ di recentissima costruzione - ci spiega Flavia che insieme a papà Fabio ha seguito l’iter costruttivo proprio per dotarsi al meglio di un luogo ideale per far “riposare” il loro Vigna Pianlong - abbiamo utilizzato gli spazi di vecchie vasche, recuperandone le metrature, creandovi una bottaia nata ad hoc per l’affinamento del Buttafuoco Storico. Il passaggio in legno, in botte grande, garantisce al prodotto quell’eleganza che rappresenta il vestito del Buttafuoco Storico. È stata una scelta che abbiamo condiviso in famiglia e che ci permetterà di guardare avanti con la consapevolezza che questo vino possa essere, insieme alle bollicine, la nostra punta di diamante».

Flavia, laureanda in enologia presso l’Università Cattolica di Piacenza, ha le idee chiare su come vuole traghettare la sua cantina. «Vorrei che i nostri vini - ci spiega - fossero l’espressione sincera del territorio. In quest’ottica di miglioramento della qualità vorrei intraprendere un percorso che durerà qualche anno ma che sicuramente ci permetterà di migliorare la nostra produzione. A partire dall’utilizzo di lieviti indigeni e poi dall’utilizzo di zuccheri provenienti esclusivamente dall’uva nelle fasi di sboccatura o di tiraggio. Il cosiddetto metodo franciacortino “solo uva” che è stato oggetto anche del mio tirocinio universitario. Un percorso che adotteremo con pazienza nei prossimi 5 o 6 anni, che ho maturato toccandone con mano la bontà e che sicuramente darà un valore aggiunto al prodotto finale».

Seduti al tavolo dell’accogliente foresteria dell’azienda, partiamo con una degustazione della linea Roccapietra, sinonimo di bollicine. Iniziamo da Roccapietra Zero Pas Dosè Metodo Classico, anno 2014, sboccatura autunno 2019. Nulla da dire se non fare i complimenti a Flavia e a Fabio. Un Pinot Nero in purezza in cui la lunga permanenza sui lieviti si sente tutta donando al prodotto quell’eleganza che in pochi spumanti del genere si avverte. Nel bicchiere è brillante, dal perlage fine e consistente. Portato al naso è inebriante, emergono sentori intensi e fini, principalmente si avvertono profumi di lime, rosmarino ed una piacevole punta di anice. Ovviamente non manca la classica crosta di pane. Al palato ha tutto quello che uno spumante del genere deve avere: ovvero sapidità e freschezza che lo rendono adatto ad un tutto pasto anche impegnativo. Sfumature balsamiche gli garantiscono quella piacevole persistenza che porta all’assaggio successivo. La nostra degustazione prosegue con il Metodo Classico Pinot Nero Roccapietra Brut.

Nel bicchiere si presenta di un giallo paglierino con un perlage fine. Al naso coniuga note vegetali e fruttate come mela e pera fino a kiwi ed ananas a note più complicate ed evolute come quelle di tostature leggere che ben si amalgamano alle classiche fragranze di crosta di pane. In bocca è molto equilibrato, fresco ed addirittura vellutato. I primi sentori sono quelli fruttati (piacevole la nota di cedro) che piano piano lasciano lo spazio a tostature e alla pasticceria. Ideale con una cruditè di pesce. A seguire ci viene versato il Metodo Classico Cruasè Roccapietra, anno 2014, sboccatura dicembre 2019, ottenuto da uve Pinot Nero vinificate in rosa. All’esame visivo si presenta cristallino, con un colore rosa cerasuolo vivo e luminoso ed un perlage fine e persistente. Al naso è intenso e complesso. Emerge un piacevolissimo bouquet con note di crosta di pane, rosa appassita e piccoli frutti rossi. Al palato rispecchia fedelmente i sentori del naso, in bocca si rivela di piacevole sapidità, pieno e persistente. Perfetto con crostacei e anche con carni bianche.

A chiudere la degustazione è il Buttafuoco Costa Barosine, anno 2017. Bevibilità e succosità sono le parole d’ordine di questo prodotto che si presenta al naso con profumi che ricordano la ciliegia e la mora che vanno ad arricchire un bouquet dove si notano sfumature floreali. Al palato è quello che ti aspetti da questo vino quindi una tannicità non fastidiosa, un buon corpo ed ovviamente una lunghezza che ritorna al palato. Un ottimo magia e bevi. Sicuramente fra qualche anno acquisterà la giunta rotondità come vuole la tradizione di questo vino iconico dell’Oltrepò. Nel corso della degustazione abbiamo avuto il piacere di degustare anche il Buttafuoco Lunapiena, anno 2014, un vino già costruito, che sfuma sui sentori terziari, i cui tannini gli garantiranno lunga vita ed un’ottima bevuta fra qualche anno.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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