Menu Apri login

Quotidiano di enogastronomia, turismo, ristorazione e accoglienza
venerdì 05 dicembre 2025  | aggiornato alle 08:49 | 116137 articoli pubblicati

Viaggio in Napa Valley e Sonoma County: le cantine da non perdere

Non solo vigneti e panorami iconici: la California del vino è un laboratorio di visioni, dove la sperimentazione si intreccia con storie personali, architetture spettacolari e un’idea di eccellenza che guarda al mondo. Dalla forza simbolica della Napa Valley alla naturalezza di Sonoma County, un viaggio tra luoghi che hanno ridefinito il concetto stesso di terroir

di Paolo Porfidio
Head sommelier Terrazza Gallia
03 ottobre 2025 | 09:30
Viaggio in Napa Valley e Sonoma County: le cantine da non perdere
Viaggio in Napa Valley e Sonoma County: le cantine da non perdere

Viaggio in Napa Valley e Sonoma County: le cantine da non perdere

Non solo vigneti e panorami iconici: la California del vino è un laboratorio di visioni, dove la sperimentazione si intreccia con storie personali, architetture spettacolari e un’idea di eccellenza che guarda al mondo. Dalla forza simbolica della Napa Valley alla naturalezza di Sonoma County, un viaggio tra luoghi che hanno ridefinito il concetto stesso di terroir

di Paolo Porfidio
Head sommelier Terrazza Gallia
03 ottobre 2025 | 09:30
 

Tra le colline della California settentrionale si incontrano due anime diverse del vino americano: Napa Valley e Sonoma County. La prima è la valle dei sogni, dove la visione pionieristica ha trasformato il Cabernet in un’icona mondiale. La seconda è la terra dell’essenza, più ampia e discreta, dove il tempo scorre lento e il vino racconta autenticità ed equilibrio. Due territori vicini ma distinti, che meritano di essere scoperti seguendo due percorsi paralleli: quello di Napa, la valle della visione, e quello di Sonoma, il cuore dell’armonia.

La Napa Valley, un luogo dove il vino è diventato sogno americano

C’è un luogo al mondo dove il vino è diventato sogno americano. Non una tradizione da custodire, ma una visione da costruire. La Napa Valley, lunga appena 50 chilometri, è uno dei territori più noti e studiati della viticoltura mondiale. Eppure, ciò che la rende unica non è solo la qualità dei suoi vini, ma la combinazione tra paesaggio, spirito pionieristico e desiderio di eccellenza. Negli anni ’60 e ’70, quando il mondo guardava ancora alla Francia come unico riferimento del grande vino, un manipolo di produttori californiani iniziava a sfidare ogni certezza. La consacrazione arrivò nel 1976, con il celebre Judgment of Paris, quando due vini americani - uno rosso, uno bianco - batterono i grandi nomi di Bordeaux e Borgogna in una degustazione alla cieca. Il mondo si accorse che la Napa Valley non era più una promessa: era diventata una nuova frontiera.

Viaggio in Napa Valley e Sonoma County: le cantine da non perdere

Alcune mongolfiera sorvolano le vigne della Napa Valley

Oggi questo piccolo lembo di terra, incastonato tra le catene dei Mayacamas e dei Vaca Mountains, è un mosaico di suoli, microclimi e storie umane. Qui si coltiva con metodi all’avanguardia, si sperimenta, si rispetta la terra. Ogni sottozona - da Oakville a Stags Leap, da Rutherford a St. Helena - ha una voce propria. Ogni cantina, una filosofia. E ogni bicchiere, se ascoltato bene, racconta una visione diversa dello stesso sogno: quello di trasformare l’uva in cultura. Nel mio viaggio, ho scelto di incontrare chi sta scrivendo oggi questo racconto. Cantine iconiche, realtà familiari, vigneti leggendari e persone che mettono il cuore nel vino, ogni giorno.

Stag’s Leap Wine Cellars, il sorso che cambiò la storia

Ci sono vini che segnano un’annata. Altri un’evoluzione stilistica. Pochissimi, una rivoluzione. Il Cabernet Sauvignon 1973 di Stag’s Leap Wine Cellars appartiene a quest’ultima categoria: è il vino che, nel Judgment of Paris del 1976, stupì il mondo battendo alla cieca i grandi Premier Cru bordolesi, cambiando per sempre la percezione del vino americano. Ma per capire davvero perché quel risultato non fu un colpo di fortuna, bisogna partire dal territorio. Lo Stags Leap District AVA, istituito ufficialmente nel 1989, è una piccola sottozona della Napa Valley, lunga appena tre chilometri. Incastonata tra le colline dei Vaca Mountains a est e il letto alluvionale del Napa River a ovest, gode di un microclima unico: le brezze fresche che risalgono dalla baia di San Pablo mitigano le giornate calde, consentendo una maturazione lenta e uniforme.

