Si è appena conclusa a Napoli la quinta edizione di Be.Come 2025, Oltre il Calice, verso il Futuro, ospitata all’Hotel Parker’s, che più di altre ha mostrato quanto il vino, oggi, sia un linguaggio culturale in movimento. Non un semplice settore produttivo, ma un laboratorio di idee dove cambiano i codici del racconto, i modi dell’ascolto, le forme della partecipazione. È la traiettoria che da anni guidano i co-founder Gabriele Gorelli MW e Alessandra Montana, convinti che il vino non debba più essere un ambito autoreferenziale, ma una lente per leggere la società.

Grande successo a Napoli per Be.Come 2025
Consumi, giovani e nuovi linguaggi del vino
Il cuore di questa edizione è stato il confronto sulle nuove generazioni, che - al netto del calo dei consumi - stanno generando un terremoto silenzioso. Bevono meno, scelgono meglio, pretendono autenticità e inclusione. «Per troppo tempo il vino si è parlato addosso» ricorda Montana. «Oggi funziona ciò che è semplice senza essere banale. I ragazzi non cercano la bottiglia perfetta: cercano un’esperienza che li rappresenti, un luogo dove sentirsi accolti e non giudicati».

Alessandra Montana e Gabriele Gorelli
E Napoli, con il suo protagonismo culturale crescente, ha amplificato questo sentire: una città curiosa, non satura, capace di restituire energia al confronto e di accogliere narrazioni nuove senza irrigidire le categorie. Anche la scelta di Casa Kiton come una delle sedi di incontro ha contribuito a rafforzare questa lettura, quella di un luogo dove sartoria, estetica e manualità diventano metafora del lavoro sul vino. Cura, identità, coerenza; valori condivisi che hanno creato un ponte naturale tra due mondi che parlano la stessa lingua della qualità.

Il pubblico che ha assistito alle diverse masterclass in programma
Comunicare il vino oggi: tra editoria, digitale e identità visiva
Proprio da questo clima è nato uno dei momenti più intensi del programma, il talk “Le nuove generazioni siamo noi. Editoria indipendente, media istituzionali e voci digitali”: un dialogo a più voci fra giornalisti, art director e creator sul modo in cui il vino può - e deve - essere raccontato oggi. È emersa la necessità di superare il tecnicismo fine a se stesso per recuperare empatia e responsabilità narrativa; la consapevolezza che l’identità visiva non è più un orpello ma parte della sostanza comunicativa; e che la credibilità, nel digitale come nell’offline, si costruisce con coerenza più che con competenze esibite. «Il vino non va più raccontato dal vino, ma con le persone» è stata una delle intuizioni condivise, capace di sintetizzare lo spirito dell’edizione.

Gorelli nel suo talk Le nuove generazioni siamo noi. Editoria indipendente, media istituzionali e voci digitali
Queste riflessioni hanno dialogato naturalmente con la visione di Gorelli, che ha portato in campo anche il suo approccio attraverso masterclass pensate come chiavi di lettura: non lezioni tecniche, ma mappe per interpretare estetiche, tendenze, cambiamenti. Nel dibattito sul low-no alcol - spesso presentato come la grande risposta moderna - Gorelli ha ridimensionato l’entusiasmo: «È una moda passeggera. Esistono già vini che rispondono naturalmente a questa esigenza: dal Moscato d’Asti sui 5% a tante etichette che mantengono gradazioni contenute senza snaturarsi. L’innovazione non deve cancellare la tradizione, ma leggerla meglio».

Anche momenti conviviali a Be.Come 2025
Territori, masterclass e il racconto del Piemonte del vino
Accanto ai temi generazionali e comunicativi, ampio spazio è stato dedicato anche al racconto dei territori. L’incontro “I vini del Piemonte” guidata da Jeffrey E. Porter (Writer at Large - Wine Enthusiast), ha riunito sei produttori piemontesi provenienti da areali diversi, ciascuno portatore della propria storia e di un vino identitario. Un confronto che ha mostrato quanto l’eterogeneità piemontese - tra colline, altitudini, suoli e sguardi produttivi - sia un mosaico in costante evoluzione, e come la forza del territorio emerga non nella ripetizione, ma nella pluralità delle sue interpretazioni. Porter, con la sua capacità di ascolto e sintesi, ha tenuto insieme visioni, sensibilità e generazioni diverse, restituendo un Piemonte contemporaneo e dinamico.

Interessante il focus sui vini piemontesi a Be.Come 2025
Il contesto di Be.Come ha permesso che tutto questo circolasse senza rigidità, restituendo un’atmosfera di scambio reale, quasi in controtendenza rispetto agli eventi sempre più intensi e faticosi del settore. Qui la socialità non è stata un accessorio, ma un metodo: il modo per costruire legami, non per accumulare biglietti da visita.
Tra bisogno di radici e desiderio di leggerezza, tra attenzione al benessere e ricerca di senso, questa edizione di Be.Come ha mostrato che il futuro del vino dovrebbe passare dalla capacità di uscire dal tecnicismo, ascoltare, restare presenti, mantenere relazione. Perché - ricorda Gorelli - «in un mondo che dimentica in fretta, chi sparisce dal radar smette di esistere». Una lezione che Napoli, ancora una volta, ha saputo amplificare.