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Roma, Spirit of Scotland si avvicina Perrone: «Abbinare whisky e cibo si può»

Il festival dedicato al whisky si svolgerà a Roma il 4 e il 5 marzo. Pino Perrone, uno degli organizzatori, non svela molto della manifestazione, ma sfata alcuni tabù relativi al whisky tra abbinamenti e diffusione

 
15 febbraio 2017 | 11:00

Roma, Spirit of Scotland si avvicina Perrone: «Abbinare whisky e cibo si può»

Il festival dedicato al whisky si svolgerà a Roma il 4 e il 5 marzo. Pino Perrone, uno degli organizzatori, non svela molto della manifestazione, ma sfata alcuni tabù relativi al whisky tra abbinamenti e diffusione

15 febbraio 2017 | 11:00
 

Roma si prepara alla sesta edizione di Spirit of Scotland - Rome Whisky Festival che si terrà nella capitale il 4 e 5 marzo. Un evento tutto italiano per gli amanti di questo distillato che sta raccogliendo il consenso di nuovi consumatori grazie alla mixology ed alle tendenze che lo vedono abbinato al cibo. E per conoscere le varie sfumature dei whisky sono importanti gli incontri di avvicinamento. Pino Perrone, uno degli organizzatori dell’evento e whisky consultant del festival, racconta con entusiasmo l’avventura e il senso della manifestazione.

Pino Perrone - Roma, Spirit of Scotland si avvicina  Perrone: «Abbinare whisky e cibo si può»

Pino Perrone

Torna a Roma, per il sesto anno, “Spirit of Scotland - Rome Whisky Festival”, nella consueta location del Salone delle Tre Fontane all'Eur, tra degustazioni, tornei tra bartenders, masterclasses e seminari sulla mixology. Ci racconta nello specifico alcuni di questi eventi?
Siamo orgogliosi di essere arrivati fin qui. Ma non vorrei svelare tanto. Un pizzico di mistero aiuta sempre a far sì che un evento riesca meglio del previsto. Posso però confermare che ci sarà una competition per barman con tanto di un'autorevole giuria che premierà il cocktail ritenuto più bilanciato e innovativo, e non scordiamo interessantissime masterclass. Stiamo anche lavorando per avere la partecipazione di un "Maestro” della selezione degli whisky che racconterà al pubblico il suo pensiero attraverso un libro da poco pubblicato.

Una sezione del festival prevede l'area gourmet: cosa si potrà degustare e quanto è importante abbinare il giusto cibo con il giusto whisky? Ci svela qualche abbinamento anche imprevedibile?
È vero. Anche quest’anno ci sarà l’occasione di non rimanere digiuni! Stiamo ancora definendo il cibo che verrà preparato ma di certo soddisferà il pubblico. L’idea di abbinare cibo e whisky è interessante. Personalmente non sono un fanatico degli abbinamenti del whisky con il cibo, se si intende pasteggiare con esso. Per poterlo fare bisognerebbe diluirlo talmente che svilirebbe il sapore iniziale. Noi italiani, come peraltro i francesi e altre popolazioni, abbiamo il grande privilegio di poter tranquillamente abbinare i nostri vini con il cibo. Non tutti hanno queste occasioni tradizionalmente e quindi si sviluppa una fruizione di tipo diverso.

Così come invece noi lo vediamo più indicato da fine serata. Ma attenzione: non tutti gli whisky sono adatti per la meditazione. Ciò non toglie che il whisky possa trovare un compagno con, ad esempio, quasi tutta la pasticceria secca e lievitata, le torte al cioccolato e il cioccolato stesso. Anche tantissimi formaggi sono abbinabili, dal parmigiano agli erborinati, passando a quelli a latte crudo o a quelli molto stagionati o d’alpeggio. In Scozia, inoltre, lo troverete sempre accompagnato con crostacei, molluschi, salmone, con l’haggis e, perché no, con il fish & chips. In cucina lo consiglio per sfumare, per pennellare alcuni pesci grassi cotti al forno a fine cottura.