Il suolo è una delle chiavi di lettura più interessanti. Le colline che circondano Stag’s Leap sono composte da suoli vulcanici e rocciosi, ideali per conferire tensione, struttura e longevità. Nella parte bassa della valle, invece, prevalgono i terreni alluvionali più profondi, che regalano rotondità e morbidezza al frutto. Questo equilibrio geologico si riflette nel bicchiere: i Cabernet di Stags Leap sono celebri per il loro profilo setoso, fine, mai eccessivo. Vini che non urlano, ma sussurrano con intensità. Fondata nel 1970 da Warren Winiarski, Stag’s Leap Wine Cellars nacque con l’ambizione di esplorare e raccontare la vera identità del Cabernet Sauvignon in Napa. Solo tre anni dopo la fondazione, nel 1973, arrivò quel vino che avrebbe cambiato tutto. Non fu solo una vittoria simbolica, ma la legittimazione di un intero territorio agli occhi del mondo.

Viaggio in Napa Valley e Sonoma County: le cantine da non perdere

La degustazione da Stag’s Leap Wine Cellars

Oggi la cantina è proprietà congiunta di Château Ste. Michelle Wine Estates e della famiglia Antinori, ma lo stile originario è stato preservato con grande rispetto. I vigneti storici, tra cui SLV (Stag’s Leap Vineyard) e FAY, sono ancora il cuore pulsante della produzione, vinificati separatamente per esprimere al meglio le sfumature dei singoli appezzamenti. In degustazione, i vini di Stag’s Leap colpiscono per l’equilibrio tra potenza e grazia. Il Cabernet ha struttura, ma non è mai aggressivo. I tannini sono cesellati, la componente aromatica è raffinata, con richiami a frutti neri, tabacco dolce, grafite e lavanda. Sono vini che sembrano disegnati con la penna stilografica piuttosto che con il pennello. Visitare Stag’s Leap Wine Cellars oggi è come entrare in un museo vivente del vino californiano. C’è un senso di rispetto verso la terra, verso la storia, e verso il futuro. Perché se è vero che tutto è iniziato nel 1976 con quel calice servito a Parigi, è altrettanto vero che quella sfida continua ogni giorno: nel vigneto, in cantina, nel bicchiere.

5766 Silverado Trail 94558 Napa (Stati Uniti)
Tel +1 707 261 6410

Annulus, la nuova voce della Napa

Il bello della Napa risiede anche nell’imbattersi in novità che stanno cambiando la storia del territorio. Una di queste è Annulus, giovane realtà della Napa Valley fondata nel 2020 da Luke Evnin e Deann Wright, con il coinvolgimento delle loro figlie Alexandra ed Elena. Una storia di famiglia, di passione e di amore per un territorio che sanno raccontare con sincerità e visione. Il nome Annulus, dal latino “anello”, richiama i cicli naturali della vite ma anche i legami affettivi tra le persone coinvolte nel progetto. Non è un caso che tutto, dalla comunicazione alla bottiglia, trasmetta un senso di armonia e autenticità. Il salto di qualità arriva rapidamente, anche grazie alla scelta di collaborare con due figure di spicco dell’enologia mondiale: Nigel Kinsman, già enologo per Araujo Estate e protagonista di un percorso tra Australia, Toscana e California, e il celebre Michel Rolland come consulente. Una squadra d’eccellenza per un progetto che punta alla precisione assoluta, senza perdere il tocco umano.

Durante la visita, quello che colpisce è il clima di accoglienza e trasparenza: nulla è lasciato al caso, ma tutto viene raccontato con una naturalezza disarmante. L’esperienza è intima e curata, con una forte attenzione a ogni dettaglio - dal racconto del terroir alle micro-vinificazioni. Il vino bandiera è il Cabernet Sauvignon Napa Valley Vine Hill Ranch Vineyard 2021: struttura, eleganza, profondità. Un rosso potente ma mai eccessivo, capace di unire densità fruttata e tensione minerale. È proprio questo vino a consacrare Annulus nella Top 100 di Wine Spectator 2024, un punteggio di 96 punti. Un riconoscimento straordinario per un’etichetta alla sua terza annata di vita.

Viaggio in Napa Valley e Sonoma County: le cantine da non perdere

Tre bottiglie in degustazione di Annulus

Parte del carattere inconfondibile di questo vino deriva dalla sua origine: il prestigioso Vine Hill Ranch Vineyard, situato nella sottozona di Oakville, al confine con Rutherford. È proprio qui che si avverte quella firma aromatica che gli appassionati della Napa chiamano “Rutherford Dust” - una delicata nota terrosa, quasi grafitica, che attraversa la struttura del Cabernet con eleganza e profondità. Non è solo una questione di suolo: è una sensazione tattile, un’impronta minerale che rende questi vini riconoscibili e unici. In un panorama ricco di nomi storici, Annulus si inserisce con grazia e ambizione, portando un’energia nuova alla Napa Valley. Non è solo un vino, è il segno che il futuro, quando è guidato da passione e competenza, può arrivare molto più in fretta del previsto.

