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Tesi Uno, Franciacorta bio la sfida vinta di Barone Pizzini

 
13 novembre 2018 | 11:35

Tesi Uno, Franciacorta bio la sfida vinta di Barone Pizzini

13 novembre 2018 | 11:35
 

Barone Pizzini, nel 1998, è stato il primo ad iniziare l'avventura del bio in Franciacorta. Un pionere in tutti i sensi. Nella moderna cantina di Provaglio d'Iseo (Bs) ha festeggiato venerdì sera i 20 anni di un primato.

Si tratta di un successo tenacemente voluto e perseguito da un manipolo di vignaioli - capitani coraggiosi: il general manager Silvano Brescianini, l'enologo Pier Luigi Donna, l'amministratore delegato Piermatteo Ghitti e, soprattutto, i due finanziatori che hanno creduto in un'impresa con molte incognite e poche certezze: il compianto Pierjacomo Ghitti, padre di Piermatteo, e il presidente della società, il milanese Ugo Colombo. A quest'ultimo si deve se non altro il merito di aver sostenuto la traversata del deserto del bio fra le molte perplessità degli addetti ai lavori.

(Tesi Uno, Franciacorta bio la sfida vinta di Barone Pizzini)

E alla festa del ventennale Barone Pizzini ha lanciato anche un nuovo vino: Tesi Uno. Perlage dalla struttura forte, ricco di mineralità, in grado di stupire e di accompagnare con delicatezza i piatti di uno chef come Beppe Maffioli. Bollicine d'autore e da innovatore che indicano una nuova strada per la Franciacorta, utilizzando l'Erbamat, antico vitigno autoctono del bresciano, già citato da Agostino Gallo nel '500. È un'uva a maturazione tardiva dotata di spiccata acidità e dai profumi delicati, caratteristiche che la rendono perfetta per dare la giusta freschezza ai vini.

«Una sfida - ha detto Brescianini - alla quale seguirà Tesi Due e Tesi Tre. Poi basta! Una "Tesi" che rafforza la nostra convizione: il biologico non è solo una moda ma l'atto concreto per rilanciare la nostra sintonia con il territorio, partendo da questo uvaggio». Dalla vendemmia del 2017, a seguito della modifica del disciplinare del Franciacorta Docg, è stato introdotto il vitigno complementare allo Chardonnay, al Pinot Nero ed al Pinot Bianco».

«Potrebbe diventare - ha sottolineato Donna - un interessante elemento caratterizzante. Il suo utilizzzo può essere legato alla valorizzazione di una varietà autoctona e contribuire a donare al Franciacorta un forte legame alla storia della nostra zona vitivincola». È quel che ha ribadito anche il direttore del Consorzio Giuseppe Salvioni, ricordando che fino ad oggi il 67% delle cantine hanno seguito la strada del bio. «Per noi - ha concluso Brescianini - è una sfida vinta. Ma non ci fermeremo perché siamo vent'anni di viti e cultura bio». Non dimenticando il mecenatismo nel carpo dell'arte con il recupero della splendida tela del Bagnatore, che da il nome alla storica Riserva del Bagnadore.

Per informazioni: www.baronepizzini.it

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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