Il gruppo Campari è attualmente impegnato in trattative con l’Agenzia delle Entrate per un possibile accordo transattivo da circa 400 milioni di euro, finalizzato a risolvere la vertenza fiscale che coinvolge la controllante lussemburghese Lagfin S.C.A., holding della famiglia Garavaglia. La vicenda riguarda la presunta mancata corresponsione della exit tax quando Lagfin ha assorbito la sua controllata italiana, generando plusvalenze per 5,3 miliardi di euro. Le indagini, che hanno interessato la holding ma non direttamente Campari, hanno portato lo scorso ottobre al sequestro di circa 1,3 miliardi di euro in azioni Campari da parte della Guardia di Finanza.

Campari sta negoziando un accordo con l‘Agenzia delle Entrate per chiudere la vicenda Lagfin
La situazione della vertenza e il ruolo della Procura
Nonostante sia stata individuata una cifra per l’adesione all’accordo con l’Agenzia delle Entrate, la questione resta aperta e il dossier è ora nelle mani della Procura di Monza, che dovrà valutare se accettare il patteggiamento e sbloccare il maxi sequestro. L’operazione è subordinata al versamento in unica soluzione dell’importo, anche se l’azienda starebbe valutando la possibilità di un pagamento rateale. La decisione della Procura sarà determinante per definire l’eventuale soluzione della vicenda, che coinvolge direttamente il patrimonio azionario di Campari e l’assetto della controllante Lagfin.
Le trattative con l’Agenzia delle Entrate proseguono e si attende il pronunciamento della Procura. L’esito determinerà il futuro del maxi sequestro di azioni e il completamento della compliance fiscale in Italia, con effetti diretti sul bilancio e sulla governance del gruppo.
Implicazioni per il gruppo Campari
Il caso ha suscitato attenzione nell’industria degli alcolici e dei bitter, considerato l’impatto finanziario e reputazionale. Pur non essendo indagata, Campari resta al centro della vertenza, che riguarda la gestione delle plusvalenze e la compliance fiscale del gruppo internazionale. Gli esperti di diritto tributario sottolineano come le operazioni di ristrutturazione societaria internazionale possano comportare rischi fiscali significativi anche per le società controllate, richiedendo una gestione attenta dei rapporti tra holding e partecipate.