P.O. Box 152 94574 Saint Helena (Stati Uniti)
Tel +1 707 531 9462

Opus One, il sogno condiviso tra Bordeaux e Napa

Alcune cantine non hanno bisogno di presentazioni. Sono nomi che trascendono il tempo e il territorio, diventando simboli, riferimenti, icone. Opus One è una di queste. Ma dietro la sua eleganza impeccabile si cela una storia di visione, di collaborazione internazionale e di coraggio imprenditoriale. Tutto inizia nel 1970, quando Robert Mondavi, pioniere assoluto del vino californiano moderno, incontra il Barone Philippe de Rothschild del leggendario Chateau Mouton Rothschild. Due mondi diversi, due personalità forti, ma un’idea comune: unire la raffinatezza del taglio bordolese alla potenza solare e generosa della Napa Valley. È il seme da cui, nel 1978, nascerà Opus One, con la prima vendemmia ufficiale nel 1979.

L’idea non è solo creare un grande vino, ma creare IL grande vino della Napa Valley. Un vino capace di competere con i Premier Cru Classé di Bordeaux e, allo stesso tempo, rappresentare l’identità californiana. Un progetto rivoluzionario per l’epoca, che ha anticipato di decenni la visione globale del vino come ponte culturale tra territori e stili. La tenuta si trova a Oakville, uno dei cru più vocati della Napa, con suoli alluvionali e un clima che beneficia della nebbia mattutina proveniente dalla baia di San Pablo. I vigneti sono coltivati con precisione quasi maniacale, in regime sostenibile, e la vinificazione avviene in una cantina che è un capolavoro di architettura simbolica: metà immersa nel terreno (a rappresentare le radici, la memoria), metà proiettata verso l’alto (come un’opera d’arte che prende forma).

Viaggio in Napa Valley e Sonoma County: le cantine da non perdere

Foto nella cantina di Opus One

Il vino di punta - Opus One - è un blend bordolese dominato da Cabernet Sauvignon, con percentuali variabili di Merlot, Cabernet Franc, Petit Verdot e Malbec, a seconda dell’annata. La cifra stilistica è sempre la stessa: struttura nobile, tannino cesellato, profondità aromatica. Ma ciò che davvero distingue Opus One è l’eleganza consapevole, una capacità di durare nel tempo pur rimanendo accessibile anche nei primi anni di vita. In degustazione, il vino si apre con note di frutti neri maturi, violetta, spezie dolci e grafite, sostenute da una trama fresca e una persistenza impressionante. Oggi, Opus One è a tutti gli effetti una delle cantine simbolo del vino americano. La proprietà è condivisa tra Constellation Brands e Baron Philippe de Rothschild S.A., ma la filosofia resta fedele alla visione originaria: un solo vino, una sola annata, nessuna linea secondaria. Tutto ruota intorno alla ricerca dell’eccellenza assoluta.

Durante la visita, si percepisce questa unicità: nulla è ostentato, tutto è calibrato con rigore quasi zen. L’esperienza inizia in silenzio, con un gesto sorprendente: una tazza di tè caldo, offerta per predisporre corpo e mente alla degustazione. Un piccolo rito di purificazione sensoriale, che invita alla lentezza e all’ascolto. Ogni passaggio successivo è scandito da attenzione, misura, equilibrio. La sala di degustazione è intima, la luce è soffusa, e persino i dettagli sembrano parlare la lingua dell’armonia: il calice viene presentato con un copricalice in vetro, per proteggerne il profumo come si protegge un segreto prezioso. È un gesto che amplifica il senso d’attesa e rivela l’importanza assegnata al momento dell’assaggio. Non ci sono parole superflue, non c’è marketing invadente. Ci sono solo sguardi attenti, gesti precisi, e un vino che parla da sé, svelandosi lentamente in ogni sfumatura.

1144 Oakville Cross Rd 94562 Oakville (Stati Uniti)
Tel +1 707 944 9442

Harlan Estate, il Premier Cru di Napa

Parlare di Harlan Estate è come evocare un mito. Non solo per il valore dei vini - tra i più celebrati e ricercati del pianeta - ma per ciò che rappresenta: il sogno, diventato realtà, di creare il “Premier Cru” della Napa Valley. Un obiettivo dichiarato sin dall’inizio, e raggiunto con una coerenza e una determinazione quasi senza precedenti. Il protagonista di questa storia è Bill Harlan, imprenditore visionario, con alle spalle un background nel real estate e un talento naturale per sognare in grande. Alla fine degli anni ’70, dopo aver viaggiato tra Bordeaux, Borgogna e Champagne, decide di fondare non solo una cantina, ma una leggenda. Nel 1984 acquista le colline sopra Oakville - 97 ettari di natura incontaminata, esposti a ovest, che guardano l’oceano - e dà vita a Harlan Estate.

