Al momento per l’intero comparto vinicolo del Friuli Venezia Giulia si tratta di un grave danno di immagine soprattutto in coincidenza con l’inaugurazione della 21ª edizione della manifestazione Friuli Doc. L’inchiesta avviata all’inizio di settembre sull’utilizzo di sostanze contrarie al disciplinare di produzione per i vini Doc coinvolge il Sauvignon (vedi scheda), il quinto vino per importanza produttiva della regione, riconoscibile anche ai palati meno esperti per i suoi aromi inconfondibili. E proprio i suoi aromi sono al centro delle indagini.

Alla data odierna siamo in attesa dell’esito delle analisi di laboratorio che sono condotte sui campioni di mosto prelevati dai Carabinieri del Nas di Udine e dagli ispettori dell'Ufficio repressione frodi durante una perquisizione effettuata in 17 aziende, di cui 15 friulane e due di fuori regione, e presso il laboratorio nel quale lavora l’enologo Ramon Persello per accertare se sia veramente stato aggiunto durante la vinificazione un esaltatore di sapore che non deriva dall’uva, bensì da operazioni di tipo chimico.
Ed anche il Concours Mondial du Sauvignon di Bruxelles viene chiamato in causa. In effetti una delle aziende indagate, Le Tiare di Dolegna nel Collio, nel 2014 ha vinto proprio il titolo di “miglior Sauvignon del mondo”. In una nota inviata da Bruxelles si dice che «Nel caso in cui verranno accertate delle responsabilità in capo alle aziende coinvolte nell’indagine e qualora fra queste risultasse colpevole anche qualcuna delle aziende che ha partecipato al Concours Mondial nelle passate edizioni, il Concours non farà altro che applicare il proprio regolamento revocando la medaglia assegnata ed escludendo il produttore colpevole dalla partecipazione al concorso per i successivi 5 anni” ed ancora “oltre che tutelare il consumatore, il Concours con l’applicazione del regolamento intende da sempre sostenere i produttori onesti e scoraggiare pratiche scorrette e illegali ritenendole gravissime in quanto lesive dell’intero comparto vinicolo».
Questo aroma che migliora le perfomances gustative del vino non risulta dannoso alla salute dell’uomo. A questo riguardo abbiamo interpellato Vincenzo Gerbi (nella foto accanto), docente del dipartimento di Scienze agrarie, forestali e alimentari dell’Università di Torino; «La componente volatile dei vini Sauvignon bianco - commenta Gerbi - è una delle più studiate, conosciute, amate e imitate. La componente tiolica in molti frutti è fortemente attrattiva e piacevole, nel vino raggiunge anche una notevole stabilità. Non si può certo escludere che qualcuno si lasci tentare dal dare un aiutino, ma ogni giudizio sullo specifico fatto di cronaca sarebbe azzardato. Dopo gli accertamenti potremmo scoprire che qualche produttore ha praticato la criomacerazione o la vinificazione protetta dall'ossigeno, o la crioconcentrazione, tutte pratiche lecite che possono rafforzare l'aroma specifico. Persino alcuni enzimi impiegabili nella chiarifica dei mosti potrebbero nascondere lecitamente attività idrolitiche che liberano aromi dai precursori naturali.
«Non è difficile trovare preparati aromatici - continua Gerbi - ed è molto difficile riconoscerne la presenza. Non sono nemmeno pericolosi, si pensi alle bibite e ai succhi di frutta di cui facciamo largo consumo, ma nel vino non si possono e non si devono usare perché quello che vogliamo degustare è la differenza. Altrimenti perché faticare nella vigna?».
Intanto il Gambero Rosso sospende il giudizio nella guida Vini d'Italia 2016 in uscita a ottobre sui vini Sauvignon delle aziende interessate dall'inchiesta della procura di Udine per presunte violazioni del disciplinare di produzione.

