Essere diligente classe dirigente e ragionare nella prospettiva di un dopodomani che è molto vicino essendo il domani già oggi. Assimilare, comprendere e soprattutto far comprendere ai molti che potrebbero essere affetti da pigrizia mentale che tanti fattori endogeni ed esogeni, due a caso: il successo del glera (da cui il Prosecco) e la proibizione della label Tocai, concorrono a generare una commutazione di pensiero ed a prefigurare uno stato desiderato futuro che veda la riappropriazione di una qualità di vita dei veneziani, aree limitrofe incluse, in cui il turismo di massa non funga da ostacolo, bensì da risorsa. Numeri impressionanti: 23milioni di visitatori annui.

Nel mondo dei vini Doc e quindi dei Consorzi che su questi vini svolgono attività di vigilanza, tutela e promozione, esiste la Doc Venezia. Venezia è brand forte. Il Consorzio Vini Venezia si pone l’obiettivo, ardimentoso ma non velleitario, di far conoscere ai 23 milioni di visitatori annui di Venezia, ma anche agli stessi veneziani, oramai rari nantes in gurgite vasto, il legame tra la realtà lagunare ed i luoghi del vino. Tre itinerari che porteranno il visitatore a scoprire calli, campi, vigneti sperimentali in broli di conventi e in isole lagunari di struggente bellezza, con bene organizzate, stabili e non improvvisate aree attrezzate dove degustare, ben guidati dagli esperti, i vini della Doc Venezia. Sul portale www.docvenezia.it, le tempestive ed efficaci informazioni a beneficio dei fruitori.
La Repubblica di Venezia fu capitale mondiale del commercio del vino e detenne per molti secoli il monopolio delle spezie, gli “odori di Gerusalemme” che arrivavano dopo viaggi che duravano anni, alla concitata Riva degli Schiavoni. Ed immaginiamoci il mercato di Rialto come la Wall Street delle spezie. Ma a Venezia, altro merito, va anche la benemerenza dell’importazione del caffè. Si pensi alla “Bottega del Caffè” di Carlo Goldoni ed al Caffè Florian in Piazza San Marco, aperto nel 1676.
Non fosse altro che per questi due motivi, ma ve ne sono anche altri, non si può parlare di Mediterraneo a tavola senza la Serenissima ed i suoi abilissimi mercanti. Sì, i traffici per i veneziani erano il principio attivo che regolava il metabolismo economico e sociopolitico della Repubblica. Ed è grazie a Venezia, non dimentichiamolo, che il Mediterraneo diventa mare universale. Attività di valorizzazione che punta particolarmente (e quindi non esclusivamente, va detto) sulle due Docg: il Lison Classico (il Tocai di una volta) ed il Malanotte del Piave, ovvero la vinificazione più pregiata del vino Raboso. Un bianco ed un rosso, a dare giunzione, magari anche lieve e gradita sovrapposizione, a quelli che sono gli abbinamenti della cucina veneziana, sia quella lagunare che quella della terraferma. A fronte di meditati e guidati assaggi, azzardiamo due abbinamenti che esulano dal territorio: il Lison Classico con la Mozzarella di Bufala Campana Dop ed il Raboso con il calzone, ovvero la pizza napoletana ripiena, allorquando il ripieno è costituito da salsiccia e friarielli. Da provare. Ed ancora, però, un dubbio permane: quale abbinamento con il saor?

Sono stati disegnati tre percorsi enoturistici che hanno come fil rouge il vino. Il primo percorso, Wine Tour Venezia - Le vie del vin e de altre merci presiose, rappresenta il cuore del progetto e ripercorre infatti le vie dei mercanti veneziani, in un itinerario che fa rivivere le vie del commercio e delle merci preziose dell’epoca, spizzicando qua e là vini e cicchetti. Il secondo, Wine Tour Venezia - Culture e tratte d’oriente, nasce per far scoprire l’importanza dei traffici con il Medio Oriente e l’influenza delle loro culture nella città veneta, che si ritrovano oggi in particolare nei prodotti entrati nella nostra cultura culinaria.
Il terzo, Wine Tour Venezia - De arti, de Vin e altre meravegie è pensato per gli amanti dell’arte, un percorso nel distretto artistico per eccellenza, tra le meravegie (meraviglie) del passato e della modernità, trovando ristoro in storiche enoteche e osterie. Il Consorzio Vini Venezia, presieduto da Giorgio Piazza e diretto da Carlo Favero, ticket che esprime professionalità di altissimo livello, ha preso in cura ed egregiamente segue sin dal 2010 due vigneti in Venezia; il primo nel brolo del Convento dei Carmelitani Scalzi, proprio nei pressi della stazione Santa Lucia, ed il secondo nella magica isola di Torcello. L’obiettivo è palese: scoprire l’origine, la provenienza e le caratteristiche delle varietà ancora presenti in città
e la loro conservazione.
Il Consorzio si pone anche un altro nobile obiettivo: tutelare salute ed ambiente, in coerenza con quell’attenzione alla qualità della vita di cui si diceva. Nasce così BioVenezia, il Biodistretto della produzione e della comunità del biologico della Venezia Centro-Orientale. Venezia, con la vicina isola di Murano, è anche patrimonio eccelso di lavorazione del vetro che qui diviene arte. E Murano, con il suo consorzio Promovetro, è sede del Distretto del Vetro artistico di Murano e del vetro del Veneziano. Ed oltre Murano, ammaliante, la magica Torcello.
La rinnovata attenzione alla vitivinicoltura di alta qualità, la visione d’insieme del territorio che radica i propri vini anche nella conoscenza dei milioni di turisti che visitano Venezia (ed anche nella coscienza dei veneziani), la riproposizione dell’arte vetraia di Murano, la meritoria opera divulgativa dei tesori pressoché nascosti di Torcello, conducono, da passione ed entusiasmo corroborati, ad una radiosa visione: la laguna a rappresentare e costituire il futuro e non solo il glorioso passato di quella che, fiume carsico la storia, giammai causalmente fu la Serenissima. Il rito millenario dello sposalizio con il mare, con l’anello lanciato dal doge tra le onde, che si rinnova ribadendo la vocazione di una città che seppe coltivare la vite su terreni circondati dalle acque.
Per informazioni: www.consorziovinivenezia.it