Il primo vino arriva nel 1990, e fin da subito stupisce la critica per intensità, longevità e classe. I punteggi di Robert Parker (diversi 100/100 nel corso degli anni) consolidano in fretta il mito. Ma ciò che rende Harlan davvero speciale è la sua integrità estetica e produttiva: ogni dettaglio, dall’architettura alla comunicazione, trasmette un senso di misura, perfezione e silenziosa autorevolezza. Qui il vino è l’apice di una visione più ampia, quasi filosofica. Il vigneto - piantato a Cabernet Sauvignon con piccoli appezzamenti di Merlot, Cabernet Franc e Petit Verdot - si sviluppa su suoli antichi di origine vulcanica e sedimentaria, con pendenze ripide e una biodiversità sorprendente. La gestione è rigorosa ma rispettosa, con un’enologia non invasiva guidata storicamente da Bob Levy, oggi affiancato da Cameron Vawter e da una delle figure più interessanti del panorama enologico internazionale: David Cilli.

Viaggio in Napa Valley e Sonoma County: le cantine da non perdere

L'ingresso di Harlan Estate

Originario di Buonconvento, in Toscana, David Cilli è l’anima italiana del gruppo Harlan. Dopo esperienze tra Montalcino, Australia, Champagne, Borgogna e Argentina, ha trovato nella Napa Valley lo spazio ideale per esprimere il suo talento. Oggi è responsabile tecnico sia di Promontory che di The Mascot, ed è parte attiva anche nei processi di vinificazione di Harlan Estate, contribuendo a mantenere quel perfetto equilibrio tra rigore e identità che definisce lo stile della casa. Con la sua sensibilità europea e la profonda comprensione del territorio californiano, Cilli rappresenta una delle nuove voci più affascinanti del vino mondiale.

P.O. Box 352 94562 Oakville (Stati Uniti)
Tel +1 707 944 1441

Promontory, il volto segreto e selvaggio della Napa

Promontory non è una semplice cantina: è un luogo che ti cattura prima ancora di assaggiare il vino. Un paesaggio che sembra uscito da un sogno sospeso tra la natura e l’architettura, tra il silenzio del bosco e l’equilibrio assoluto del gesto umano. È Napa, , ma non quella solare e celebrata delle strade principali. Promontory si trova fuori mappa, sulle colline incontaminate a sud-ovest di Oakville, tra le nebbie e i versanti più irregolari del Mayacamas Range. A fondarla è stato Bill Harlan, leggenda vivente del vino californiano e creatore di Harlan Estate. Ma Promontory non è né il seguito né la copia: è una nuova visione, nata da un’intuizione. Nel 1980, durante una camminata in quelle terre selvagge, Harlan vide un territorio così crudo e puro da sembrare intoccato. Ci mise quasi trent’anni prima di acquisirlo definitivamente e iniziare a coltivarlo. Il primo millesimo, il 2009, uscì solo nel 2014. Un tempo lungo, meditato, rispettoso. Come tutto ciò che nasce qui.

Viaggio in Napa Valley e Sonoma County: le cantine da non perdere

Promontory: la sala di fermentazione

Il terreno è una delle chiavi di lettura principali: rocce metamorfiche, scisti, vene di arenaria e argilla. Un suolo antico e complesso che dà vita a vini tesi, profondi, vibranti. A Promontory si coltiva solo Cabernet Sauvignon, ma il risultato non ha nulla del classico “Napa style” ampio e fruttato: qui il vino è scolpito, introspettivo, capace di raccontarsi in silenzio, un sorso alla volta. È come se portasse dentro la forza geologica del luogo, il respiro degli alberi, la luce rarefatta che filtra tra le foglie. In cantina, guidata oggi dal figlio Will Harlan, l’approccio è tecnico ma non tecnologico. Le fermentazioni avvengono in tini di rovere troncoconici aperti, l’affinamento in botti Stockinger da 600 litri per lunghissimi mesi. Ogni decisione è ponderata, nulla viene forzato. E il vino - Promontory - esce solo se considerato degno di portare quel nome.

Non esistono etichette “minori”, né linee secondarie. Solo un vino, ogni anno, che cambia e cresce con la vigna. La visita a Promontory non è una semplice degustazione, ma un rituale privato. Si sale lentamente lungo una strada di terra battuta, si attraversano boschi, si arriva a una struttura essenziale e maestosa al tempo stesso. Il panorama è puro silenzio, la sala degustazione è una cattedrale di luce. Si parla poco, si assaggia in lentezza, si ascolta. Si percepisce che qui nulla è pensato per vendere. Tutto è pensato per durare. Promontory è un vino che ti chiede attenzione, tempo, rispetto. Non vuole impressionarti subito, ma restare con te. E ci riesce. È forse il volto più autentico e misterioso della Napa contemporanea. Un volto che pochi vedono, ma che chi lo incrocia non dimentica più.

1601 Oakville Grade Rd 94562 Oakville (Stati Uniti)
Tel +1 707 944 0125

The Mascot, la giovinezza secondo Harlan

Nato inizialmente per gioco, The Mascot è oggi un progetto autonomo, anche se strettamente legato al mondo Harlan. È prodotto con le uve più giovani delle tenute Harlan Estate, Bond e Promontory: vigne che non rientrano ancora nei blend ufficiali, ma che già esprimono un’identità forte e promettente. L’idea è di proporre un vino che sia accessibile prima, ma non inferiore, capace di raccontare lo stile della famiglia Harlan con un’impronta più immediata, più gioviale, senza rinunciare a profondità e struttura. Il risultato è un Cabernet Sauvignon potente, generoso, profondo, ma con tannini più pronti e una beva più giocata sull’equilibrio che sull’intensità monumentale.