Ricordiamo che sono diciassette le cantine, comprese nel territorio tra Collio e Colli Orientali, e precisamente:, Roberto Snidarcig e la sua Tiare di Dolegna del Collio (l’anno scorso vincitore del concorso Sauvignon e Cantina Emergente per il Gambero Rosso), poi Adriano Gigante, dell’omonima azienda agricola di Corno di Rosazzo, Valerio Marinig di Prepotto, Paolo Rodaro, di Spessa, Pierpaolo Pecorari, di San Lorenzo Isontino, Michele Luisa, della Tenuta Luisa di Corona, Anna Muzzolini, dell’Azienda agricola Iole di Prepotto, Roberto Folla, dell’Azienda agricola Cortona di Villa Vicentina, Luca Caporale, dell’Azienda agricola Venchiarezza di Cividale, Federico Stefano Stanig, dell’AZienda agricola Stanig fratelli di Prepotto, Andrea Visintin, dell’Azienda agricola Magnas di Cormons, Cristian Ballaminut, titolare di un’azienda a Terzo d’Aquileia, Cristian Specogna, dell’Azienda agricola Specogna Leonardo di Corno di Rosazzo, Gianni Sgubin, della Società agricola Ferruccio Sgubin di Dolegna del Collio, e Filippo Butussi, della Valentino Butussi di Corno di Rosazzo. Perquisizioni sono state inoltre eseguite nelle sedi di due tenute di fuori regione: l’Azienda vinicola F.lli De Luca, di Remo De Luca, a Mozzagrogna (Chieti) e la Castel Rio Società agricola di Ficulle (Terni), amministrata da Valentino Cirulli. Nell’inchiesta sono rimaste coinvolte anche Francesca Gobessi, 65 anni, di Udine, ed Emanuela Zuppello, 55, di Torreano, in quanto colleghe di Ramon Persello nel laboratorio di analisi in cui lavora.
«Compito delle istituzioni è rispettare il lavoro della magistratura - ha dichiarato l’assessore all’agricoltura della regione Cristiano Shaurli (nella foto accanto) - ma anche rasserenare gli animi sia dei cittadini consumatori sia, ovviamente, del mercato. Quindi, abbassare i toni e spiegare che c’è una vitivinicoltura che è in grado e vuole continuare a competere ed essere vetrina mondiale del Friuli Venezia Giulia. Aspettare, quindi, con serenità l’esito delle indagini senza enfatizzare e dando la presunzione di innocenza».
«Questo brutto episodio, che va circoscritto - aggiunge Mario Busso (nella foto in basso a destra), curatore della guida Vinibuoni d’Italia - getta comunque uno schizzo di fango che il “vigneto Friuli” non merita di subire, soprattutto per il rispetto dovuto alle tante aziende e ai viticoltori che ogni giorno operano nella legalità. L’auspicio è che chiarezza venga fatta il più presto possibile e se c’è qualcosa di illegale è giusto chi ha sbagliato paghi. Se invece non dovesse esserci nulla tutto si risolverebbe in un polverone tipico italiano, ma molto grave purtroppo perché allungherebbe una pesante ombra sul comparto difficile da cancellare».
«Tutto questo nel momento in cui il Friuli Venezia Giulia - continua Busso - sta avviando un progetto importantissimo - e questa è la notizia che ovviamente passa sottotono e di cui non si parla - un progetto che riguarda l’adesione di 50 aziende di tutta la regione all’Associazione temporanea d’imprese (Ati) per il programma di promozione all’estero nell’ambito dell’Ocm Vino. Si tratta di una delle più grandi reti d’impresa attive in Italia che punterà oltre che ai mercati tradizionali, quali Usa, Cina e Russia, sarà finalizzato ad aprire nuove finestre su Giappone e Canada».
«Sono estraneo ai fatti - dichiara il presidente del Consorzio Friuli Colli Orientali Adriano Gigante - ma per una scelta di onestà intellettuale, mi faccio da temporaneamente da parte». In riferimento all’indagine tuttora in corso sul Sauvignon, il Consorzio Friuli Colli Orientali-Ramandolo ha convocato un consiglio di amministrazione straordinario per approfondire, come è stato fatto, tutti gli aspetti della vicenda. Alla conclusione dei lavori, il consiglio stesso ha deliberato, all’unanimità, di riporre la massima fiducia nell’operato del presidente Adriano Gigante, il quale ha riaffermato la sua totale estraneità ai fatti contestati dalla Procura e che, sia per onestà intellettuale che per continuare a operare nella massima trasparenza, ha deciso di autosospendersi temporaneamente dalla carica di presidente.
Fino a ulteriori sviluppi dell’indagine, tutti gli incarichi istituzionali sono stati dunque delegati al vicepresidente, Germano Zorzettig, il quale non ritiene opportuno, in questo momento, entrare nel merito delle inchieste e del loro risalto mediatico che colmano di mestizia una delle migliori vendemmie degli ultimi anni. Il Consorzio, inoltre, ha espresso totale fiducia nell’operato della Procura e auspicato che possa essere fatta rapidamente piena luce sui fatti e sui soggetti effettivamente coinvolti. Il consiglio, infine, confida che l’indagine venga conclusa nel minor tempo possibile, sottolineando che la posizione del Consorzio è chiaramente e fermamente contraria a ogni ipotetica attività di truffa o contraffazione.