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Torrevilla mappa i suoi vigneti per migliorare i vini dell’Oltrepò Pavese

 
13 marzo 2019 | 09:57

Torrevilla mappa i suoi vigneti per migliorare i vini dell’Oltrepò Pavese

13 marzo 2019 | 09:57
 

È una miniera vitivinicola, un territorio noto, ma inesplorato perché è come un’amante: ti fa perdere la testa quando la conquisti, ma ti lascia quando pensi di conoscerla.

Stiamo parlando delle colline dell'Oltrepò Pavese; andateci adesso che la natura si sta risvegliando disegnando paesaggi unici come quelli che si possono ammirare da Riccagioia: sono luoghi che lasciano il segno. E qui si trova, in quel di Torrazza Coste (Pv), Torrevilla.

(Torrevilla mappa i suoi vigneti per migliorare i vini dell’Oltrepò Pavese)

Una Cooperativa storica, forse il miglior esempio di una terra che, nonostante beghe e campanilismi mai sopiti, riesce a costruire - stagione dopo stagione - una variegata e significativa realtà vitivinicola. Seicento ettari coltivati da 200 piccoli e grandi vignaioli fra i comuni di Codevilla, Torrazza Coste, Retorbido, Montebello, Borgo Priolo, Montesegale, Rocca Susella, Godiasco Salice Terme e Mornico Losana. Tutti insieme forniscono circa 50mila quintali di uve all'anno. Due milioni e mezzo le bottiglie prodotte, di cui il 10% per cento bio. Più che abbordali i prezzi, in cantina da 5 a 14 euro per le classiche e note bollicine, e poi Bonarda, Cruasè; qualcosa in più per la superlativa ultima arrivata: la Genesina Riserva 110 Pinot Nero. Un rosso fermo del tipico colore rosso rubino, finezza ed eleganza nel bicchiere.

(Torrevilla mappa i suoi vigneti per migliorare i vini dell’Oltrepò Pavese)

Una secolare storia alle spalle (risale al 1907) con lo sguardo rivolto al futuro grazie a un piano di investimenti tecnologici di un milione di euro per sostenere un’ azienda longeva e di successo. Obiettivo: perseguire la competitività interna ed esterna nell'ambito qualitativo della produzione.

Nei giorni scorsi nella sede storica di Torrazza Coste, il presidente del Consiglio di amministrazione della Cooperativa, Massimo Barbieri, il direttore Gabriele Picchi e il docente Leonardo Valenti dell'Università Statale di Milano, hanno illustrato - nell'ambito del Pinot Nero tasting 2018 - il percorso di qualità avviato negli anni scorsi coinvolgendo indistintamente tutti i 200 soci e alcuni studenti universitari. «Un progettto di zonazione - ha chiarito Valenti - volto a tracciare un vero e reale identikit del territorio con la mappatura per similitudine dei vigneti con caratteristiche comuni, pressature omogene. Traguardo? Ottenere vino meno manipolato possibile». E poi una banca dati comune con la classificazione dei vigneti in 5 fondamentali varietà: tardive con uve croatina, cabernet sauvignon; medio tardive: barbera; medie: cortese e uva rara; medio precoci, pinot nero vinificato in rosso, moscato, riesling e infine precoci: pinot grigio, pinot nero vinificato in bianco, chardonnay e altre uve a bacca bianca per basi spumante. Infine, consegna delle uve negli stessi tempi.

(Torrevilla mappa i suoi vigneti per migliorare i vini dell’Oltrepò Pavese)

«Perché ogni fase della produzione del vino - hanno ricordato Barbieri e Picchi - dall'analisi dell'acino in vigna, fino alla vinificazione e all'imbottigliamento è svolta con attenzione e precisione con l'ausilio di tecnologie innovative che garantiscono al prodotto di mantenere intatte le sue qualità naturali, nel tempo». L'Oltrepò insomma, dopo le recenti vicende giudiziarie e di cronaca, tenta pian piano di risalire la china.

Per informazioni: www.torrevilla.it

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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