Viaggio in Napa Valley e Sonoma County: le cantine da non perdere

Una delle etichette di The Mascot

The Mascot nasce sotto la supervisione dello stesso team enologico, con l’occhio attento di Will Harlan e la guida tecnica di David Cilli, che in questo vino ha saputo esprimere tutta la sua capacità di unire la vitalità delle giovani vigne con la finezza del savoir-faire enologico. Non è unsecond vin”, ma una vera e propria porta d’ingresso nell’universo stilistico Harlan, pensata per parlare a una nuova generazione di appassionati. Durante la degustazione, assaggiarli uno dopo l’altro - Harlan Estate, The Mascot, Promontory - è come leggere tre capitoli di uno stesso libro: stesso linguaggio, stessa eleganza, ma con prospettive diverse. E in ogni sorso, un’impronta comune: quella di una squadra che lavora in silenzio per sfiorare la perfezione, ogni anno.

Chimney Rock, l’eleganza scolpita dello Stags Leap District

Guidando lungo il Silverado Trail, nel cuore della Napa Valley, lo sguardo viene catturato da una struttura bianca in stile olandese del Capo, dalle linee eleganti e pulite, incastonata tra vigne curate come giardini botanici. È la silhouette inconfondibile di Chimney Rock Winery, oggi una delle realtà più raffinate e coerenti dello Stags Leap District, ma che, sorprendentemente, non è nata come cantina. Nel 1981, infatti, i fondatori Sheldon “Hack” e Stella Wilson, facoltosi imprenditori e appassionati golfisti, immaginarono di costruire un resort di lusso con campo da golf privato. Avevano acquistato circa 180 acri di terreno, e tutto era pronto per un progetto ricettivo ambizioso, quando qualcosa cambiò. Era il 1976, e il mondo del vino californiano stava vivendo un risveglio culturale senza precedenti.

Dopo i risultati del Judgment of Paris i Wilson cambiarono rotta: i campi da golf rimasero sulla carta, e il terreno venne riconvertito in vigneto. La loro proprietà era situata esattamente nello stesso distretto del Cabernet vincente, lo Stags Leap District, famoso per la sua particolare combinazione di suoli vulcanici e alluvionali, e per il microclima più fresco e ventilato della media di Napa, ideale per ottenere Cabernet eleganti, setosi, minerali. Ma i Wilson non rinunciarono del tutto al loro legame con il Sudafrica, dove avevano vissuto per anni. Anzi: la cantina fu costruita replicando esattamente lo stile architettonico “Cape Dutch”, tipico delle antiche tenute vinicole di Stellenbosch. Un omaggio raffinato e personale, che ancora oggi distingue Chimney Rock da ogni altra realtà californiana, donando all’esperienza di visita un fascino coloniale fuori dal tempo. Nel 2000 la proprietà fu acquisita dalla famiglia Terlato, grande nome della distribuzione e produzione di vini di qualità negli Stati Uniti. Sotto la loro guida, Chimney Rock ha intrapreso un percorso di consolidamento stilistico e sostenibilità agricola.

Viaggio in Napa Valley e Sonoma County: le cantine da non perdere

La tenuta e le vigne di Chimney Rock

Con Elizabeth Vianna come winemaker dal 2005, sono stati eliminati gli erbicidi, introdotte pratiche rigenerative e valorizzata ogni singola parcella (oggi 28 blocchi vitati distinti). Il risultato di questo lavoro è esploso nel 2024: il Cabernet Sauvignon Stags Leap District 2021 è stato inserito nella Top 100 di Wine Spectator al 5° posto, con 94 punti, per la sua espressività profonda, i tannini vellutati e le note raffinate di mora, violetta, iris, anice e liquirizia fusa. Un vino che racconta il potenziale di questa sottozona non solo per la potenza, ma soprattutto per la finezza. La visita a Chimney Rock è un’esperienza immersiva. Passeggiare tra i filari, assaggiare i vini nella terrazza affacciata sui blocchi storici, respirare il silenzio che avvolge la tenuta, è come toccare con mano la profonda trasformazione della Napa Valley: da terra agricola a territorio del grande vino, passando per sogni interrotti e intuizioni illuminanti.

5350 Silverado Trail 94558 Napa (Stati Uniti)
Tel +1 707 257 2641

Corison: la purezza radicale del Cabernet, secondo Cathy

Ci sono degustazioni che restano nella memoria come tracce indelebili. Non solo per i vini, ma per la forza di chi li ha creati. L’incontro con Cathy Corison, nel cuore pulsante della Napa Valley, è stato uno di quei momenti. Un’esperienza che unisce il rigore di un gesto artigianale alla delicatezza di una visione che ha sfidato le mode, il tempo e perfino il sistema. Cathy Corison è una pioniera. È stata una delle prime donne a laurearsi in enologia a Davis e una delle pochissime, negli anni ’80, a guidare la produzione di vino rosso in Napa Valley, un mondo allora dominato da approcci maschili, muscolari, spesso eccessivi. Dopo aver lavorato in cantine storiche come Chappellet e Freemark Abbey, nel 1987 decide di fondare la sua cantina, con un’idea tanto semplice quanto rivoluzionaria: produrre Cabernet Sauvignon eleganti, longevi, tesi, capaci di raccontare il territorio con rispetto, senza forzature.

