Barone Pizzini, nel 1998, è stato il primo ad iniziare l'avventura del bio in Franciacorta. Un pionere in tutti i sensi. Nella moderna cantina di Provaglio d'Iseo (Bs) ha festeggiato venerdì sera i 20 anni di un primato.
Si tratta di un successo tenacemente voluto e perseguito da un manipolo di vignaioli - capitani coraggiosi: il general manager
Silvano Brescianini, l'enologo Pier Luigi Donna, l'amministratore delegato Piermatteo Ghitti e, soprattutto, i due finanziatori che hanno creduto in un'impresa con molte incognite e poche certezze: il compianto Pierjacomo Ghitti, padre di Piermatteo, e il presidente della società, il milanese Ugo Colombo. A quest'ultimo si deve se non altro il merito di aver sostenuto la traversata del deserto del bio fra le molte perplessità degli addetti ai lavori.

E alla festa del ventennale
Barone Pizzini ha lanciato anche un nuovo vino: Tesi Uno. Perlage dalla struttura forte, ricco di mineralità, in grado di stupire e di accompagnare con delicatezza i piatti di uno chef come Beppe Maffioli. Bollicine d'autore e da innovatore che indicano una nuova strada per la
Franciacorta, utilizzando l'Erbamat, antico vitigno autoctono del bresciano, già citato da Agostino Gallo nel '500. È un'uva a maturazione tardiva dotata di spiccata acidità e dai profumi delicati, caratteristiche che la rendono perfetta per dare la giusta freschezza ai vini.
«Una sfida - ha detto Brescianini - alla quale seguirà Tesi Due e Tesi Tre. Poi basta! Una "Tesi" che rafforza la nostra convizione: il biologico non è solo una moda ma l'atto concreto per rilanciare la nostra sintonia con il territorio, partendo da questo uvaggio». Dalla vendemmia del 2017, a seguito della modifica del disciplinare del Franciacorta Docg, è stato introdotto il vitigno complementare allo Chardonnay, al Pinot Nero ed al Pinot Bianco».
«Potrebbe diventare - ha sottolineato Donna - un interessante elemento caratterizzante. Il suo utilizzzo può essere legato alla valorizzazione di una varietà autoctona e contribuire a donare al Franciacorta un forte legame alla storia della nostra zona vitivincola». È quel che ha ribadito anche il direttore del Consorzio Giuseppe Salvioni, ricordando che fino ad oggi il 67% delle cantine hanno seguito la strada del bio. «Per noi - ha concluso Brescianini - è una sfida vinta. Ma non ci fermeremo perché siamo vent'anni di viti e cultura bio». Non dimenticando il mecenatismo nel carpo dell'arte con il recupero della splendida tela del Bagnatore, che da il nome alla storica Riserva del Bagnadore.
Per informazioni:
www.baronepizzini.it