Nella Maison Massucco di Castellamonte (To), in una serata speciale riservata ad amici e alcuni giornalisti, Alberto Massucco ha rivelato un accordo con Gravner, la storica azienda vinicola del Collio. Un desiderio che il vigneron di Castellamonte cullava da tempo per esaltare l’artigianalità, l’identità e il valore umano del viticoltore friulano Josko Gravner.

Josko Gravner e Alberto Massucco
Maison Massucco: una serata dedicata all’eccellenza enologica
«Questa sera sono veramente molto felice - ha esordito Massucco -. Tra l'altro, il mio secondo nome è Felice… Avevo lanciato dei messaggi negli anni dicendo a Josko che mi avrebbe fatto un piacere enorme occuparmi dei suoi vini, che adoro da sempre. Tra noi c’è una bellissima amicizia, una stima credo reciproca. Una ventina di anni fa, quando frequentavo ristoranti in cui non ero ancora conosciuto, ricordo reazioni di un certo imbarazzo alla richiesta di un vino di Gravner. Mi chiedevano: "Ma lei sa cosa sta scegliendo?". Adesso per fortuna non succede più. Cullavo un sogno, senza immaginare che si potesse veramente realizzare. Quando Mateja mi ha chiamato, in pochissimo tempo abbiamo trovato l’accordo per dedicarci a prodotti straordinari e offrire ai nostri clienti un’esperienza nuova. Con lei c’è un rapporto bellissimo che non ha nulla a che fare con l’interesse economico».

La Maison Massucco
La filosofia dei vini Gravner: lentezza, artigianalità e territorio
Mateja è la figlia di Josko che vive e coltiva le proprie viti a Oslavia (Go), terra di confine nel Collio (Brda in sloveno): «Non abbiamo mai lavorato con le distribuzioni quindi per noi non era semplicissimo cambiare modo di fare. Josko e Alberto si conoscono da anni e nel tempo le cose possono mutare. Se le persone e le situazioni sono quelle giuste, può essere il caso di rivedere regole o idee precedentemente imposte. I dogmi sono spesso un limite e i limiti non vanno bene se non si possono superare. Dietro a questo evento c’è un grande lavoro, fatto insieme ad Alberto e ai suoi fantastici collaboratori. Abbiamo pensato in via eccezionale - non siamo soliti fare annunci di annate - di presentarvi la prossima etichetta di Gravner. I nostri vini sono “lenti”, solitamente escono dopo più di sette anni. Questa Ribolla 2017 arriva molto in ritardo: normalmente mettiamo la Ribolla sul mercato in primavera. Un’etichetta, la 2017, che ha rischiato di non vedere la luce a causa della complessità di una stagione che aveva compromesso l’80% delle uve».

Le anfore di Josko Gravner
Gravner accoglie la natura
Una viticoltura che favorisce la biodiversità e in cantina quasi un anno di macerazione in anfore di terracotta interrate a contatto con le bucce senza aggiunta di lieviti, come da tradizione nel Caucaso: la fonte di ispirazione di Josko Gravner. Poi la Ribolla sosta sei anni in grandi botti di rovere e sei mesi in bottiglia, senza chiarifiche né filtrazioni. Rese bassissime nel vigneto biodinamico di Dedno (spesso 20-30 hl/ha) e produzioni limitate, massimo 35.000 bottiglie nelle annate favorevoli. Diciotto ettari di vigna su trentadue di proprietà, con alberi da frutto, bosco, prato e stagni.
La Ribolla 2017: annata rara e produzione limitata
La Ribolla 2017 - un anno importante perché rappresenta il ventesimo anniversario delle produzioni di Gravner in anfora - è solo in formato magnum e ci è stata servita in un particolare bicchiere di vetro soffiato a bocca con base piatta e design semisferico, opera del maestro vetraio e artista Massimo Lunardon. Un vino che appare ambrato, con gradevole profumo mielato e legnoso: in bocca un finale dolce che tende a scemare.Una Ribolla che ha appena iniziato a camminare e intende seguire le orme della sorella del 2016, dall’impatto meno zuccherino e molto intrigante al sorso. La Ribolla Gialla 2016 di Gravner è quella che attualmente Alberto Massucco propone assieme ad altre annate preziose, come la 2014, la 2012 e la 2007.

La Ribolla 2017 di Gravner
A proposito di 2007, il Rosso Breg da uve Pignolo - anch’esso macerato a lungo in anfore georgiane interrate, maturato cinque anni in botti di rovere e affinato in bottiglia per altri nove anni prima della commercializzazione - ci è apparso prodigioso, come il fascino transfrontaliero di una Collio Brda Classic che attraversa in bicicletta spazio, tempo e vigneti. A completare la serata alla Maison Massucco, i brindisi col pregevole champagne di casa AMC 05 in formato magnum e il finger food curato dal ristorante stellato La Credenza di San Maurizio Canavese (To): presente per l’occasione il fondatore e gestore Giovanni Grasso.