Credetemi: poche gocce di alcuni whisky molto fruttati prodotti in India o Taiwan sono sufficienti per dare la sensazione che una semplice frutta tagliata a pezzettini diventi una macedonia. Io ho provato con le sole fragole che improvvisamente sono divenute anche banane, ananas, mango, pesca, albicocca ecc. Un abbinamento imprevedibile? Una cacio e pepe.

Un whisky si degusta al meglio se...
Se si utilizza un bicchiere adeguato, consiglio un tulipano con o senza gambo, vietato invece il vecchio tumbler, a meno che non si voglia creare un drink con l'aggiunta di ghiaccio, se si evita d'assumere sostanze amare o troppo salate in precedenza, se si ha l'opportunità di poter aggiungere tre gocce d'acqua per esaltare eventuali note fruttate. Ma, soprattutto, se lo si fa con calma.

Roma, Spirit of Scotland si avvicina  Perrone: «Abbinare whisky e cibo si può»

Parlando di mercato, ci può tracciare una “geografia” delle vendite del whisky in Italia e del cliente tipo che acquista questo distillato?
Attualmente c'è molta domanda per i single malt torbati scozzesi, per i whisky giapponesi e i bourbon e rye americani. C'è anche richiesta dei whisky esotici da India e Taiwan. A prescindere da tutto ciò, rilevo che è cresciuta la consapevolezza di ciò che si richiede. Divertente è notare persone che tu hai contribuito a formare che maturano i propri gusti e diventano improvvisamente dotti, alcuni dei quali dimenticandosi le umili origini. Grazie al cielo non esiste un cliente-tipo. Si spazia dei totali neofiti che si affidano a te, a iniziati che hanno idee chiare. Molti giovani e molti professionisti di mezza età. Tuttavia, un certo buco generazionale si ravvisa. Diciamo che, quelli intorno alla mia età (53 anni) non sono molti. Siamo infatti passati da un eccezionale interesse da parte di chi era in età matura negli anni Sessanta e Settanta a chi lo diventato negli ultimi dieci anni.

Spesso si parla di “imbottigliatori indipendenti”, ci racconta chi sono e da cosa differiscono in mercato e qualità rispetto ai nomi più conosciuti?
Questa domanda mi sta molto a cuore e ci vorrebbe molto tempo per rispondere esaustivamente. Da quando sono appassionato di whisky sono un promotore degli imbottigliatori indipendenti. Ed è stato molto difficoltoso esserlo nel passato, in tempi in cui, al di fuori degli imbottigliamenti originali, nessuno voleva saperne. Non voglio fare nomi, ma con orgoglio posso dire che l’Italia ha fatto la sua grande parte in tal senso. Tutti questi saranno presenti al nostro festival, persone che hanno costruito la Storia del single malt. Adesso di imbottigliatori indipendenti ce ne sono tantissimi e, caso curioso, continuano a crescere in un momento storico di assenza di prodotto.

Bisogna quindi prestare molta attenzione. In sostanza si tratta di chi fisicamente decide di scegliere una botte di un single malt (o più di una, se si intende creare una piccola batch) per dargli una vita propria. La isolano, se ritengono sia meritevole a non andare a confluire in una media, che non sarà mai eccellenza, vien da sé, per dargli risalto. Naturalmente su ciò che è disponibile in circolazione e con un compito di alta responsabilità. Se lo si fa con una botte non perfettamente riuscita, infatti, il risultato è peggiore delle intenzioni. Ciò accade in quanto è appurato che il sapore del whisky contenuto nelle botti è diverso l’uno dall’altro.

Anche in Italia si produce whisky, ci racconta chi, dove e come?
Si è vero: da tre anni a questa parte in Val Venosta ed esattamente a Glorenza, in provincia di Bolzano, esiste una distilleria chiamata Puni che produce whisky. Invito ad andare a visitarla, merita il viaggio. Stanno crescendo con la qualità del loro giovane prodotto. Aggiungo che una ulteriore opportunità che regala il nostro festival è proprio quella di assaggiare i loro whisky con il racconto della famiglia che li produce. Sono a conoscenza anche di ulteriori progetti in Italia. In futuro li scopriremo.

Per informazioni: www.spiritofscotland.it

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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