Tempi duri, anzi durissimi per il mondo vitivinicolo bresciano alle prese con le pesanti ricadute di vendite e di immagine a causa del coronavirus. Rinviata all'anno prossimo “Italia in Rosa”, rassegna del vino Chiaretto promossa del Consorzio della Valtènesi prevista solitamente a fine primavera a Moniga, si annuncia difficile la stagione per i vini di Franciacorta e Lugana.

Vino bresciano in crisi
Senza mezzi termini,
Silvano Brescianini e Andrea Bottarel, rispettivamente presidente e direttore dei due Consorzi Docg: «Con i ristoranti forzatamente chiusi - hanno dichiarato alla stampa locale - le vendite sono crollate, i vini sono rimasti in cantina. Ma non solo, adesso, soprattutto per le aziende più piccole è un problema onorare gli impegni finanziari perché manca la liquidità, mentre nel contempo vanno liberate le vasche per il vino nuovo».
Secondo le prime stime dei due Consorzi, i cui vigneti si affacciano sui laghi di Garda e Iseo: «Un trimestre è andato sicuramente perduto. Se è ancora difficile quantificare i danni, ora la speranza è che la pandemia finisca al più presto e che il Governo ci aiuti a sostenere i mancati guadagni legati al canale Horeca, fondamentale per vini di fascia alta come i nostri. La ristorazione, per la Franciacorta rappresenta i due terzi del mercato; è insomma strategico, a maggior ragione in una provincia in crescita turistica, come quella bresciana, bergamasca e veronese».
Da aggiungere, che se per ora non vi sono particolari problemi legati alla manodopera perché la stagione non è ancora entrata nel vivo, fra un paio di mesi gli operatori del settore dovranno fare i conti anche con la scarsità di personale. Le vendite nella grande distribuzione non bastano a coprire il “buco” e poi i mercati esteri: Usa-Giappone e Germania sono praticamente fermi. Brescianini e Bottarel fanno un'ultima considerazione (tenendo conto dei circa 30 milioni di bottiglie prodotte - metà a testa - tanto dalle prestigiose bollicine franciacortine, quanto dei fermi e corposi bianchi di Lugana): «Lo Stato aiuti le aziende vitivinicole ad avere liquidita, perché la natura non si ferma e se non vi saranno provvedimenti concreti e immediati, ci sarà una moria senza precedenti di piccole e medie cantine».
Quelle che hanno investito in qualità grazie, in particolare, allo spirito imprenditoriale giovanile. Si ipotizza un addio al mondo del vino del 30% di imprenditori, fra cui molte donne.