Viaggio in Napa Valley e Sonoma County: le cantine da non perdere

Le botti di Corison

E proprio lì, lungo l’autostrada 29, sorge oggi la sua Corison Winery. Un luogo essenziale, autentico, fatto per il lavoro e non per l’ostentazione. Al centro, un vigneto che ha del leggendario: il Kronos Vineyard, piantato nel 1971 su terreni ghiaiosi e ben drenati della zona di St. Helena. È uno dei rarissimi vigneti della Napa a piede franco, sopravvissuto alla fillossera. Le viti, mai innestate, sono radicate direttamente nel terreno: profonde, antiche, silenziose. E nei loro grappoli si condensa la memoria del suolo, senza filtri. Durante la nostra degustazione con Cathy in persona, ogni bottiglia sembrava aprire un varco nella storia del Cabernet californiano. Il Napa Valley Cabernet Sauvignon è il manifesto della casa: lineare, succoso, nervoso, con un'acidità che danza e una mano leggera sul legno. Il Kronos, invece, è un vino di terra e di tempo: verticale, balsamico, minerale. Ha il passo di un grande vino di Borgogna, ma la voce del Cabernet, sussurrata con grazia. Ogni sorso sembrava un incontro tra classicismo e resistenza.

Cathy ci ha parlato con passione del suo approccio agricolo: viti coltivate in modo sostenibile, nessun’irrigazione eccessiva, uso sapiente delle coperture vegetali, vinificazioni spontanee e senza interventi inutili. Tutto è pensato per lasciare spazio al vigneto e per fare vini che sappiano invecchiare con dignità e bellezza. E lei stessa è la prima a testarlo: ogni anno apre vecchie annate, ne segue l’evoluzione, le osserva con occhi lucidi. Come una madre che guarda crescere i propri figli. Nel 2018 è entrata nella Hall of Fame di Wine Enthusiast, e oggi viene considerata da tutti una delle voci più influenti del vino americano. Ma forse il premio più grande è ciò che abbiamo vissuto di persona: una donna che, con garbo e coerenza, ha ispirato un intero stile, cambiando la percezione di cosa può essere un grande Cabernet di Napa. Non un muscolo, ma un pensiero. Corison non è solo una cantina. È una visione ostinata e poetica, scolpita tra le vigne di St. Helena. È un esempio luminoso di come il vino possa essere insieme agricolo, culturale e profondamente umano.

987 St Helena Hwy 94574 St Helena (Stati Uniti)
Tel +1 707 963 0826

St. Supéry, l’anima bianca della Napa Valley

Nel cuore della Napa Valley, tra colline frastagliate e vigneti che respirano luce e vento, esiste una cantina che ha scelto un’altra via. In una terra dominata dai grandi Cabernet, St. Supéry Estate Vineyards & Winery ha costruito la propria identità sulla purezza, sull’equilibrio, e soprattutto su un bianco che ha trovato qui una delle sue espressioni più affascinanti: il Sauvignon Blanc. Fondata nel 1982 dalla famiglia Skalli, con visione francese e spirito californiano, la cantina è oggi di proprietà di Chanel. Eppure, al di là del prestigio, ciò che colpisce davvero è la coerenza con cui ha mantenuto la propria anima agricola. Tutto nasce e si sviluppa all’interno dell’azienda: ogni uva è coltivata, vinificata e imbottigliata in casa, a garanzia di una filiera corta e pensata, che si traduce in vini profondamente legati alla terra.

Viaggio in Napa Valley e Sonoma County: le cantine da non perdere

I bianchi di St. Supéry

Il cuore pulsante della produzione è il Dollarhide Estate Vineyard, una vasta tenuta incastonata sulle colline orientali della Napa, in una zona meno battuta, quasi nascosta. Qui le altitudini variano dai 180 ai 330 metri, e il paesaggio si frammenta in un mosaico di esposizioni, suoli e microclimi. Le vigne respirano aria più fresca, affondano le radici in terreni diversificati - da sabbie alluvionali a rocce sedimentarie - e offrono uve capaci di raccontare il luogo con precisione. In questa complessità si esprime il Sauvignon Blanc di St. Supéry: diretto, energico, ma mai esuberante. Un bianco che unisce la brillantezza aromatica di lime, kiwi, pera e agrumi, a una texture avvolgente data dall’affinamento sur lie, con una chiusura vibrante, fresca, verticale.

