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Chianti Classico, il Gallo Nero continua a tenere alta la cresta

Il vino nasce da un indissolubile legame con il territorio omonimo, nel cuore della Toscana. 10mila ettari vitati che danno vita a 37 milioni di bottiglie annue.

di Vincenzo D’Antonio
 
19 febbraio 2020 | 11:05

Chianti Classico, il Gallo Nero continua a tenere alta la cresta

Il vino nasce da un indissolubile legame con il territorio omonimo, nel cuore della Toscana. 10mila ettari vitati che danno vita a 37 milioni di bottiglie annue.

di Vincenzo D’Antonio
19 febbraio 2020 | 11:05
 

Serenamente, ma qui lo diciamo anche con punta di allegra facezia, alcuni eventi allestiti con grande e lodevole professionalità per far degustare nel migliore dei modi i vini in anteprima hanno in sé una sorta di induzione all’errore. Ed è con la serenità che ci deriva dall’essere figli di questo Belpaese, ed è con il sorriso di chi medita avendo a gagliardo ausilio un calice di rosso tra le mani (sobrietà fatta salva, questo è ovvio), che ci accingiamo a raccontare cosa accade in una delle regioni italiane più famose all’estero: la Toscana.

Le bottiglie pronte per la degustazione all'Anteprima (Chianti Classico, il Gallo Nero continua a tenere alta la cresta)

Le bottiglie pronte per la degustazione all'Anteprima

Esiste un territorio, tra l’altro un territorio magico, tutto compreso nel suo gioco cromatico del chiaro e dello scuro, il chiaro del cielo azzurro e lo scuro del bosco, denominato Chianti. La delimitazione del territorio risale al 1716 (il trecentesimo anniversario dalla sua prima definizione fu celebrato nel 2016). Al momento questo territorio comprende 8 comuni fra le province di Firenze e Siena. Ed esiste un vino, un rosso piacevolissimo, di nome Chianti. E adesso verrebbe da dire, basta, possiamo finire qui, abbiamo già capito tutto: nel territorio a nome Chianti si fa un vino a nome Chianti. Eh, no.

Ci tocca proseguire: il Chianti è il nome di un vino prodotto in quasi tutta la Toscana, ma non nella zona geografica chiamata “Chianti”. Davvero, è proprio così. Proseguiamo. Esiste un vino che si chiama Chianti Classico, un grande vino rosso, che è prodotto nella zona geografica chiamata “Chianti”. E lo storico marchio del Gallo Nero è associato solo a questo vino, solo al Chianti Classico Docg. Anche il Chianti (senza “classico”) è una Docg ma, attenti, sono proprio due Docg differenti tra loro, con un disciplinare, una zona di produzione ed un Consorzio di tutela diversi. Sì, i consorzi sono due.

37 milioni le bottiglie di Chianti Classico prodotte ogni anno (Chianti Classico, il Gallo Nero continua a tenere alta la cresta)
37 milioni le bottiglie di Chianti Classico prodotte ogni anno

Il territorio del Chianti Classico (e quindi il territorio chiamato “Chianti”) esteso circa 70mila ettari, è perlopiù coperto da boschi dove prevalgono querce, castagni e pini, punteggiato da cipressi. Insomma, parliamo di un altopiano con altitudini che vanno dai 200 agli 800 metri; l’altitudine massima per la coltivazione di uva da vino con cui ottenere il Chianti Classico è 700 metri. La superficie vitata del territorio è di 10mila ettari, di cui 7.200 sono vigneti iscritti all’Albo Vigneti del Chianti Classico.

E veniamo all’uva. Di quale uva trattasi? Eh, stiamo parlando del Sangiovese che, da disciplinare, può starci sia da solo, in beata solitudine, sia accompagnato complementarmente fino ad un massimo del 20% ad altri vitigni a bacca rossa autoctoni o internazionali autorizzati. A memoria, ricorrendo ad appunti di degustazione, questi vitigni sono Canaiolo, Malvasia Nera, Colorino, Merlot, Cabernet Sauvignon, Syrah, e non vi è pretesa di essere stato esaustivo. La produzione media annua è di circa 270mila ettolitri a fronte di una produzione media annua in bottiglie di circa 37 milioni. Il Chianti Classico è esportato in oltre 130 Paesi nel mondo. In termini di peso percentuale, il mercato domestico vale 22, quello Usa 34, quello del Canada 10. I soci del Consorzio Vino Chianti Classico (con lo stemma storico del Gallo Nero) sono 515, di cui 354 imbottigliatori. Bottiglia rigorosamente bordolese. Le tipologie di Chianti Classico sono tre: Gran Selezione, Riserva, Annata, con invecchiamenti minimi rispettivamente di 30 mesi, 24 mesi, 12 mesi e con titolo alcolometrico minimo rispettivamente di 13%, 12,5%, 12%.

L’intera filiera, dalla produzione delle uve all’imbottigliamento del prodotto, è sottoposta ad un sistema di tracciabilità i cui dati vengono inseriti in un database di pubblica fruibilità. Immettere sul mercato non domestico all’incirca 28 milioni di bottiglie all’anno è di per sé sforzo reso possibile da un flusso produttivo, organizzativo, distributivo e di comunicazione in sua accezione ampia, di certo notevolissimo. Insomma, è un’economia che “gira” e “gira bene”.

Probabilmente, in un agone competitivo che è world wide per definizione e che va globalmente affollandosi, anno dopo anno il problema che investirà i produttori e con essi il management del Consorzio, è l’esito del sell-out. Mai dimenticare un adagio potente della sua semplicità secondo cui la bottiglia è venduta quando è bevuta.

Il legame vino-territorio rappresenta un unicum nel mondo del vino (Chianti Classico, il Gallo Nero continua a tenere alta la cresta)
Il legame vino-territorio rappresenta un unicum nel mondo del vino

Ecco, ed è qui che intervengono alcuni fattori abilitanti l’incremento del sell-out: delivery world wide b2c (door to door) laddove il package può contenere anche altri prodotti afferenti il consumo della bottiglia (e qui la cooperazione tra Consorzi è fondamentale); una comunicazione brillante attraverso i social che parta dalle occasioni di consumo e che sospinga al consumo conviviale sia al ristorante che in casa; un’azione forte di promozione del territorio (territorio “Chianti” e vino “Chianti Classico Docg”) volta a rendere bene evidenti le possibilità di praticare quel turismo esperienziale che è l’enoturismo.

L’enoturismo significa ritenersi non solo produttori di un “vino” bensì essere in grado, opportunamente equipaggiandosi, di offrire esperienza memorabile ai turisti, giovani generazioni innanzitutto, desiderosi di conoscere non solo superficialmente la realtà del territorio, le sue sfaccettature, la sua storia sedimentatasi nei secoli.

Il calice di rosso, quel rosso è il Chianti Classico Docg. Se al coinvolgimento dei tre sensi “da manuale” l’esame visivo con gli occhi, l’esame olfattivo con il naso, l’esame gustativo con la bocca, riesco ad aggiungere il coinvolgimento dell’udito laddove funziona il “prestami un orecchio, ho una storia da raccontarti” allora il paradigma economico nel suo naturale evolversi genera anche gli strumenti per rendere sempre più attrattivo quel binomio chiamato Chianti (territorio) - Chianti Classico Docg (il vino).

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