Il fallimento di Terre d’Oltrepò, la più grande cooperativa vitivinicola della Lombardia, non è più soltanto un’ipotesi: lo spettro della liquidazione vera e propria (oggi è in liquidazione coatta amministrativa) si fa sempre più concreto e potrebbe tradursi in una perdita da circa 19 milioni di euro per i 500 soci. Una cifra che, se confermata, avrebbe effetti devastanti non solo sulle aziende agricole coinvolte, ma sull’intero tessuto economico e sociale dell’Oltrepò pavese.

Terre d‘Oltrepò: la liquidazione potrebbe tradursi in una perdita da circa 19 milioni di euro per i soci
Terre d’Oltrepò, un conto da 19 milioni per i soci
Secondo le indiscrezioni, gli agricoltori rischierebbero di veder svanire 12,4 milioni di capitale sociale - le quote che ognuno aveva versato come partecipazione alla cooperativa - e 6,6 milioni relativi alla vendemmia 2024, che al momento non avrebbe alcuna garanzia di pagamento. Le istituzioni, Regione Lombardia in testa, cercano di rassicurare: la liquidazione sarebbe la strada obbligata per salvare la cantina e renderla competitiva in futuro, dopo aver pagato i 41mila quintali d’uva conferiti nel 2025 (una quantità pari a un decimo della media storica).

La vendemmia 2025 è stata pari a un decimo della media storica
Ma dietro alle parole restano molte incognite. I colloqui riservati tra commissari e soci, trapelati nelle ultime settimane, lasciano presagire che per la vendemmia 2024 non ci siano margini di recupero. Eppure, fino a poco tempo fa, quel capitale sociale - circa 12 milioni di euro - era liquidabile su richiesta dei singoli soci. Oggi, invece, la prospettiva è che venga azzerato. A complicare il quadro c’è lo spostamento di immobili, impianti e forza lavoro alla società “gemella”, la Spa, avvenuto a fine 2024. Una mossa che lascia la cooperativa svuotata dei suoi asset principali e i soci in balia di un possibile crac.
Il futuro dell’Oltrepò pavese tra incertezza e rischi sociali
Il punto interrogativo più grande, però, riguarda il futuro: cosa ne sarà dei piccoli agricoltori che hanno retto per anni l’economia locale? E la Spa, rimasta operativa, avrà davvero la forza di affrontare un mercato del vino sempre più competitivo, generando utili da redistribuire a una base sociale ormai stremata? Il rischio, sempre più concreto, è che il caso Terre d’Oltrepò non resti confinato nelle aule dei tribunali, ma diventi una vera e propria questione sociale per l’Oltrepò pavese.
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