A firmare questa visione è Brooke Shenk, enologa di grande sensibilità tecnica e stilistica, che ha portato la produzione di St. Supéry a un nuovo livello di profondità. Il suo tocco si avverte nella precisione dei dettagli, nell’equilibrio tra acidità e rotondità, nell’eleganza dell’estrazione. I suoi vini non cercano l’effetto, ma lasciano un’impressione profonda. Sono costruiti per durare, per accompagnare il cibo, per parlare con chiarezza. La visita alla tenuta è una conferma di tutto questo. Moderna ma discreta, immersa in una natura viva e dinamica, è un luogo dove la qualità non ha bisogno di scenografie. Si degusta in silenzio, si ascolta il vino, si coglie la coerenza di un progetto che ha scelto di esaltare la freschezza in una valle di calore. In un panorama dove il bianco è spesso considerato una parentesi, St. Supéry ha dato al Sauvignon Blanc un ruolo da protagonista, dimostrando che anche la luminosità può essere profondità. E che la vera eleganza, come sempre, sta nella semplicità ben fatta.

8440 St Helena Hwy 94573 Rutherford (Stati Uniti)
Tel +1 707 302 3488

Sonoma County: l’equilibrio naturale tra eleganza e autenticità

Se Napa è la valle delle visioni, Sonoma è quella dell’essenza. Più ampia, più eterogenea, meno costruita. È un territorio che non ha mai inseguito il mito, ma ha scelto di crescere in armonia con il proprio ritmo naturale. Qui il vino non è mai stato solo prodotto: è parte del paesaggio, del tempo, delle persone. A pochi chilometri dalla frenesia di Napa, Sonoma County si estende tra l’oceano e l’entroterra con una varietà impressionante di terroir: coste nebbiose, colline argillose, valli fresche e pendii assolati. Ogni sottozona - da Russian River Valley a Sonoma Coast, da Alexander Valley a Carneros - racconta un’idea diversa di equilibrio. Più che apparire, Sonoma preferisce esprimere.

Viaggio in Napa Valley e Sonoma County: le cantine da non perdere

Vista su alcuni vigneti di Sonoma County

Qui il Pinot Noir trova grazia, il Chardonnay profondità, e persino i rossi bordolesi assumono una forma più sottile, più narrativa. È un luogo dove i produttori parlano piano, ma il vino parla forte. Dove la biodiversità è ancora parte integrante dell’agricoltura, e l’artigianalità si respira ad ogni angolo. Ho avuto modo di esplorare due realtà emblematiche: Patz & Hall, simbolo di precisione e fedeltà al varietale, e Deloach, che ha fatto dell’agricoltura biodinamica una missione concreta. Due cantine molto diverse, ma unite dalla stessa convinzione: che fare vino non significa impressionare, ma raccontare bene una storia vera.

Patz & Hall: precisione, terroir e identità varietale

Fondata nel 1988 da Donald Patz, James Hall, Anne Moses e Heather Patz, Patz & Hall è una delle cantine simbolo della Sonoma Coast, specializzata esclusivamente in Chardonnay e Pinot Noir. Il progetto è nato con un obiettivo molto chiaro: lavorare con i migliori vigneti della California, vinificandoli separatamente e dando valore all’identità specifica di ciascun sito. Un’impostazione rigorosa, incentrata sulla qualità e sulla coerenza espressiva. Le uve provengono da vigneti storici e coltivatori indipendenti nelle zone più vocate dello stato: Sonoma Coast, Russian River Valley, Carneros, Mendocino County e Santa Lucia Highlands. L'approccio è simile a quello dei négociants di Borgogna, ma con una sensibilità californiana: relazioni a lungo termine con viticoltori, lavoro su parcelle distinte, vinificazioni separate e un'enologia sartorialeTra le etichette più emblematiche:

  • Chardonnay Dutton Ranch - Russian River Valley: proveniente da uno dei vigneti più iconici della zona, offre un profilo agrumato e delicatamente tostato, con note di limone Meyer, frutta tropicale e nocciola. L’affinamento in rovere francese (30-40% nuovo) gli conferisce struttura, ma lo stile resta sempre centrato su freschezza e tensione.
  • Chardonnay Sonoma Coast: più ampio e floreale, rappresenta la cuvée più classica della cantina. Assemblato da più parcelle, offre una lettura più rotonda del territorio, con frutto pieno, accenni di burro fresco e una chiusura salina che ne bilancia la maturità.
  • Pinot Noir Chenoweth Ranch - Green Valley: una delle espressioni più raffinate di Pinot Noir della Sonoma occidentale. Al naso è un’esplosione di ciliegia nera, pepe bianco e petali di rosa. Il sorso è profondo, ma preciso: acidità brillante, tannino cesellato, lunga scia speziata.
  • Pinot Noir Gap’s Crown Vineyard - Sonoma Coast: un cru diventato riferimento per il Pinot californiano. Coltivato su suoli vulcanici e sabbiosi, a oltre 300 metri sul livello del mare, regala un vino di grande struttura e profondità aromatica. Frutto scuro, grafite, spezie nobili e un finale sapido lo rendono uno dei Pinot più completi della costa.

