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A Milano verticale di "Concerto" di Fonterutoli. 40 anni spesi bene

Il “Concerto” di Fonterutoli, presentato in sei annate disperse sul quarantennio 1981- 2021 al ristorante “Autem” di Milano, in zona Porta Romana. Cosa è emerso da una verticale lunga ben 40 anni

 
26 ottobre 2023 | 09:30

A Milano verticale di "Concerto" di Fonterutoli. 40 anni spesi bene

Il “Concerto” di Fonterutoli, presentato in sei annate disperse sul quarantennio 1981- 2021 al ristorante “Autem” di Milano, in zona Porta Romana. Cosa è emerso da una verticale lunga ben 40 anni

26 ottobre 2023 | 09:30
 

Se in ambito storico parliamo di Siena, Pisa, Firenze tutti sanno più o meno dove si va a parare; se invece citiamo Fonterutoli, il punto interrogativo si leggerà sui volti degli astanti. Questo fino al 1981, probabilmente, perché il dio del vino, o chi per lui, è capace di creare dal nulla storie e controstorie a getto continuo: non solo in campo enologico, ma con grandi e piccoli addentellati nella storia con la “S” maiuscola, nella geografia e nell’agronomia, cioè nel substrato della civiltà. 

A Milano verticale di

Concerto di Fonterutoli, una verticale di 40 anni

Che dire allora di questo illustre (ex) sconosciuto, Fonterutoli? Una frazione di Castellina in Chianti (SI), dove risiede il quartier generale della famiglia Mazzei, che da più di 25 (diconsi venticinque) generazioni si confronta con i suoli, le piogge, il sole a picco, gli enologi, le vendemmie e i vendemmiatori per bere e far bere i suoi vini. Tra cui il “Concerto” di Fonterutoli, presentato in sei annate disperse sul quarantennio 1981-2021 presso il ristorante “Autem” di Milano, in zona Porta Romana. Dobbiamo partire da lontano per capire la genesi e il ruolo di questo “Super Tuscan”, 80% Sangiovese 20% Cabernet Sauvignon, nello svolgersi  della vicenda storica. Tradizionalmente si attribuisce a Mario Incisa della Rocchetta, verso la fine degli anni sessanta, la decisione di andare al di là dell’uvaggio tradizionale del Chianti, ossia 70% Sangiovese ed il resto Canaiolo e Malvasia. Si apriva una strada, nasceva il Sassicaia, poi il Tignanello, man mano si cominciava a parlare dei vini rossi “Super Tuscan” e del loro successo commerciale all’estero, specie negli Stati Uniti. In questa scia prendeva forma il “Concerto”, denominato così dalla marchesa Carla Mazzei per la grande armonia ottenuta a partire da un uvaggio non tradizionale.  

Concerto di Fonteruoli, una verticale di 40 anni 

«Ed oggi possiamo celebrare i quarant’anni del Concerto di Fonterutoli qui a Milano -  spiega Francesco Mazzei, amministratore delegato della società di famiglia - Abbiamo portata l’annata 1981 perché inaugurava un lungo percorso, il 1990 in quanto chiudeva il primo decennio e quindi un ciclo; abbiamo poi la 2011, il momento della ripartenza dopo più di dieci anni di stop, e poi 2015, 2019 e 2021 in quanto particolarmente significative.

A Milano verticale di

Francesco Mazzei (CEO Mazzei spa) e Filippo Mazzei (presidente)

Ripercorrendo questi quarant’anni possiamo dire di aver assistito a una piccola rivoluzione enologica, che risulta però di enorme portata se si guarda in particolare alla Toscana, e che in qualche modo contribuì all’ introduzione in Italia dell’Indicazione Geografica Tipica (IGT), a partire dal 1992. Il problema, infatti, era dare una casa comune a vini di grande successo, eppure privi di un riconoscimento normativo. Siamo particolarmente legati a questo rosso perché quasi da subito ha dato a Fonterutoli e alle nostre cantine una notorietà che prima non avevano; è giusto, pertanto, sfruttare l’occasione del quarantennale per fare un salto all’indietro e ripercorrere la storia di un successo. E per confrontare le diverse annate, scoprire potenzialità ancora nascoste, se ce ne fossero, fare un bilancio provvisorio».

A Milano verticale di

Il castello di Fonterutoli

Parlando di annate, siamo ben consci che da una bottiglia di quarant’anni può venir fuori la qualunque, e quindi non andiamo a valutare il Concerto del 1981 con un approccio supertecnico: serve pure un po’ di affetto, via, che ti spinga a osservare le velature, le particelle in sospensione e qualche nota ossidativa con un altro spirito, mentre al naso apprezzi il balsamico ben presente, il cuoio, l'equilibrio complessivo: quarant’anni spesi bene.  Il Concerto 1990, un giovanotto di appena trent’anni, ha già compiuto il salto di qualità e qualche sorpresina la regala:  inizialmente frutta sotto spirito, mela cotogna, al palato riaffiora un certo grado di acidità e non manca il tabacco. Con l’annata del 2011 siamo nel campo della piena maturità, del grande equilibrio, della complessità ben gestita con accenni di ribes nero e sottobosco.  E saltiamo da ultimo al 2021 per andare a cogliere gli eventuali peccati di gioventù  di questo prodotto: di certo non nasce “vecchio dentro”, ed anzi mette in luce un mix di bacche rosse e scure, scorze di agrumi, peperoncino ed erbe aromatiche. Il tannino si fa sentire, ma c’è tempo per il “labor limae”.

Concerto di Fonteruoli e i piatti di Luca Natalini di Autem

Certo che mettere la nobiltà di un’etichetta ormai storica di fronte alla cucina di Luca Natalini, lo chef dell’”Autem”, è una scelta non ovvia:  bisogna capire chi si prende la scena. Distrattamente, non abbiamo preso nota degli acuti e degli applausi, ma possiamo affermare che questa verticale di “Super Tuscan” si è proprio abbronzata al sole di grandi piatti come “Un viaggio a Comacchio”, a base di anguilla affumicata; “Hot dog di salsiccia di cinta senese”;  Piccione cotto in carcassa”, di una consistenza entusiasmante che il Natalini attribuisce alla qualità della materia prima, ma tu intuisci che è lui a commettere un peccato di modestia.

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Il piccione cotto in carcassa di Luca Natalini - ristorante Autem

L’unica alzata d’ingegno che rischia di spodestare il festeggiato, quel Concerto di Fonterutoli con i suoi quarant’anni di scommesse vinte, è la pasta in bianco dello chef, già piuttosto famosa, cotta nel brodo di alloro e mandorla e impreziosita da vermouth alle prugne, aceto di riso, miele di acacia, burro e pepe. Qui siamo veramente nel campo dell’alta cucina ma i vini della famiglia Mazzei, evidentemente, sono abituati ai confronti scomodi; e poi il tocco di genio in cucina fa sempre da pungolo, ad evitare di dormire sugli allori.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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