Dietro le etichette più riconosciute nel mondo, ci sono i Consorzi di tutela che operano come vere e proprie sentinelle del vino italiano. I maggiori 33 amministrano oltre 304mila ettari vitati e rappresentano più di 2,3 miliardi di bottiglie immesse sul mercato. Un sistema che non gestisce la vendita diretta, ma che tutela l’origine, la qualità e la reputazione dei vini italiani, garantendo la corretta applicazione dei disciplinari e la valorizzazione delle denominazioni d’origine. Il valore economico complessivo di queste realtà supera i 9 miliardi di euro, un dato che corrisponde al 64% del fatturato complessivo del settore vinicolo italiano, pari a 14,5 miliardi di euro nel 2024 secondo i dati di Valoritalia e dell’Osservatorio Uiv.
Un mercato in trasformazione: tra calo dei rossi e crescita dei bianchi
Il 2024 si presenta come un anno complesso per il settore vinicolo. Secondo Valoritalia, i vini rossi registrano una contrazione del -6,8%, penalizzati da consumi in calo e dalla minore attrattività presso le nuove generazioni. Resistono invece i bianchi e gli spumanti, con un incremento medio del +5%, sostenuto dalle esportazioni e dal consumo più disimpegnato. Molti Consorzi hanno reagito riducendo le rese per ettaro - una strategia che punta a mantenere alto il valore percepito dei vini - e investendo in produzioni più contemporanee, capaci di intercettare nuovi mercati e occasioni di consumo. Come ricordano diversi rappresentanti consortili, «la sfida non è solo vendere di più, ma difendere la reputazione delle denominazioni e rafforzarne il valore nel tempo».

I vini rossi registrano una contrazione del -6,8%
Il vertice: Prosecco Doc, Pinot Grigio e vini d’Abruzzo
In cima alla graduatoria si conferma il Consorzio Prosecco Doc, leader assoluto per volumi, simbolo delle bollicine venete e ambasciatore del vino italiano nel mondo. Con un territorio che si estende tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, il Prosecco Doc resta un traino per l’intero comparto spumantistico nazionale. Al secondo posto si posiziona il Consorzio Vini Doc delle Venezie, che rappresenta il Pinot Grigio, bianco internazionale per eccellenza, molto apprezzato negli Stati Uniti, dove continua a essere sinonimo di vino italiano moderno. Con 27mila ettari in produzione e 230 milioni di bottiglie, il Pinot Grigio si conferma una denominazione chiave per l’export del Nord-Est. Il terzo gradino del podio spetta al Consorzio Vini d’Abruzzo, che custodisce 33mila ettari vitati. Oltre la metà è dedicata al Montepulciano d’Abruzzo, vino simbolo della regione, affiancato dal Cerasuolo e dal sempre più apprezzato Pecorino, varietà bianca che negli ultimi anni ha trovato un forte riscontro sui mercati esteri.
Ecco la classifica completa:
Emilia-Romagna: il successo popolare del Lambrusco e della Romagna Doc
Subito sotto il podio, l’Emilia-Romagna dimostra la sua forza con due realtà di primo piano: il Consorzio Lambrusco Doc, che con 143 milioni di bottiglie rappresenta uno dei vini più diffusi e popolari al mondo, e il Consorzio Vini di Romagna, con oltre 101 milioni di bottiglie.

Il Consorzio Lambrusco Doc ha una produzione di 143 milioni di bottiglie
Accanto a loro si colloca il Consorzio del Pignoletto, frizzante tipico dei colli bolognesi, sempre più apprezzato per la sua freschezza e versatilità. Queste tre realtà contribuiscono a rendere la regione una delle protagoniste del comparto, con una produzione fortemente orientata alla convivialità e a un posizionamento accessibile, ma sempre legato alla tipicità
Toscana: otto Consorzi tra quantità, qualità e reputazione
La Toscana si conferma una delle regioni più rappresentate nella classifica, con otto Consorzi. Il più grande è il Toscana Igt, che con 89 milioni di bottiglie rappresenta l’unica denominazione non legata a un’area specifica ma all’intera produzione regionale di vini a Indicazione Geografica Tipica. Segue il Chianti Docg, che resta tra i rossi più conosciuti e apprezzati del mondo, con 75 milioni di bottiglie.

La Toscana si conferma una delle regioni più rappresentate nella classifica
A ruota, il Chianti Classico conferma il suo ruolo di ambasciatore del vino toscano di alta gamma: 40 milioni di bottiglie e un +11% di vendite negli Stati Uniti nei primi otto mesi del 2024. Completano la compagine i Consorzi di Brunello di Montalcino, Bolgheri, Nobile di Montepulciano, Morellino di Scansano e Maremma Toscana - quest’ultimo in crescita grazie al successo del suo bianco Vermentino.
Piemonte: tra eccellenza e stabilità
Il Consorzio Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani guida la produzione piemontese con 67 milioni di bottiglie, mantenendo una stabilità produttiva e commerciale. Segue l’Asti Docg, con 65 milioni di bottiglie, oggi alle prese con una contrazione delle esportazioni verso la Russia, tradizionale mercato di riferimento, e con le difficoltà imposte dai dazi statunitensi sul Moscato d’Asti, di cui il 60% è destinato agli Usa. Completano il quadro il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato (59 milioni di bottiglie), il Gavi Docg - bianco esportato per il 92% della produzione - e la giovane ma promettente Alta Langa, che tutela spumanti metodo classico in forte crescita, sebbene ancora sotto i 5 milioni di bottiglie.
Lombardia e Trentino-Alto Adige: la forza delle bollicine
Nel Nord Italia spiccano denominazioni dedicate agli spumanti di qualità. Il Trento Doc conferma il suo posizionamento premium con oltre 12 milioni di bottiglie, mentre l’Oltrepò Pavese - con 64 milioni di bottiglie - rappresenta la più ampia area spumantistica basata sul Pinot nero.

Lombardia e Trentino, terre di bollicine
Accanto a queste realtà, la Lombardia vanta nomi ormai di riferimento come Franciacorta, Lugana e Garda Doc, che contribuiscono all’identità del vino lombardo di qualità. Il Consorzio Vini Alto Adige, invece, consolida la propria reputazione come presidio di rigore produttivo: il nuovo disciplinare di produzione introduce limiti più stringenti per mantenere elevati standard qualitativi.
Centro-Sud: tra identità e rilancio
Nelle Marche, l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini mantiene solide posizioni grazie al Verdicchio, che continua a essere un riferimento tra i bianchi italiani con 26 milioni di bottiglie. In Puglia, il Consorzio del Primitivo di Manduria cresce del 10% rispetto al 2023, spinto dalla forte domanda internazionale per i rossi strutturati e identitari. Chiude la classifica la Doc Sicilia, con 82 milioni di bottiglie: una delle denominazioni più estese d’Italia, costruita intorno a due varietà simbolo - il Nero d’Avola e il Grillo - che incarnano l’immagine contemporanea della viticoltura isolana.
Il futuro del vino italiano passa dai Consorzi
Tra crisi dei consumi, guerre commerciali e nuove tendenze di mercato, i Consorzi di tutela restano il principale presidio di garanzia per il sistema vitivinicolo italiano. Non solo vigilano sull’autenticità delle produzioni, ma svolgono un ruolo strategico nella comunicazione, promozione e sostenibilità. Il futuro del vino italiano, come sottolineano molti operatori, «passa da un equilibrio tra identità territoriale e innovazione produttiva». La sfida è duplice: mantenere la qualità riconosciuta nel mondo e costruire una narrazione unitaria che valorizzi il vino italiano come un patrimonio culturale, economico e sociale.