Viaggio in Napa Valley e Sonoma County: le cantine da non perdere

Foto con la mappa della regione di Sonoma e alle spalle i vigneti di Patz&Hall

L’enologia è guidata ancora oggi da James Hall, che ha mantenuto uno stile coerente sin dagli esordi: fermentazioni con lieviti indigeni, vinificazioni in piccoli lotti, uso calibrato del legno, grande rispetto per l’identità del frutto. Le Chardonnay vengono vinificate interamente in barrique (di cui una parte nuove), senza malolattica spinta, per conservare acidità e verticalità. I Pinot Noir seguono una macerazione a freddo iniziale, fermentano in tini aperti, e affinano poi in barrique per 10-14 mesi. Oggi Patz & Hall rappresenta un punto di riferimento per chi cerca vini varietali di precisione, capaci di raccontare le sfumature del terroir californiano senza eccessi. Chardonnay di grande equilibrio, Pinot Noir eleganti e profondi, per una gamma coerente, affidabile e identitaria.

21200 8th St E 95476 Sonoma (Stati Uniti)
Tel +1 707 265 7700

Deloach: biodinamica, terroir e futuro consapevole

Deloach Vineyards è una delle realtà più emblematiche di Sonoma County. Situata nel cuore della Russian River Valley, questa cantina ha fatto della biodinamica e della ricerca agricola sperimentale il cuore pulsante della propria identità. Qui il vino non è solo un prodotto agricolo: è il risultato di un ecosistema in equilibrio, di un lavoro profondo sulla terra e di una filosofia produttiva che mette al centro il tempo, la natura e la coerenza. Fondata negli anni ’70 da Cecil Deloach, è dal 2003 parte della famiglia Boisset Collection, sotto la guida del visionario Jean-Charles Boisset, che ha trasformato la proprietà in un laboratorio di viticoltura sostenibile e rigenerativa. L’intera tenuta è certificata biodinamica, secondo i principi di Rudolf Steiner, e si distingue per una gestione agricola che esclude del tutto erbicidi, pesticidi e concimi chimici. Al loro posto: preparati biodinamici, rotazioni colturali, sovescio e uso di animali in vigna, che contribuiscono a mantenere il suolo vivo e l’ecosistema in salute.

Viaggio in Napa Valley e Sonoma County: le cantine da non perdere

Le botti di Deloach

Ma ciò che rende Deloach davvero interessante è l’approccio sperimentale. Nel vigneto adiacente alla cantina, chiamato "Experimental Garden", si studiano decine di varietà e cloni differenti, sistemi di potatura, coperture vegetali e interazioni tra specie. Ogni scelta agronomica viene valutata in base all’impatto sul suolo, sulla pianta e sull’espressività del vino. È un vero centro di ricerca a cielo aperto, dove si costruisce il futuro del vino con radici profondamente ancorate alla terra. Il focus principale resta il Pinot Noir, varietà regina della Russian River Valley. Deloach lo interpreta con uno stile puro, diretto, territoriale. Tra le etichette più significative:

  • Pinot Noir Estate Vineyard - Russian River Valley: elegante e preciso, offre note di fragola, scorza d’arancia, pepe bianco e rosa selvatica. Il sorso è dinamico, verticale, con una componente terrosa che richiama la natura viva del suolo da cui proviene.
  • Pinot Noir OFS (Our Finest Selection): selezione delle migliori barrique, più profondo e strutturato, ma sempre sorretto da freschezza e fragranza. Un Pinot Noir maturo, complesso, con un’evoluzione che gioca su tabacco dolce, spezie orientali e mineralità.
  • Chardonnay Estate Vineyard: coltivato su terreni sabbiosi, vinificato in parte in acciaio e parte in rovere, mostra una grande pulizia aromatica, con note di mela cotogna, fiori bianchi e nocciola. Uno stile franco, diretto, mai eccessivamente grasso, che guarda più alla tensione che alla rotondità.

Tutti i vini sono fermentati con lieviti indigeni, senza chiarifiche né filtrazioni invasive. L’utilizzo del rovere francese è calibrato, con una percentuale di legno nuovo che non supera mai il 35%. La cantina stessa è pensata per accompagnare i vini senza forzarli: tini piccoli, follature manuali, affinamenti lenti, microvinificazioni da singole parcelle. Visitare Deloach significa immergersi in un luogo dove il vino nasce dalla vita della terra, non da una ricetta. Dove il vigneto è trattato come un organismo vivente e ogni pianta ha un ruolo. È una delle espressioni più sincere e avanzate di cosa significa oggi fare vino in modo consapevole, etico e profondamente territoriale.

1791 Olivet Rd 95401 Santa Rosa (Stati Uniti)
Tel +1 707 755 3300

Maggiori informazioni sui viaggi in Napa e Sonoma

  • Per info e maggiori dettagli sull’organizzazione del vostro viaggio, vi consigliamo di visitare www.visitacalifornia.com.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
Voglio ricevere le newsletter settimanali


Fontina DOP
Mangilli Caffo
Beer and Food
Foddlab

Fontina DOP
Mangilli Caffo
Beer and Food

Foddlab
Consorzio Asti DOCG